El Muro Tango è un quartetto giovane, formatosi tra l’Argentina e la Norvegia nel 2016, pienamente votato al tango e alla cultura che lo sostiene. La formazione comprende musicisti e compositori che, oltre a unire la passione per il tango e il jazz, vantano percorsi di formazione articolati e collaborazioni con importanti artisti del panorama internazionale: Juan Pablo del Lucca al piano, Karl Espegard al violino, Åsbjørg Ryeng al bandoneon e Sebastián Noya al contrabbasso. Per questo “Nostálgico”, il primo album dell’ensemble, è stato chiamato il cantante e chitarrista Juan Villarreal, con il quale la band costruisce un ottimo equilibrio tra tradizione e moderno, senza scivolare nella riproduzione programmatica degli elementi più stereotipi del genere. Al contrario, le dodici tracce di “Nostálgico” si presentano come ben studiate in ogni dettaglio, sostenute dalla ricerca di un suono cristallino, che coinvolge l’ascoltatore dentro una passione “naturale” e perfettamente rappresentata da una narrazione musicale ordinata e profonda. Una buona parte della qualità dell’approccio possiamo ricondurla alla stessa conformazione dell’ensemble. Come abbiamo detto si tratta di una struttura mista, nella quale i singoli elementi condividono uno sguardo sufficientemente ampio e inclusivo, che confluisce in un insieme di interpretazioni dinamiche e originali. Le quali, sebbene richiamino molti capisaldi dello scenario tanghero tradizionale (tra cui Julian Plaza con la title track “Nostálgico”, Alfredo Rubín con “Regin”, Osvaldo Pugliese con “Recuerdo”, Carlo di Sarli con “Bahía Blanca”, Alfredo Zitarrosa con “El Violín de Becho” e Romeo Gavioli con “Tamboriles”), godono dell’influsso rigenerante della contemporaneità, che toglie peso allo stile antico senza sfibrarne la nostalgia, cioè quell’insieme di sentimenti e visioni che permettono al tango di vivere oltre l’Argentina e la sua formula epica. La stessa biografia del gruppo sostiene questa dinamica. Difatti tutti i componenti (indipendentemente dalla loro provenienza geografica) spingono la loro esperienza di tango verso uno scenario più sperimentale, sebbene dichiaratamente poggiato sulle strutture tradizionali. Ma nell’insieme il baricentro dell’album si sposta sul lato dell’innovazione, grazie soprattutto al fatto che El Muro Tango si esibisce molto non solo in Argentina, ma anche in Europa, dove probabilmente riesce ad assorbire le vibrazioni positive della reinterpretazione. Se in scaletta vi sono dei segni più marcati della tradizione del tango, si possono riconoscere non tanto (e non sempre secondo gli stessi segnali) dentro i brani mutuati dai compositori storici di cui sopra, quanto in quelli cantati da Villarreal. Questa aderenza più palese può essere interpretata come una scelta artistica, nel quadro della quale l’intera produzione di “Nostálgico” assume un profilo più organico, (in parte anche) più determinato. Difatti, oltre le frasi musicali, i dialoghi degli strumenti (tradizionali del genere), il lavoro di arrangiamento e definizione del suono (acustico, agile, sinuoso), è il canto che richiama con determinazione la storia del genere. Ascoltando i brani cantati - “Regin”, “Rebeldía”, “Distinto pero igual”, “Griseta”, “Il Violín de Becho” e “Tamboriles” - si percepisce una profondità più intensa, una necessità più spingente di immergersi in una forma diversamente definita, più avvolgente e comprensibile. Tutto concorre a questa percezione: dalla musica compresa dentro una forma canzone lineare alla “posizione” strategica degli strumenti che sorreggono il canto, dalla narrazione di una musica calibrata alla conduzione di un canto che spesso percorre soluzioni più conosciute (anche se non stereotipate). Tra i brani migliori vi sono “Tamboriles”, che presenta una dinamica ritmica più marcata rispetto agli altri, e “Así se baila el Tango” il quale, come è evidente, richiama l’altro grande fondamentale del genere.
Daniele Cestellini
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Sud America e Caraibi