Breve struttura dell’opera
Morelli è un poliedrico artista outsider. Sulla sua produzione non ci dilungheremo, avendo già scritto in relazione ad alcune sue opere di antropologia visiva. In merito alla pubblicazione, ha riferito: «Ho portato a termine il lavoro su Cuglieri e su Premana, non potevo lasciare incompleto il lavoro sul Tesino, che avevo iniziato affiancando Pietro Sassu negli anni Settanta. Proprio con Pietro, nel Tesino, ho maturato la mia prima esperienza significativa come etnomusicologo. A lui, ho dedicato il lavoro: come ricercatore gli devo molto. Per il Centro con il quale collaboravamo avevamo all’epoca registrato senza sosta. Purtroppo, alcune delle nostre bobine con le registrazioni originali sono state poi sovra incise (non commento oltre!). Penso che questa nuova pubblicazione ridarà giusto valore a quei canti e alle tre comunità del Tesino (…).
Molto vi è da riflettere sulle modalità esecutive. Ricordo che, nel luglio del 1977, Rina Busana, una delle esecutrici, ci disse durante un’intervista: - “Ve fo sentir come che i cantava lento, perché i la cantava proprio lenta, cantaven sempre lento ... sempre lento sì ... i fava ‘na roba che chi cantava pareva che i fassa ‘na roba solenne ... ve la canto mi ma come che i la cantava solenne”. La Busana (prosegue Morelli) avendo compreso gli scopi della ricerca, insistette nel farci notare come il canto “lento e solenne” fosse tratto caratterizzante dei vecchi cantori tesini, che già in quegli anni si stava perdendo e che oggi è praticamente scomparso. Rispetto al cantare “lento”, nel volume propongo accostamenti con il repertorio di Premana. In prospettiva, porterò a termine un articolato percorso di ricerca comparativo, confrontando vari repertori vocali e polivocali dell’arco alpino (…), e sarà un percorso di ricerca e di analisi particolarmente fecondo anche in rapporto ai testi». Nel capitolo introduttivo, Morelli ha evidenziato fondanti dati storici che influirono sulla formazione dei repertori locali, rammentando che il Trentino, fino al 1918, fu sottoposto alla monarchia asburgica, in seguito all’Impero Austro-Ungarico. In precedenza, «dall’inizio dell’undicesimo secolo e per circa otto secoli fu un antico stato ecclesiastico governato dai principi vescovi di Trento e Bressanone. Dopo la secolarizzazione di Napoleone (1801) e la conseguente annessione al regno di Baviera e poi al Regno d’Italia, nel 1814 entrò a far parte della Contea del Tirolo, all’interno dell’impero austriaco. Con la fine della Grande Guerra, nel 1919, la regione (poco dopo chiamata “Venezia Tridentina”) fu definitivamente assegnata all’Italia». Da un punto di vista prettamente musicologico, il repertorio Trentino è stato studiato applicando differenti metodiche e riflessioni storico-sociali. Da cui la necessità da parte di Morelli d’introdurre lo specifico della ricerca, facendo precedere una ragionata presentazione generale, per evidenziare gli studi e le raccolte musicali più significative fino a oggi prodotte. Di seguito, accenneremo alla struttura del testo che, nella prima parte, riserva le attenzioni a una disamina del “Tesino nella storia degli studi etnomusicologici in Trentino”, partendo dalla Raccolta seicentesca di “Sacri canti” del Michi e al ruolo dei “perteganti” ai fini della sua diffusione.