La Banda della Ricetta – A fuoco lento (Finisterre/Felmay, 2018)

Una sorprendente Clara Graziano e le sue canzoni a fuoco lento Musicista e organettista di rango, Clara Graziano ci stupisce con il suo nuovo progetto musicale già dal titolo promettente per originalità e fresca ironia: “La Banda della Ricetta”. Quattro musiciste-cuciniere che con sapidità, maestria ed estro, nella metaforica “cucina” musicale ideata da Clara, danno vita ai 13 pezzi che sono la track-list del primo disco di questa inedita “Banda” femminile, armata di voce e organetto (la stessa Clara Graziano), percussioni (Valentina Ferraiuolo, anche voce), clarinetto (Teresa Spagnuolo), e contrabbasso (Carla Tutino). Una elegante edizione curata da Finisterre, con la produzione di Erasmo Treglia. “A fuoco lento” – questo il titolo immaginifico del disco – è il manifesto programmatico della fucina creativa in cui Clara Graziano, ha scritto le sue belle canzoni (nove pezzi originali con testo e musica a sua firma) e rielaborato alcuni altri brani presenti nel disco, pescando dalla tradizione musicale italiana legata ai temi del cibo e della cucina. Un ricettario musicale ben congegnato che canta a suon di valzer, tango, influenze popolari e freschi rimandi, la bontà di mele, zuppe, maccheroni, fagioli, pappe al pomodoro e caffè con il gusto di una ricerca musicale e testuale molto originale. Vale la pena di immergersi negli odori e nei sapori musicali che le squisite maestre della Banda della Ricetta immettono nell’aria non appena la metaforica puntina del giradischi segna il primo ascolto. Il tango di “ Eva e la mela” (testo e musica di Clara Graziano) ci porta nel paradisiaco giardino dove una consapevole Eva progenitrice, ammaliata dai profumi delle mille varietà di mele, rinuncia all’immortalità per un “morso di bontà” condito da un pizzico di piccante cannella, e si avvia senza pentimento con il proprio fardello di dolore, segnando così l’inizio della storia umana e del libero arbitrio. 
Il trionfo dei piaceri della gola è celebrato nella scherzosissima “Ladra matricolata”. Al ritmo incalzante dei cucchiai di Valentina Ferraiuolo, Clara gioca ironicamente con le tentazioni della gola che la rendono ladra spericolata e maleducata, oltreché matricolata, per soddisfare la propria attrazione fatale per il cibo, concludendo in modo da strappare un sincero sorriso a chi ascolta, che certo farebbe la cantante: ”Ma solo al ristorante!”. L’abbrivio del disco è chiarissimo e trova una splendente conferma nel terzo brano, questa volta solo strumentale, “Sorprendentemente”, sempre a firma di Clara. Le quattro musiciste sono qui un amalgama affascinante per affiatamento e chiarezza di racconto musicale e sorprende davvero Clara con questa sua composizione per organetto, clarinetto, contrabbasso e percussioni. Il quarto episodio del disco che sta dipanando la materia del cibo in musica, ci riporta per contrasto al tema della mancanza di cibo e della fame in una Italia povera e in guerra. Complice l’ukulele di Sasà Flauto, uno degli ospiti preziosi del disco, su un tema che riporta alla celebre tarantella di Carpino, ecco una rielaborazione sempre a cura della Graziano, di “Pasta Nera” di Matteo Salvatore che si apre, al ritmo incalzante di una pizzica, al miraggio di “Maccheroni”, ancora un pezzo di Matteo Salvatore: ed è l’eco della piazza di un paese del Sud a Ferragosto che si fa sentire, con le donne che mettono in tavola sontuosi piatti di maccheroni con la carne. Qui il cibo racconta la storia. L’Italia terra promessa della buona cucina è celebrata nella quinta traccia originale scritta dall’estro di Clara. In “La zuppa di Garibaldi”, l’Unità d’Italia è fatta dal Generale a suon di zuppa! 
In questo piccolo capolavoro comico e con il piglio di un Giamburrasca, Clara Graziano si diverte a cantare di Borboni che sbandati dall’ “odore”, si arrendono affamati allo “chef” Garibaldi e alla sua zuppa di rape, sedano e cicerchie, menta e origano. Dopo la zuppa della vittoria ecco la zuppa nazionale per tenere insieme le mille patrie di leviana memoria: una mescola di odori e ingredienti dal mare alla montagna celebrata da un Garibaldi cuciniere che alza il coppino al posto della spada per tenere a bada i suoi Mille che si avventano sulla zuppa d’Aspromonte, in un profluvio di fave fresche e pecorino, fichi secchi e zafferano che fa venire l’acquolina anche a chi ascolta. Lo scacciapensieri in sottofondo e i fiati dell’Antica Orchestrina Sunrise arricchiscono un brano davvero pieno di inventiva, che racconta un inedito Garibaldi storicamente amante dei fornelli. La Toscana di Luisanna Messeri, ospite a sorpresa di questo gioiellino della Banda della Ricetta, apre all’ascolto di un canto della tradizione toscana: “Fagioli ‘olle otenne’”. Tango della forsennata e disperata ricerca di cibo, declinato con ironica precisione di interprete dalla Graziano, il cui talento autorale, con la complicità delle bravissime sue sodali, esplode nel successivo “La sposa balkanica”. Sul tema tradizionale dei canti enumerativi della cena della sposa, irrompono i Balcani surreali come in un film di Kusturica, a cui il clarino dal suono pieno e corposo di Teresa Spagnuolo offre un mood di classica compostezza. Si alternano le voci di Clara Graziano e Valentina Ferraiuolo per cantare una sposa un po’ italiana e un po’ balcanica che dalla prima alla dodicesima sera conclude l’inenarrabile cena con una “frittatin”, rimpinzandosi di cibo e sospiri…per poi, esausta, andare a dormire lasciando lo sposo a bocca asciutta come tradizione vuole. 
Il testo di Graziano innesta motivi originali come le “chiacchiere parlate” e le “invidie riportate” e, ricco di verve interpretativa, cede il passo al più intimo “Antichi Orizzonti”, un valzer sul filo della nostalgia, una danza personale scritta intorno ad una storia d’amore in una giornata di festa di paese con la banda che suona e lo zucchero a velo, il vino e le luminarie. La voce e l’organetto dialogano sullo sfondo dei fiati dell’ Antica Orchestrina Sunrise, e la melodia con sorpresa di variazioni, rimane impressa a lungo. E ancora un dialogo segna il brano successivo “Battito”, il secondo pezzo strumentale del disco per l’organetto virtuosistico di Clara e le incisive percussioni della brava Valentina Ferraiuolo. Come ogni buon pasto richiede la conclusione con il caffè è d’obbligo. È il decimo brano di questo disco “da mangiare”: la cover di “O Cafè” (scritta da Domenico Modugno e Renato Pazzaglia). Suonata dall’ensemble al completo, in questa esecuzione il quartetto esprime classe da vendere e l’interpretazione della cantante e organettista ricorda la migliore tradizione napoletana della macchietta, un Nino Taranto al femminile. In coda al brano la citazione d’obbligo del celebre ritornello di “Don Raffaè” di De Andrè: Ah, che bellu ccafè…e l’aroma è nell’aria. Quasi non si vorrebbe arrivare alla fine che riserva fortunatamente ancora sorprese succulente come l’originale “Ntacalà”, ancora un pezzo originale di Graziano. La musicista di origine aversana ritrova le sue profonde radici: il testo del brano, bellissimo, è uno scioglilingua, una filastrocca popolana nel dialetto di Aversa. Dai fonemi della propria lingua d’infanzia emesse con un interessante timbro che cerca risonanze palatali, Clara fa emergere l’alchemica magia della cucina povera di comune tradizione mediterranea dove «u bianc e o russ che rann o gust/nun ponn mai mancà». Si canta il mistero della sapiente mescolanza tra pochi ingredienti («doje bell aliv ner, nu puparuol ver»), l’uso degli avanzi («‘u pan sicc i ieri»). Tutto parte dalla raccolta dell’aglio e dalla domanda su chi si cala a terra per raccoglierlo e poter dare avvio alla zuppa sapientemente da cuocere a fuoco lento lento per assaporarne il gusto come si deve. È fin troppo chiara la metafora del cibo come ricerca di un equilibrio possibile nella vita individuale e collettiva. 
Come abile cuciniera, e non si dubita a questo punto della sua reale passione per la cucina, le emozioni, tenute a bada da Clara e la sua Banda sul filo musicale del sorriso e dell’ironia, risalgono lentamente e affiorano in “A fuoco lento”, brano che dà il titolo all’intera opera. La voce e l’organetto, un assolo, un monologo declinato a fine pasto, dopo aver cucinato per tante persone, per tutto il pubblico in ascolto, l’artista si concede ad una riflessione su quanto e come appena fatto: canzoni fatte a fuoco lento, poche note, molte emozioni. Il segreto di questo disco mai sopra le righe, ben scritto, ben suonato, ben cantato. Suono di posate e appena appena l’organetto di Clara in sottofondo: la voce di Luisanna Messeri recita la ricetta di “La mia pappa al pomodoro”. Si corre in cucina a provare. Si rimette il disco. Dal vivo mi si racconta che le nostre della Banda della Ricetta offrono il caffè al pubblico da una macchinetta di caffè gigante. La stessa che campeggia sulla copertina del disco (curata dalla grafica di Francesco Fazzi) e dal cui beccuccio fa capolino una rosa rossa. Salutiamo questa bellissima novità discografica, offrendo noi una rosa a Clara Graziano e alla sua Banda, una ad una: Valentina Ferraiuolo (voce, percussioni, cucchiai), Teresa Spagnuolo (clarinetto, clarinetto basso) e Carla Tutino (contrabbasso). 


Caterina Pontrandolfo

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