Lino Straulino – Ogni sera. Lino Straulino al cjante Leonardo Zanier (Nota, 2018)

Non poteva che essere Lino Straulino, musicista carnico, inquieto e prolifico cavaliere della canzone d’autore friulana, legato alle sue montagne e alla cultura popolare locale, songwriter e chitarrista di matrice folk, rock e blues, a musicare e cantare le poesie di Leonardo Zanier (1935-2017): «poliedrico narratore di Carnia», scrive Valter Colle (l’editore di Nota, ma soprattutto, antropologo e infaticabile documentatore delle culture orali), nel presentare questo CD. Di più, Zanier è stato egli stesso la Carnia, incarnandone la storia, il paesaggio, la lingua; emigrante, viaggiatore, sindacalista, intellettuale, voce universale ma anche intimamente legata a Maranzanis di Comeglians, il suo luogo d’origine. Non nuovo all’impegnativo sforzo di musicare poesie, da Ermes di Colloredo a Emilio Nardini, questa volta Straulino si rivolge al mondo di Zanier, anche lui figlio di questa ‘terra-cerniera’. In realtà, già in passato il musicista di Sutrio si era cimentato con i versi del poeta carnico, ma per questo nuovo progetto tutto si è sviluppato appena dopo la sua scomparsa. Così lo stesso Lino Straulino ricostruisce la genesi del lavoro: «Su un quotidiano locale si fece un gran parlare della figura di Leo e tra i molti interventi qualcuno mi tirò in ballo, asserendo che io stessi preparando un album dedicato al poeta, cosa che in realtà non era vera. Lì per lì rimasi spiazzato, ben presto, però, mi nacque l'idea di dar corso all'infondata notizia, creando veramente un progetto musicale ex-novo dedicato alle liriche di Zanier. Questa falsa informazione quindi è diventata un impulso a creare e a far sì che poi tanto falsa non fosse. Dopo un giro nelle librerie udinesi a reperire i testi di Leo mi ci sono tuffato letteralmente dentro, in quei libri, e con mia grande gioia ho individuato una pista da seguire per costruire il nucleo delle canzoni». Il linguaggio di Zanier è una poesia dalla liricità apparentemente semplice, i cui elementi, temi ed emozioni provengono principalmente da una visione singolare e universale al contempo. Coscienza del poeta, disegnata dal suo intreccio di lavoro, scrittura e impegno sociale e politico. Cantore, pronto a denunciare il deficit di memoria che spesso paralizza la capacità di comprendere le odierne migrazioni, la rimozione locale dei fenomeni migratori friulani, e più in generale, italiani. «Zanier rimane famoso per la sua poetica sociale dove il messaggio e l'ideale hanno sempre una preminenza rispetto al lirismo confidenziale e introspettivo, tuttavia con mia grande gioia tra gli svariati componimenti facevano capolino qua e là poesie dal carattere intimista molto marcato. Ho scelto di occuparmi di quest'ultime, concentrandomi su un aspetto dell'opera del poeta che, secondo il mio modesto parere, rivelano un respiro universale. Una volta individuato il criterio di scelta dei testi, mi è venuto spontaneo cercare le melodie più appropriate attingendo dagli stili cantautorali a me più affini del modo anglosassone e dalla musica popolare in genere». Dunque, poesia dei sentimenti ispiratrice nell’ammantare di note i testi poetici. In pochi giorni Straulino (voce, chitarra e piano) ha composto all’incirca una quindicina di brani, di cui quattordici sono entrati in un disco di marca vintage (incisione analogica nello studio di Checco Comelli, come per altre sue recenti produzioni), con riferimenti al chitarrismo folk anglofono e al blues, rimandi all’acid folk, al prog-rock e gli immancabili echi barrettiani: tutte le frequentazioni musicali, insomma, che hanno influenzato la cifra compositiva del cantore carnico. Con Straulino è impegnato un quintetto di stimati musicisti e amici: Toni Longheu (chitarre elettriche), Davide Schiaccitano (liron), Elisa Ulian (fisarmoniche), Ermes Momi Ghirardini e Alessio Benedetti (percussioni), la formazione sostiene efficacemente il cantautore carnico. Apre “Cunfins”, i confini concepiti come transiti, luoghi di incroci, di passaggi, di attraversamenti piuttosto che barriere per gli uomini. Con “La luna”, tratta dalla raccolta “Licôf”, siamo già a uno dei pezzi forti del disco; dalla stessa collezione poetica provengono “Cantîrs”, di cui si apprezzano le parti chitarristiche, e “A Franco”. Venature prog sempre care al cantautore di Cjaule Male orientano “Tar un bosc fis”, una melodia toccante prende “Ma la int nas distes”. Messi uno dopo l’altro, giustapposti, il velo di oscurità che segna ”Ogni sera” e la tenue solarità di “Sperança”. Invece, “Da ogni famea” in sei distici propone immagini della tragedia della spedizione italiana in Russia durante il secondo conflitto mondiale e la scelta dei giovani reduci di diventare partigiani. Si rinnovano le scene di guerra – questa volta è il primo conflitto, che riempì di sangue i rilievi del Carso – evocate nella superlativa folk song “Las monts”, cui segue un trittico proveniente dalla raccolta di Zanier, intitolata “La vôs de poesie” (pubblicata nel 2014 da Nota su CD, in cui sono collezionate 38 poesie lette dallo stesso poeta carnico). Ci sono: “Amôrs Lêgris”, “In tuna not como chesta” e “Miei la poura che l’ingos”, un altro tema tra più riusciti del disco. A terminare il lavoro è ancora uno splendido brano, con la fisarmonica in evidenza: si tratta di “E la femina impîs ch’a lu cjala”, un quadro dell’emigrazione friulana al femminile. Sentiamo l’urgenza di rileggere le poesie di Leo Zanier, se non di conoscerle per chi le scopre solo oggi, per il piacere di ascoltare la flessuosità della lingua friulana, per la loro profondità e attualità: ben vengano le musiche di Lino Straulino, suo conterraneo, a conferire un vestito musicale. Un tributo che coglie nel segno. 


Ciro De Rosa

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