Intervista con Alessandro Travi. Arona Music Festival, Parco della Rocca Borromea, Arona (No)

L’Arona Music festival quest’anno si tinge di jazz, proponendo un cartellone molto interessante, con tre serate di grande jazz in un luogo davvero molto particolare, il parco della Rocca Borromea di Arona (NO), la perla del lago Maggiore.  La Rocca Borromea fu costruita prima dell’anno mille a scopo difensivo, e nel corso dei secoli divenne prima proprietà vescovile, poi passo in mano alla Famiglia Borromeo (qui nacque il cardinale San Carlo Borromeo nel 1538), fino all’arrivo di Napoleone che la distrusse quasi completamente. Oggi di quella costruzione resta il parco, che gode di una posizione molto suggestiva, posto sulle alture di Arona. E’ qui che si terrà dal 24 al 26 luglio un festival jazz molto interessante, organizzato per il primo anno dalla Cooperativa Zenart. 

Alessandro Travi è il nuovo direttore artistico della rassegna. A lui abbiamo chiesto di presentarci questa edizione 2018 
Il festival esiste da diversi anni, ma ha avuto un paio di anni di stop. Quest’anno il Comune di Arona ha pubblicato un bando per una manifestazione di interesse a cui abbiamo partecipato e vinto. Quest’anno quindi ci sarà questa nuova edizione dell’Arona Music festival, che abbiamo trasformato un po’, dando un’impronta tipicamente jazz / fusion

Si tratta quindi quasi di una rinascita per questo festival. Un festival particolare, in una città certo importante dal punto di vista turistico, ma sicuramente piccola, che non propone quindi un festival di grandi dimensioni sul modello di Umbria jazz, ma una rassegna che potremmo definire “a misura d’uomo”? 
Direi di si, piccolo dal punto di vista logistico, anche se due dei nomi in cartellone saranno anche ad Umbria jazz. Comunque nel parco della Rocca ci stanno più di tre mila persone, non ci sono molti festival jazz in luoghi simili in Italia con questa capienza, giusto Umbria jazz e la Cavea di Roma. 

E il luogo dove si svolge il festival è sua volta un posto molto particolare...
Si, la Rocca Borromea, che sorge sulle alture di Arona, e che si raggiunge con una camminata di dieci minuti dal centro del paese. Ha una vista mozzafiato, e personalmente lo ritengo uno dei luoghi più belli d’Italia. Il parco è a strapiombo sul lago, e daremo in dotazione dei cuscini, per tornare allo spirito dei primi festival, come agli inizi di Umbria jazz quando si stava seduti in piazza.

Quale sarà il cartellone di questa edizione del festival?
Il festival si apre il 24 di luglio con una proposta italiana, The Italian Trio. Si tratta di tre capisaldi dello strumento jazz, Dado Moroni al pianoforte, Rosario Bonaccorso al contrabbasso e Roberto Gatto alla batteria, per la prima volta insieme, che abbiamo fortemente voluto per dare un’impronta anche italiana al
festival. Il 25 ci sarà un nome di richiamo internazionale che è Pat Metheny con il suo nuovo progetto in quartetto, e il 26 si chiude con gli Yellowjackets, storica band americana di jazz / fusion.

Da cosa è nata l’idea di proporre un festival jazz?
Non nascondo che la nostra Società, Zenart, nasce come cooperativa artistica, e poi management, principalmente di musicisti jazz. Diventando poi agenzia, ci siamo ritrovati quindi ad avere a che fare soprattutto con musicisti jazz. Oltre che ovviamente anche per il nostro amore per la musica jazz e fusion.

Il jazz in Italia passa spesso per essere un genere musicale un po’ elitario, o per addetti ai lavori. In questo festival ci sono nomi che, pur provenendo dal jazz, sono riusciti ad oltrepassare i confini del genere, e che potrebbero davvero essere apprezzati da tutti, anche da chi non ha una particolare passione per questo genere musicale...
Si, un ascoltatore a cui piace la musica in genere, e ascolta uno di questi tre gruppi, non può non apprezzarli. Pat Metheny è un’icona mondiale, ha vinto più di venti Grammy Awards, creando uno stile proprio. Anche in Italia il jazz si è diffuso molto. Se nasceva come musica dei neri, oggi è diventata una musica molto popolare, a volte quasi di tendenza.

Si parla da anni di crisi del mercato discografico e di mancanza di fondi per le attività culturali. I concerti invece, al momento, sembra che godano ancora di un buon riscontro. Quanto è difficile organizzare un festival come il vostro?
La difficoltà, nonostante il Comune ci aiuti e ci dia una grossa mano, è che senza il rischio di impresa, nostro e degli sponsor che ci stanno sostenendo, il festival non si potrebbe organizzare. Per rischio di impresa intendo che se non si vendono i biglietti il festival lo paghiamo noi. Alla fine, oggi la bigliettazione è l’unico modo per riuscire ad organizzare questi eventi, che una volta invece erano sostenuti dalle sovvenzioni pubbliche e dei grossi sponsor. Quei tempi oggi sono finiti.

Siete comunque riusciti a proporre un festival di grandi nomi mantenendo i biglietti ad un prezzo davvero contenuto?
Si, il primo concerto con “The Italian Trio” costa 10.00 euro, Pat Metheny 35,00 e gli Yellowjacket 15,00 e c’è anche la possibilità di fare un abbonamento alle tre serate per 49,00 euro. E per chi fa l’abbonamento ci sono anche convenzioni con albergatori ed esercenti di Arona. Abbiamo creato una sinergia per dare modo alle persone che verranno per il festival, di potersi godere anche tutte le attrattive del lago Maggiore durante il giorno. Per il 25 di luglio infine l’Associazione della banda e scuola di musica di Arona organizza una masterclass con gli Yellowjackets. Info e programma: www.aronamusicfestival.it


Giorgio Zito
In collaborazione con RadioGold

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