Speciale Salento: Adria, Ionica Aranea, BlueSalento, Il Canto delle Cicale, Chiara Papa, Marco Leone Bartolo

Adria – Ad Ogni Goccia (Manigold Production, 2017)
Organettista di talento e con alle spalle un lungo percorso artistico intrapreso alla fine degli anni Novanta, Claudio Prima, nel corso degli anni, ha dato vita a diversi progetti artistici dai primi passi mossi con Manigold per arrivare a Bandadriatica, insieme al sassofonista Emanuele Coluccia. Proprio questo ensemble è diventato un vero e proprio incubatore di interessanti side-project come l’incontro con i suoni africani di Tukrè e quello con le musiche del Mediterraneo con Tabulè, la Giovane Orchestra del Salento e la più recente La Répétition – West Africa Sessions. In questo contesto non meno importante è stata anche l’esperienza con Adria, intrapresa nel 2010 con “Penelope” e proseguita lo scorso anno con il pregevole “Ad Ogni Goccia”, inciso con la nuova line-up che vede Prima e Coluccia, affiancati dal batterista Francesco Pellizzari e dalla cantante Rachele Andrioli. Composto da undici brani, tra riletture e composizioni originali, il disco ci regala l’incontro tra la migliore tradizione cantautorale e i suoni del balkan jazz, il tutto impreziosito da una elegante quanto originale veste sonora. Aperto dalla dolcissima ballad “Ho chiesto alla luna” composta da Claudio Prima sulla melodia del tradizionale “Beddha ci dormi”, l’album entra nel vivo con le eleganti trame jazzy di “Una rosa” e “Una camera per due” che ci introducono agli intrecci con la world music dello strumentale “Aujourd’hui” e alla brillante “Se deciderò” guidata dall’organetto di Claudio Prima. Gli echi di musica balcanica della title-track fanno da perfetta introduzione al gustoso strumentale “Virginia” e a quel gioiello che è “Valsinha”, doppio omaggio a Chicho Buarque de Hollanda e a Mia Martini, in cui spicca la straordinaria prova vocale di Rachele Andrioli. Il perfetto interplay tra organetto, sax e percussioni ci conduce verso il finale con la bella rilettura di “Garrote” di Hermeto Pascoal, le esplorazioni jazz di “Moulinette e il tradizionale “Quantu me pari beddha” che suggella un disco da ascoltare con trasporto e partecipazione, fino all’ultima nota.

Ionica Aranea – Terra Mascia (Autoprodotto, 2017)
Nato nel 2012 dall’esigenza di intraprendere un percorso di ricerca attraverso la tradizione musicale dell’area grecanico-salentina gli Ionica Aranea sono un large ensemble composto da Claudia Giannotta (voce e cori), Anna Lucia Rosafio (voce e cori), Marcello De Carli (voce, percussioni e tamburi a cornice), Rocco Gennaro (chitarra e armoica), Adriano Piscopello (violino), Luca Pio (organetti diatonici), Stefano Cantoro e Stefano Torsello (tamburi a cornice). Dopo aver debuttato nel 2013 con il live “La Fanciulla” che catturava l’intensità e la genuinità dei loro concerti, nel 2014 hanno dato alle stampe “Anima e Cuscenzia”, il loro primo album in studio che raccoglieva le riletture di alcuni tra i brani più noti della tradizione salentina. A distanza di tre anni da quest’ultimo li ritroviamo con “Terra Mascia” disco nel quale hanno raccolto dodici brani che disegnano un ideale itinerario sonoro attraverso quella “terra grande”, il Salento, evocata dal titolo. Durante l’ascolto spiccano le belle versioni del canto di emigrazione “L’America” che apre il disco, i canti d’amore “Sia Benedettu” e “Quannu te llai la facce”,  le trascinanti “Pizzica di Torchiarolo”, “Pizzica Tarantata”, “Pizzicarella” e “Pizzicaranea” e il canto di carcere “San Frangiscu” ma il verso vertico del disco arriva con “Beddha ci stai luntanu”, impreziosita dal pianoforte di Roberto Esposito. Disco di puro artigianato sonoro “Terra Mascia” si lascia ascoltare con piacere e mette bene in luce tutte le potenzialità di questo interessante ensemble.

BlueSalento – Mare Tu Salentu (Fonosfere by Dodicilune/I.R.D., 2017)
“Mare tu salentu” è il nuovo album dei BlueSalento, formazione nata dalla collaborazione tra il cantautore Carlo Longo (voce e chitarra) e Luigi Liotta (chitarra) e che vede la partecipazione di un un folto gruppo di strumentisti composto da Salvatore Amante (tastiere e arrangiamenti), Umberto Malagnino (basso elettrico), Rosanna Schina (tamburello, tammorra e armonica), Sergio Lia (tamburelli), Massimo Liotta (chitarre classica ed elettrica), Claudia Lannocca, Eleonora Rizzo, Carmen Maruccio (voci), Edoardo D’Ambrosio (batteria, percussioni), Dario Cota (fisarmonica). Frutto di una lunga lavorazione, il disco raccoglie nove brani originali firmati da Longo, impreziositi dagli eleganti arrangiamenti world di Liotta che esaltano la poeticità dei testi e nel contempo imprimono una grande forza evocativa alle storie che essi racchiudono. Durante l’ascolto, infatti, a colpire è proprio lo storytelling di brani come i ritratti della giovane siriana (“Anira”) in fuga dalla guerra e quello della ragazza albanese che anela il ritorno nella sua terra (“Terra Russa”), o dei canti d’amore (“Jentu te mare”, “E Cci Bbulia Moi Beddha”) o la struggente “Ninu” che rappresenta certamente uno dei vertici del disco e la conclusiva “Lu Vecchiu e Lla Cuceddha”, in cui un padre racconta di aver perso il proprio figlio pescatore in mare. “Mare Tu Salentu” è, dunque, un bell’esempio di come si possa coniugare la canzone d’autore con l’esigenza di conservare e preservare la tradizione.

Artisti Vari – Il Canto delle Cicale (Biagio Panico, 2017)
I dischi antologici prodotti da Biagio Panico, da qualche anno, sono dei veri e propri best seller estivi, avendo il pregio di offrire al pubblico, che affolla le tappe del Festival Itinerante de La Notte della Taranta, una selezione di brani tratti dalle produzioni musicali salentine, mettendo insieme artisti noti e realtà emergenti. In questo senso, non ha fatto eccezione, il recente doppio album “Il Canto delle Cicale” nel quale sono raccolti ben diciotto brani che conducono l’ascoltatore in un viaggio attraverso la tradizione musicale del tacco d’Italia. Ci sono le splendide voci di Enza Pagliara che apre il primo disco con “Donna de coppe” dal disco omonimo di qualche anno fa, Antonio Castrignanò alle prese con il canto di lavoro “Mara la fatia” e Antonio Amato con la struggente “Damme Nu Ricciu”, formazioni storiche come Officina Zoè (magnifica la loro versione di “Lu rusciu de lu mare”), Alla Bua (“Lu Capone”) e Criamu (“Lu auceddhu”), ma anche gruppi ormai affermati come Kalascima (“Cce beddha fija tene lu massaru”), Kamafei (“Tronu de marzu”), Petra Meridie (“La cupa cupa”) e Calanti (“Cammina ciucciu”). La vera sorpresa è, però, rappresentata da realtà meno note al grande pubblico come gli Arsura (“Pinguli Pinguli”), Kiri 4 (“Ferma Zitella”) e Kumpagnissi (“La funtana”) che completano una raccolta tanto godibile all’ascolto, quanto interessante dal punto di vista prettamente musicale. Un plauso finale va, poi, alla bella copertina disegnata per l’occasione da Donatello Pisanello che racchiude perfettamente il senso di questa operazione discografica.

Chiara Papa – Donne (Fonosfere by Dodicilune, 2017)
Cantante chitarrista salentina, Chiara Papa giunge al suo album di debutto con “Donne”, bella raccolta composta da nove brani che, come si legge nelle note di copertina sono “racconti che vengono dal passato e da terre lontane. Parole che sono incise nell’intimo di ognuno di noi. Sono voci di donne straordinarie, personificazioni di archetipi femminili (la Madre, la Guerriera, la Martire, l’Amante) che hanno segnato e continuano a segnare la storia universale, la vita di ogni essere umano”. Si tratta, dunque, di un lavoro che suona come “un invito a sentire la realtà con tutti i sensi, per accorgersi che tutto l’Universo parla al femminile e che il femminile è in ogni cosa”. Dividendosi tra chitarra, ukulele e dulcimer, Chiara Papa ci regala una sequenza di interpretazioni di rara bellezza ed intensità che spaziano dalla tradizione sefardita di “Morenica”, “Hija Mia” e “Arvoles lloran por lluvia” a quella russa di (“Solnuska”) per toccare il repertorio arbëresh con “Moj e Bukura More”, fino a giungere al Sud America con le magnifiche riletture di “Duerme Negrito” e “La Llorona”. I tradizionali catalani “La Dama d’Aragò” ed “El Testament” completano un lavoro prezioso che pone in luce tutte le potenzialità espressive della voce di Chiara Papa. 

Marco Leone Bartolo – Ancora Un Pop (Autoprodotto, 2017)
Siciliano di origini ma salentino di adozione, Leone Marco Bartolo è un musicista e cantautore poliedrico, essendo attivo in diversi ambiti dalla canzone d’autore alla tradizione popolare passando per la composizione di colonne sonore per il teatro. Il suo nuovo album “Ancora Un Pop”, raccoglie nove brani, due poesie e una divertente gag sonora, nei quali si intrecciano influenze che spaziano dalla musica balcanica a quella sudamericana, passando per il folk, il reggae e il pop, il tutto condito da ritmiche trascinanti e testi mai banali. Durante l’ascolto a spiccare sono certamente i tre brani nati dalla fortunata collaborazione con Giovanni Epifani (già autore per Alla Bua e Mascarimirì) con il quale aveva firmato anche quel gioiellino “Le Giravolte” per Lucia Minutello) e che qui ritroviamo con il brillante folk-rock di “Super Circus”, che apre il disco, la sinuosa melodia latin de “La donna cancro” e il pop-rock di “Don Chisciotte”. L’album, però, non manca di regalare belle sorprese come nel caso dell’electro-pop di “Pareidolìa”, la trascinante “Bolero vecchio di vent’anni”, la riflessiva “Devo Ricordarmi” su testo della scrittrice Valentina Diana e “Questione Siciliana”, brano nel quale Bartolo descrive senza mezzi termini la situazione politica e sociale della sua Sicilia. “Corsi concorsi e ricorsi” cantata in siciliano e la riflessiva “Viaggio a levante”, completano un disco vario ed accattivante che non mancherà di incuriosire l’ascoltatore. 


Salvatore Esposito

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