Andamarosa – Tradizione trádita (Autoprodotto, 2017)

La rivisitazione creativa di brani della tradizione musicale orale abruzzese vanta precedenti significativi come il progetto Scura Maje di Mauro Patricelli e Diana Torto, pubblicato all’inizio del terzo millennio, per non dire di gruppi che abbinano rigorosa ricerca e riproposta, su tutti, Lu Passagalle. Con buona verve e anche tanto divertimento, si sono messi all’opera su materiali popolari e popolareschi gli Andamarosa, l’acronimo dei nomi di quattro apprezzati musicisti: Rosanna Di Lisio (voce), di formazione jazz, ha un’intensa attività live con diversi gruppi; Massimo Domenicano (piano elettrico e tastiere) è il fulcro armonico della band; Danilo Avolio (basso elettrico e contrabbasso, fonico) ha collaborato con Rocco De Rosa e con la storica band neo-folk dei Discanto; infine c’è l’attitudine world del versatile Antonio Franciosa (batteria e percussioni). Il titolo dell’album parla chiaro: rielaborazione lungo vie inattese e – perché no? – talvolta improbabili, che porta a volgere le canzoni popolari in forma jazz-rock, pop, funky e world. Accanto ai tradizionali “Tuppe”, “Mare Maje” e “Addije amore”, ci sono le celebri “Vola Vola Vola”, “Acquabelle” e “Tutte le funtanelle”, composte dall’ortonese Guido Albanese, autore di matrice post- tostiana (nonché pronipote dello stesso Francesco Paolo Tosti), lo strumentale “Dindon” di Antonio Di Jorio, altro celebre compositore e direttore di banda, e “J’Abruzzu”, rinomata canzone regionale di Perrone e De Angelis. Nel visione del quartetto non sfigura la moresca sincopata “Tiritoc” (opera di Nando Citarella e già nel repertorio dei Tamburi del Vesuvio), che si combina con “The Chicken” di Pastorius, né trasgrediscono il mood dell’album i due inediti “Infinito” e “La Scaramouche”, firmati dal tastierista Domenicano. Insomma, dovendo “tradire” gli Andamarosa si sono messi con le mani in pasta nel repertorio che più di tutti, tra superbe vette, immagini di pastori, amore, emigrazione e lamenti di vedove, riassume i connotati di autorappresentazione della terra d’Abruzzo. Eppure, con i notevoli materiali d’archivio disponibili – dalle raccolte storiche sul campo nella regione, da Carpitella a Lomax, a quelle più recenti, da Di Virgilio a Di Silvestre – i nostri avendo le carte in regola, avrebbero potuto spingersi oltre, riportando sotto i riflettori espressioni tradizionali meno consunte o abusate. Magari sarà per la prossima incisione. Contatti alla pagina www.facebook.com/Andamarosa 


Ciro De Rosa

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