Fuori dalla retorica delle origini del blues, al di là delle oggettive evidenze delle connessioni tra Africa occidentale e continente americano, non è una novità che le espressioni di musica maliana e quelle del Delta del Mississippi si integrino a meraviglia. Così è nel nuovo disco di Boubacar Traoré, registrato a Lafayette in Louisiana, con la partecipazione di Cedric Watson (violino e washboard), Corey Harris (chitarra e seconda voce in “Ben de Kadi”) e Leyla McCalla (violoncello e seconda voce in “Je Chanterai Pour Toi”); i tre musicisti afroamericani affiancano l’armonicista francese Vincent Bucher, della cui collaborazione si avvale da tempo Traoré, e il percussionista Alassane Samaké (calabash, shaker e percussioni).
L’ultrasettantenne Boubacar (classe 1942), originario di , è un chitarrista autodidatta, la cui tecnica, debitrice tanto ai suoni d’oltreoceano quanto ai ritmi khassonké del nord maliano, è originata anche dalla trasposizione sulle sei corde di quanto i cantori di lode andavano facendo sulle ventuno corde della kora. Negli anni Sessanta del secolo scorso il popolarissimo Traoré produceva cool rock’n’roll maliano e le sue canzoni erano suonate a Radio Mali, tanto che “Mali Twist” divenne un hit nel Paese divenuto indipendente che si apriva a speranze di un futuro di progresso. Caduto in disgrazia dopo il golpe del 1968, Boubacar si ritirò dalle scene per finire quasi dimenticato. Trasferitosi in Francia, solo decenni dopo, grazie ai “cacciatori” delle musiche del mondo, è ritornato popolare: un film, “Je chanterai pour toi”, e un libro, “Mali Blues”, hanno raccontato la sua vicenda umana e artistica.
Ascoltiamo la voce calda e baritonale di Boubacar cantare in bamankan e francese nel notevole “Dounia Tabolo” (pubblicato dall’etichetta Lusafrica, distribuito da Sony Music), disco prodotto da Christian Mousset, che offre un programma acustico in tredici brani, tra nuovi e cavalli di battaglia del chitarrista, che rappresentano il punto di incontro tra la sua poetica e i suoni blues, old-time e creoli del bayou. Gli arrangiamenti intimi e mai ridondanti consentono agli artisti presenti di inserirsi pienamente nella linea melodica principale. Centrale il ruolo di Bucher in brani come “Kanou (Kanga Keniogon Fe)”, nei quasi otto minuti dello stompin’ blues “Dis Lui Que Je L'Aime Comme Mon Pays” (presente anche in versione radio edit come bonus track): sicuramente il numero di punta dell’album, nel classico di Traoré “Maciré” o ancora nella superlativa “Narena”, dove Cedric Watson ci mette il suo ispirato fraseggio d’archetto. Un altro classico del veterano maliano, “Je Chanterai Pour Toi”, acquista nuova linfa, grazie alla voce e all’eleganza del violoncello della americano-haitiana McCalla, protagonista anche in “Yafa Ma”. Irrinunciabile questa nuova opera del venerabile artista africano, per il quale il termini leggendario non è abusato.
Ciro De Rosa
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