La città dell’acciaio di Dolní Vítkovice ha un volto surreale dovuto all’intersecarsi di archeologia industriale e strutture nuovissime. Il sito siderurgico, dove nel 1828 sono stati accesi i primi altoforni di Ostrava, spenti nel 1998, è oggi un esempio notevole di riconversione industriale. Le ex acciaierie sono diventate il principale centro culturale, scientifico e ricreativo della città con un auditorium spettacolare da oltre millecinquecento posti, costruito all’interno del vecchio deposito gas, e un centro di svago scientifico (https://www.colours.cz/site). È lo scenario che dal 2012 accoglie il Festival “Colours of Ostrava” (edizione 2017 dal 19 al 22 luglio), quattro giorni di musica, conferenze, film a ritmo continuo, da metà mattinata a notte fonda. Con oltre 45000 presenze giornaliere, Colours è la manifestazione culturale della Repubblica Ceca dai numeri più grandi, che trasforma il sito in una città brulicante, in una meta vacanziera per un pubblico intergenerazionale, ponendo attenzione tanto ai bambini in carrozzino o alle sorridenti coppie agée quanto ai giovanissimi che danzano fino al mattino e agli adulti acculturati convenuti per il mastodontico programma culturale.
È un festival senza barriere architettoniche, che si svolge in un’atmosfera festosa e ordinata (senza eccessi nonostante i fiumi di alcool, con una perfetta organizzazione e una misure di sicurezza ad alto livello per un evento gigantesco), tra cibi di ogni tipo e birra di ogni tipo (tutto a prezzi molto abbordabili), bancarelle di abbigliamento e di iniziative eco-solidali, sportelli informativi per i giovani, stand di CD e vinile vintage, libri, gadget, spazi dedicati ai writers, zone chill-out per i giovani e piscinetta e gonfiabili per bambini, più tanto altro ancora per ogni tipo di esigenza (acqua potabile, autobotti dei vigili del fuoco che danno sollievo agli astanti dalla calura, numerosi bancomat, postazioni di ricarica cellulari, wi-fi e tutti gli altri agi dell’era dei social media). Insomma, è già un’esperienza in sé il macinare chilometri aggirandosi tra le strutture del fu impianto siderurgico, che assume sfumature e coloriture diverse dal giorno alla notte. “Colours of Ostrava” è ormai una delle grandi manifestazioni musicali europee, che non ha nulla da invidiare sul piano dell’offerta a Glastonbury, Roskilde, Primavera Sound o Sziget.
I concerti, con oltre cento artisti, sono distribuiti tra una ventina di palchi (interni ed esterni) di diverse dimensioni, con in più il ricco programma di workshop e incontri culturali. Trattandosi di un festival multi-genere, in cui spesso gli show si accavallano (tutti della durata di un’ora), per forza di cose parliamo di un planning personale e selettivo, costruito sulla base degli interessi e del gusto, ma anche dell’intenzione di andare alla scoperta di band, soprattutto di provenienza locale, come Android Asteroid e il loro hip-hop & funk o la fusione di world-folk-minimalismo-classica del quartetto Clarinet Factory (che nello strumentario presentano anche un clarinetto contrabbasso), che hanno condiviso il palco con Grunik, coro femminile di ragazzine dei Monti Beschidi (“Meadows”, 2017 è il loro ultimo album da approfondire). Ancora, sono apparsi ancora più convincenti il set di impronta art-pop e post-folk della slovacca Katarína Máliková & Ansámbel e la folk-brass-jazz music dei connazionali Balkansambel. Delle star che hanno riempito il palco centrale del festival, diciamo che hanno mantenuto le promesse gli inglesi Alt-J e gli australiani Midnight Oil, questi ultimi datati nel loro sound, ma sempre portatori di buone vibes.
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