Scegliersi come nome “I re della festa” – questo significa in ebraico Melech Mechaya – è impegnativo, ma è indubbio che i portoghesi, in un decennio di carriera, sono riusciti a rispettare l’onere con dischi di ottima fattura, corroborati da live act dall’energico impatto. Ora nel quarto episodio, intitolato “Aurora”, allargano ulteriormente l’orizzonte compositivo oltre il klezmer, la musica della diaspora ebraica orientale, che ne ha segnato sin dagli inizi la cifra musicale portante. Nella costruzione sonica di "Aurora" il quintetto lisboeta si è avvalso della firma di nomi noti nell’alveo pop e rock: Tony Harris per il mixaggio e Dave Blackman per la masterizzazione. In un certo senso, “Aurora” è un disco ambizioso e innovativo – di svolta, se volete - per Miguel Verissimo (clarinetto, cavaquinho, dulcimer e cori), João Graça (violino), André M. Santos (chitarre, concertina), João Novais (contrabbasso e cori), Francisco Caiado (percussioni), che già sul piano timbrico si sono sempre mossi in piena autonomia dai modelli del revival klezmer newyorchese o est-europeo, ma che qui imprimono un’ulteriore spinta in avanti, mettendo in gioco le carte lusitane e iberiche, perseguendo una ricerca sonora che coniuga il lato festivo con quello evocativo e contemplativo, esplorando nuove vie con l’apporto di Filipe Melo (pianoforte), Noiserv (voce nella morbida poppeggiante “Boom”, dalle liriche in inglese), e la cantante malagueña María del Mar Rodríguez Carnero, in arte Lamari di Chambao, che contribuisce con la chitarra di Santos alla pronuncia flamenco di “Un Puente”. “Aurora” è un lavoro in prevalenza strumentale, che brilla per l’interazione dei musicisti, per i passaggi cinematici (“Poça de Dominó”, “Exodos” e “Cirrus Nimbus”), per la pronuncia jazz (la title-track e la sua reprise), per l’ambientazione danzante (“Olarecas” e “Ricochete”). “Fado saltério” si misura con l’espressione musicale urbana di casa per eccellenza, ma nel tema si innestano bei fraseggi di dulcimer. Con questo nuovo album i Melech Mechaya dimostrano di aver raggiunto una autorevolezza compositiva e di arrangiamenti, tant’è che l’autorevole rivista portoghese “Blitz” ha segnalato “Aurora” come disco da cinque stelle: non ci meravigliamo né intendiamo essere da meno.
Ciro De Rosa
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