Rachel Newton – Here's My Heart, Come Take it (Shadowside, 2016)

Arpista e cantante, fondatrice del collettivo femminile The Shee e del bizzarro ensemble Furrow Collective, con Alasdair Roberts e Emily Portman, Rachel Newton è la vincitrice del BBC Folk Award come musicista tradizionale dell’anno e dello Scottish Trad Award nella medesima categoria. Il suo terzo album rappresenta un salto in avanti rispetto ai due precedenti lavori: la produzione di Mattie Foulds, anche raffinato batterista e percussionista nel cd e noto per il lungo sodalizio con, fra gli altri, Karine Polwart, ha dotato l'album di una forza suggestiva che rende il suono allo stesso tempo tradizionale, con la clairseach (la tradizionale arpa gaelica) e il violino di Lauren McCall a fornire i richiami alle radici e la Cormac Electro-harp e le percussioni di Foulds a gettare un ponte verso sonorità più contemporanee. Un disco raffinato, ben costruito, ma tutt'altro che freddo o scontato. La Newton è cantante dall'inflessione folk molto spiccata ma dal timbro assolutamente interessante (ricorda Fiona Hunter dei Malinky); la commistione di brani in inglese e gaelico varia la proposta così come l'alternanza di brani dalla tradizione e di prove autoriali, come la bellissima ballad “An Hour with Thee” o la strumentale “One Hour More” che chiude questo piccolo gioiello che ha la propria cifra negli arrangiamenti costruiti per sottrazione e nella rarefazione della proposta. Già la title-track che apre il CD è un manifesto della proposta sonora: piano, arpe, batteria e un gustoso trombone rappresentano una line-up piuttosto creativa ma attenta a definire un proprio spazio senza mai invadere quello altrui. Le vette espressive dell'album, piuttosto cupo in suoni e atmosfere, persino nella foto di copertina, sono la Child ballad “Proud Maisrie”, costruite su un bell'ostinato di arpa elettrica e un tappeto di batteria, la raffinatissima “Poor Lost Babe”, con la viola in primo piano, e l'ipnotica e sanguinosissima “Bloody Gardener”, sempre con le percussioni di Foulds in bella evidenza. Molto belli anche i due brani in gaelico “Ghura Mise Tha Fo Mhulad” e “Chaidh Mo Dhonnchadh Dhan Bheinn” e l'inno di “Don't Go Out Tonight My Darling”, pop nella sua struttura eppure di derivazione tradizionale. Un bel lavoro che consegna alla cantante/arpista di Edimburgo il titolo di solida interprete della tradizione, eccellente strumentista e ottima cantante, e che fa presagire importanti prove future. 


Gianluca Dessì

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