Arto Lindsay – Cuidado Madame (Ponderosa Music&Art/Master Music, 2017)

A distanza di tredici anni da quel gioiello che era “Salt”, Arto Lindsay torna con “Cuidado Madame”, nuovo album di inediti che giunge a coronamento di una fase di puro eclettismo della sua carriera, durante la quale lo abbiamo visto impegnato in progetti collaterali come il collettivo Anarchist Republic of Bzzz e Scarcicity con il batterista Paal Nilssen-Love, ospitate d’eccezione come nel caso di Sem Nostalgia di Lucas Santtana, ma soprattutto immerso una intensa attività live. Fedele alla sua natura di musicista in continuo movimento e costantemente alla ricerca di un perfetto equilibrio tra la sua natura di sperimentatore della scena underground di New York e la sua anima più poetica legata alle influenze brasiliane, tre anni fa ci aveva svelato come le sue due nature artistiche potessero convivere nel pregevole doppio album “Encyclopedia of Arto” in cui nel primo disco metteva in fila una sorta di best of della sua produzione, mentre il secondo ospitava un live travolgente in cui spirito punk, rumorismo e sperimentazione andavano di pari passo. Letti a posteriori questi passaggi del suo percorso artistico non sono stato altro che le tappe di un percorso di avvicinamento necessario che lo hanno condotto alla realizzazione di questo nuovo album, che a buon diritto può essere considerato come il più compiuto e geniale della sua carriera, e ciò non solo dal punto di vista compositivo e realizzativo, ma anche da quello prettamente concettuale. Base ispirativa per questo nuovo lavoro è stato il ritmo dei tamburi atabaque, utilizzati durante i cerimoniali del culto Candomblé (la religione afro-brasiliana del supremo creatore Oludumaré e degli Orixas) che Lindasy è andato a registrare in Brasile e una volta rientrato a New York hanno preso vita i brani in cui sono confluite le suggestioni sonore tropicaliste, le increspature dell’elettronica e gli attraversamenti sperimentali, il tutto impreziosito da testi che rimandano ora ai racconti di prigionia del New England, ora a speculazione economica giapponese, ora ancora ai suoi ricordi di Napoli. Prodotto dallo stesso Arto Lindsay (voce, chitarra) ed inciso tra il Brasile e New York con la collaborazione di un folto gruppo di strumentisti composto da Paul Wilson (tastiere, piano, programming), Kassa Overal (batteria, programming), Patrick Higgins, Dadi Carvalho, Lucas Santtana, Luis Filipe de Lima (chitarre), Mike King (Hammond), Steve Barber (tastiere), DJ Omulu (programming), Gabi Guedes, Jaime Nascimento, Ricardo Braga, Iuri Passos (atabaques), Icaro Sa (atabaques, pandeiro), Berna Ceppas (chitarra midi, programming), Michael Beinhord (tromba) e Cesar Farias (repique), il disco raccoglie undici brani in cui le sue due anime si intersecano e si compenetrano fino a generare travolgenti ed originali collisioni sonore tanto audaci ed imprevedibili, quanto intense ed ispirate. Il tutto è evocato già dal titolo, che tradotto letteralmente vuol dire “Attenzione signorina”, ispirato ad un film degli anni Settanta del regista carioca Júlio Bressane e che racconta con tono molto pulp la storia di una cameriera che ammazza una dopo l’altra le sue padrone. Aperto dal groove trascinante di “Grain By Grain” con le percussioni brasiliane che si mescolano al soundscape elettronico newyorkese, il disco entra subito nel vivo prima con la brillante “Each by Each” e poi con la bossa nova di “Ilha dos Prazeres”. Se “Tangles” affascina per la sua linea melodica e per la sua ritmica sinuosa, la successiva “Deck” brilla per la sua elegante tessitura sonora. La percussiva “Vão Queimar Ou Botando Pra Dançar” ci riporta in Brasile facendo da perfetta introduzione per la splendida ballata “Seu Pai”, uno dei vertici del disco, in cui spicca la chitarra di Lucas Santtana. Le sperimentazioni estreme di “Arto vs. Arto” ci conducono verso il finale con le gustose “Uncrossed” e “Unpair” a cui segue la dolcissima “Pele de Perto” che suggella un lavoro di altissimo profilo che sarà ricordato come uno dei dischi migliori di sempre di Arto Lindsay. 


Salvatore Esposito

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