Celina Da Piedade – Sol (Sons Vadios, 2016)

Artista precoce, il cui primo concerto – dicono le sue note biografiche – risale all’età di sei anni, la portoghese Celina da Piedade (classe 1978) ha studiato al Conservatorio di Setúbal, sua città natale, dove oggi insegna. Nel suo background formativo ci sono studi accademici sul patrimonio culturale e sulla popular music, che l’hanno portata a lavorare nell’ambito dell’organizzazione di festival musicali. Titolare di molti progetti artistici e collaboratrice di uno stuolo di nomi noti del nuovo folk (Kepa Junkera, Efren Lopez, Uxia), ma soprattutto impegnata costantemente accanto a Rodrigo Leão (già con i Madredeus), la compositrice e fisarmonicista è cresciuta fin dalla fanciullezza con l’estetica folk-pop-rock di gruppi come Sétima Legião, Madredeus, Essa Entente e Sitiados. Celina è diventata nel tempo una promotrice delle musiche e delle danze tradizionali dell’Alentejo, regione da cui proviene la sua famiglia e dove sono fissate le sue coordinate emozionali , fonte di costante ispirazione. Da Piedade ha sfiorato la vittoria al Festival da Canção 2017, il concorso nazionale lusitano che l’avrebbe portata direttamente a partecipare come rappresentante del Portogallo all’Eurovision, il contest della canzone europea. Dotata di una vocalità calda, caratterizzata da un leggero vibrato, Celina si mostra artista a suo agio nella cornice elettroacustica di “Sol”, il suo terzo lavoro discografico, dove accanto agli strumenti tradizionali – viola campaniça, cavaquinho, chitarra folk e fisarmonica – ci sono chitarra elettrica, piano, basso elettrico, violoncello, contrabbasso e batteria. La cantante compone molto del materiale presentato, perlopiù scritto in coppia con Alex Gaspar, ma attinge anche ad altri autori portoghesi, come nel caso di “Cançao de Nanar” di Teresa Gentil o dell’iniziale “Assim Sou Eu”, firmata da António Avelar De Pinho e da João Gil (quest’ultimo è suo partner nel gruppo Tai Quais e produttore del disco), che con il successivo “Acredito” è il tema più cedevole alle piacevolezze pop nell’intero album. Quella della fisionomia popular è una scelta consapevole di Celina, propensa a indagare la struttura canzone, dopo un secondo album, “O Cante das Ervas”, composto interamente da brani del Baixo Alentejo. Altrove la cantante continua a lavorare sulla tradizione alentejana rivisitando la ninna nanna “Aurora Tem Um Menino” e “Altinho”, ma si cimenta anche con brani di maestri sud-americani: il Gilberto Gil di “A línha e o línho” o l’Atahualpa Yupanqui di “Piedra y Camíno”, adattato in portoghese. Il canto di Celina riluce soprattutto quando il potere della parola primeggia sull’accompagnamento strumentale minimale (“Amores de Jericò”, “Segredo”, “Neruda”, “Altinho”), ma “Sol” è nella sua interezza un disco muito bom! 


Ciro De Rosa

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