Si deve convenire con il fatto che La Macina sia uno dei fenomeni musicali più importanti in quel territorio cerniera, chiamato Marche, che è compendio di trame canore e strumentali, dialetti ed espressioni tradizionali che accomunano una bella porzione d’Italia. Nel 1968 Gastone Pietrucci (tutt’oggi leader e voce della band) ha costituto a Monsano un gruppo che ha attraversato il secondo folk revival della Penisola: ha cominciato ricercare il mondo popolare (così si diceva) poco meno di cinquant’anni fa, partendo dalla Vallesina (i suoi studi hanno trovato sostanza nella corposa raccolta “Cultura Popolare Marchigiana – canti e testi tradizionali raccolti nella Vallesina”, 1985), si è prodigato in un’incessante raccolta di canti e musiche. Tuttavia, La Macina non solo ha rivalutato forme ed espressioni della comunicazione orale, intessendo un lavoro importante di relazione con i cosiddetti ‘informatori’, ma ha riportato questi ultimi all’attenzione di un vasto pubblico locale, li ha fatti diventare protagonisti, ha ridato loro dignità (per esempio, si veda il disco del Gruppo Filandare di Jesi “Io vado allà filanda”), ha favorito la ritrasmissione della cultura tradizionale delle Marche. Per di più, La Macina si è mossa sul terreno della riattivazione di forme rituali (pensiamo alle Pasquelle) e della ricerca disseminata nelle scuole del territorio. Di più, ha fatto del dialogo con altri artisti uno dei suoi punti di forza, aprendosi a collaborazioni, tra le come quelle con De André, Rossana Casale, Valeria Moriconi, Giovanna Marini, Banda Osiris, Moni Ovadia, ma qui ci piace soprattutto ricordare il mischiare i codici e l’estetica folk e rock nello straordinario sodalizio con i conterranei Gang. La Macina ha prodotto diciotto album e tante pubblicazioni e ha dato vita a molteplici esperienze culturali dialogiche, che hanno abbattuto ogni confine, sempre con l’idea di servire la cultura orale. Come Pietrucci scrive nella “Prefazione” al volume edito da Squilibri – il secondo della collana “Crinali” –, mancava un CD de La Macina registrato dal vivo, ora realizzato con il crowdfunding. Dalla serenata alla filastrocca, dalla ballata arcaica al canto satirico, dallo stornello al canto rituale e religioso, con in più la chicca della fiaba finale, ci troviamo di fronte a un itinerario composito nelle espressioni tradizionali, segnato da grande intensità canora e musicale; è il canto nudo di forme antiche e popolari di Gastone Pietrucci, aedo incomparabile e tenace, custode della memoria e rinvigoritore del mondo orale, che si appoggia a rivestimenti strumentali ben dosati e mai eccessivi. Naturalmente, ad accompagnare il CD ci sono i contributi editoriali di ‘amici’ de La Macina: Francesco Scarabicchi (“Tramandare”), Allì Caracciolo (“Un live di vera vita”), Massimo Raffaeli (“Tre pensieri per La Macina”), Carlo Cecchi (con un dipinto e la nota “La finestra sul confine”) e i disegni di Simone Massi. Oltre alle note e alle parole, non da ultimo, ci sono le immagini: il DVD “Gastone se canti, te lega”, curato da Filippo Paolasini e Paola Ricci, racconta luoghi, contesti e incroci umani e artistici di questo lungo e appassionato, ostinato lavoro di resistenza umana, di amore per la ricerca. Il documentario si articola in tre sezioni tematiche: “Storia de La Macina” procede tra la storia del gruppo, la ricerca e i dischi; invece in “Informatori o Alberi di canto” si parla dei testimoni della cultura orale marchigiana, imprescindibili docenti senza i quali nulla di tutto questo di cui parliamo ci sarebbe; infine, “Grandi incontri”, ossia il racconto delle presenze che hanno contribuito a rendere unica la vicenda artistica de La Macina. Insomma, una storia da raccontare, dovuta e necessaria, che continua.
Ciro De Rosa
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