Gianni Olla è il curatore della Rassegna cagliaritana denominata “La musica nel cinema sardo d’ambiente” (Cagliari, 3 marzo - 18 maggio 2016). È un critico cinematografico, autore di diversi saggi e opere, in passato docente di “Storia e Critica del Cinema” presso le Università di Cagliari e Sassari. Da studente ha coltivato la passione per il cinema, fino a quando, negli anni Ottanta, ha iniziato a lavorare per RAI 3, dove gli è stato proposto di curare trasmissioni per raccontare la Sardegna tramite filmati storici. Un meticoloso lavoro di ricerca l’ha portato a catalogare centinaia di documenti visivi.
L’Isola ha sempre suscitato l’interesse di registi italiani e stranieri. Il documento più antico (fino a oggi noto) è del 1899, commissionato dai fratelli Lumière per mostrare il viaggio di Umberto I e Margherita di Savoia da Cagliari a Sassari. Il cinema in principio era muto. In seguito è iniziato il connubio immagini-suoni che, in ambito multimediale, permette approcci differenziati in termini di analisi e di ricerca, argomenti che esulano dal contesto dell’articolo.
Da esperto e profondo conoscitore della cinematografia sarda, Olla ha voluto evidenziare alcuni tratti dello sviluppo in relazione alla musica, una delle forme di espressione più rappresentative della cultura sarda. Con il ciclo di proiezioni e incontri di approfondimento, ha posto l’accento su un tema poco dibattuto, capace di dare risalto a illustri personaggi dell’etnofonia sarda nonché a musicisti e compositori sardi quali Gavino Gabriel, Ennio Porrino, Paolo Fresu, Romeo Scaccia. Nella Rassegna è prevista la proiezione di filmati realizzati dagli anni Venti del secolo scorso fino ai giorni nostri, con un’intera giornata dedicata al cineasta Renato Morelli, outsider dell’antropologia visiva in Italia il quale, insieme all’amico Pietro Sassu, a partire dagli anni Settanta, ha sistematicamente valorizzato (soprattutto) la polifonia liturgica e paraliturgica sarda, come regista, etnomusicologo e produttore. Lo scorso novembre, Morelli ha presentato il documentario “Voci del Sacro”, che ha ottenuto ampi consensi e riconoscimenti.
Il 2 marzo, la Rassegna “Musica nel cinema d’ambiente sardo” si è aperta con un omaggio a Gavino Gabriel, deceduto nel 1980 all’età di novantanove anni. A lui si devono importanti saggi, tra cui “Canti di Sardegna” (1923). Come compositore, vengono primariamente ricordati l’opera “La Jura” e il quartetto d’archi “Suite Galluresi”.
Nel 1932, girò quattro brevi cortometraggi, nei quali venne utilizzato un sistema sonoro innovativo (“Photophone”) che consentiva di registrare in diretta. Nello stesso anno venne nominato direttore della Discoteca di Stato (Roma), nella quale operò per la conservazione del patrimonio etnofonico nazionale. Del 1936 è “Nei paesi dell’orbace”, cortometraggio riferito alle tecniche di lavorazione della lana, girato in prevalenza nel paese di Desulo (Nu). Di primaria importanza è il documentario «Etnofonologia di Sardegna» (1953), curato per la parte testuale insieme al regista Remo Branca, nel quale sono state tra l’altro documentate diverse forme di canto polivocale, tra cui quelle della Gallura (“tasgia”) e del canto “a tenore”.
Il 16 marzo, la serata sarà inizialmente centrata su “Ennio Porrino e la musica da film”, con un intervento della musicologa Myriam Quaquero, autrice di una monografia (2010) dedicata al compositore cagliaritano e di altre opere riferite allo sviluppo della musica colta nell’Isola. A seguire la proiezione di cinque filmati, tra i quali si evidenziano quelli del regista Fiorenzo Serra: “Costumi della Sardegna” (1952), “Artigiani della creta” (1956), Immagini dell’Isola (1961).
Simbolo della “sarditas” documentaria, Serra (che abbiamo conosciuto negli anni Ottanta grazie a Diego Carpitella) era uomo signorile e riservato, la cui filmografia consta di (almeno) una cinquantina di titoli. Curiosa è la sua avventura di cineasta, iniziata nel dopoguerra. Dopo la laurea in “Scienze Naturali”, fondò una casa di produzione. È raro trovare tematiche riferite alla cultura agro-pastorale e artigianale che non siano state documentate con raffinato gusto estetico ed elevata competenza tecnica da Fiorenzo Serra, deceduto nel 2005 a Sassari, città nella quale, dal 2015, è stato istituito un Premio cinematografico in suo onore. Sempre il 16 marzo saranno proiettati anche i filmati “L’acqua dei poeti” (del 1956, con la regia di Gian Paolo Callegari) e “Tu madre, tu Sardegna” (del 1990, di Stefania Porrino e Pasquale Satalia).
Il 23 marzo sarà il giorno dedicato a Renato Morelli, con la proiezione di due film etnomusicologici: “Su Concordu: La Settimana Santa a Santulussurgiu” (1988) e il citato “Voci del sacro. La Settimana Santa a Cuglieri”. Morelli è figura di spicco della ricerca etnomusicale italiana. Si è sempre contraddistinto per uno stile registico peculiare, con opere che hanno il pregio di saper coniugare le esigenze della ricerca con quelle espressivo-cinematografiche. Per un approfondimento, rimandiamo alla visione del suo sito multimediale, dove è specificato l’articolato percorso di ricerca anche come musicista (suona clarinetto, chitarra e fisarmonica), essendo attivo in tre differenti Gruppi ispirati alla musica popolare ed etnica.
Il film “Passaggi di tempo: il viaggio di Sonos ’e memoria”, di Gonario Cabiddu, sarà proiettato il 30 marzo, con la presentazione dello stesso regista intorno al tema “Esplorare la musica contemporanea dei film sardi”. Il film comprende il rimontaggio di numerosi spezzoni ripresi da filmati storici prodotti dall’Istituto Luce. Le immagini parlano più di mille parole, il film segue una sua poetica esaltata da un efficace montaggio e dall’espressività delle immagini in bianco e nero, tanto da meritare di essere visto senza commento sonoro. Quando venne presentato (2011), il “Viaggio” di Cabiddu ricevette ampi apprezzamenti anche grazie alla colonna sonora realizzata con la direzione di Paolo Fresu e la partecipazione di musicisti e suonatori sardi, tra cui il “coro” confraternale di Santu Lussurgiu, Elena Ledda e Luigi Lai.
Il 6 aprile, verrà ricordato Andreas Fridolin Weiss Bentzon, contrabbassista e antropologo danese, deceduto a soli trentacinque anni. Dagli anni Cinquanta, concentrò i propri studi sulle launeddas, documentando con attenzione le caratteristiche dello strumento tricalamo e l’uso in ambito sociale. Era avanti con i tempi e, quando in vita, a parere di chi scrive, non venne adeguatamente valorizzato dalle istituzioni neppure in ambito accademico. Numerose le registrazioni sui principali suonatori dell’epoca, ma altrettanto importanti sono anche le bobine filmiche da lui girate ai fini della ricerca. “Is Launeddas” è il titolo del film che verrà proiettato con la presentazione di Gianni Olla e di Dante Olianas, coordinatore dell’associazione culturale “Iscandula” che, tra gli scopi statutari, comprende la promozione delle launeddas anche attraverso attività didattiche. La revisione e la regia del film “Is launeddas” erano state affidate a Fiorenzo Serra. Tra i numerosi suonatori che collaborarono con Bentzon, resta tra noi solo Giovanni Casu di Cabras al quale, nel 2010, è stata dedicata un’opera monografica etnorganologica (“La Cultura delle Launeddas”). Di seguito al film “Is launeddas”, verrà proiettato “Aurelio, il grande maestro della musica sarda” (1992), di Dante Olianas e Rosalie Schweizer, riferito al suonatore Aurelio Porcu di Villaputzu, già allievo di Antonio Lara, verosimilmente il più illustre suonatore della tradizione sarrabese insieme al virtuoso Efisio Melis, dei quali Bentzon scrisse diffusamente nelle sue opere.
Roberto Leydi è stato massima autorità in ambito etnomusicologico. In modo discreto ha svolto il ruolo di promotore anche per la musica sarda, soprattutto attraverso i suoi “collaboratori” (tra cui Pietro Sassu, Febo Guizzi, Renato Morelli, Paolo Mercurio, Ignazio Macchiarella, Paolo Angeli) o esecutori locali (quali, ad esempio, il “tenore” di Orgosolo e i “cantores” di Orosei).
Negli anni Settanta e Ottanta, a Milano, a Como e a Bologna, ebbe modo di dare rilievo in ambito istituzionale a suonatori di spicco della Sardegna, tra cui Luigi Lai e Peppe Cuga, suonatore di bidulas a Ovodda (Nu). Oltre a essere stato il più prolifico etnomusicologo italiano del Novecento, si è distinto anche come divulgatore, curando diverse rassegne teatrali e concertistiche di successo, tra cui il noto spettacolo “Bella Ciao”. Leydi, insieme alla moglie Sandra Mantovani, ha avuto il merito di dare impulso al movimento di ricerca genericamente definito “Folk Revival”, teso a far emergere, anche tramite spettacoli e concerti, la ricchezza del patrimonio etnofonico nazionale. In questo contesto, è possibile dare risalto all’evento da lui organizzato nel 1966-67, dal titolo “Sentite buona Gente”, inserito organicamente nel programma del “Piccolo Teatro” di Milano, con la regia di Alberto Negrin. Nel 2015, Domenico Ferraro (Università di Roma) ha pubblicato un libro, teso a rievocare l'ambiente storico-sociale di quegli anni, in relazione al fermento di ricerca indirizzato alla riscoperta del repertorio popolare. Ferraro è atteso a Cagliari il 15 aprile, per dibattere su “Musiche e cultura nel secondo dopoguerra” con Alberto Negrin e il giornalista Giacomo Serreli. Nella serata saranno presentati degli estratti ripresi dallo spettacolo “Sentite buona gente”, integrati da inediti. Pare opportuno ricordare che allo spettacolo parteciparono diversi suonatori (e ballerini) popolari italiani tra cui, per la Sardegna, quelli di Maracalagonis e il “tenore” di Orgosolo, coordinati dal poeta-cantore Peppino Marotto.
Del 1929 è il film muto “La Grazia” del regista Aldo De Benedetti, nel quale si racconta di Elias, giovane che ha ereditato delle terre in un paese montano della Sardegna, dove s’innamora della giovane pastorella Simona dalla quale avrà un figlio. L’intreccio narrativo prevede il tradimento con una ricca donna. Dai familiari di Simona, Elias sarà catturato e condannato a morte a causa del disonore arrecato. In conclusione il lieto fine, con la riappacificazione e il prevalere dell’amore familiare.
Il film è un omaggio alla produzione letteraria di Grazia Deledda la quale, solo tre anni prima, era stata insignita del Premio Nobel. Del film originale si era conservata una sola copia nella “Cineteca nazionale italiana”, restaurata grazie al contributo di un quotidiano sardo, per una riedizione sonora con musiche di Romeo Scaccia. Il film verrà proiettato il 20 aprile e sarà occasione per discutere sul tema “Musicare il cinema sardo del passato”, ricordando la figura di Aldo De Benedetti che è stato anche apprezzato sceneggiatore e commediografo. Il regista era nipote del letterato Cesare Donati, accademico della Crusca e sovrintendente delle Belle Arti di Firenze. Sua madre, Ada Donati, era invece traduttrice e attiva promotrice di un salotto letterario romano. La presentazione della serata sarà curata da Sergio Naitza, critico cinematografico, che avrà modo di dialogare con Romeo Scaccia, in merito alle particolarità delle composizioni scritte di accompagnamento al film. In veste di presentatore e compositore, Scaccia sarà presente in sala pure il 4 maggio, per discutere con Giancarlo Cao sul tema “Esplorare la musica contemporanea nei film sardi”. Cao è il regista di “Terra d’acqua”, del 2007, lungometraggio musicato dallo stesso Scaccia, dove viene narrato un lungo percorso per immagini (dal “fiume al mare”), mostrando la bellezza e la ricchezza dei paesaggi e degli ambienti tipicamente sardi. In una recensione, Gianni Olla ebbe a scrivere: “… Non si sa come definirlo: documentario è limitativo ma anche eccessivo (non documenta, mostra poeticamente)... forse la definizione migliore è “sinfonia visiva”, alla maniera dei vecchi e preziosi film dell'avanguardia storica che costruivano la loro significazione sul rapporto tra luoghi e ritmi musicali”.
La serata conclusiva della Rassegna cinematografica è prevista il 18 maggio, con la proiezione di “In viaggio con la musica” (di Marco Lutzu e Valentina Manconi) e “Il canto scaltro” (di Michele Mossa e Michele Trentini), filmati rispettivamente del 2005 e del 2008. Gli Autori saranno presenti in sala per discutere di “Cantadores e rimatori del presente”.
Dato l'ambito giornalistico, è stato possibile parlare solo per sommi capi della Rassegna cagliaritana, tuttavia è opportuno rilevare la lucidità con la quale Gianni Olla sia riuscito a cogliere nel segno, spalancando con metodo una porta che conduce direttamente a un ampio dibattito interdisciplinare, con notevoli implicazioni di carattere etnomusicologico e musicologico. Una proposta di approfondimento culturale che, per interesse e vastità degli argomenti da trattare, meriterebbe di svilupparsi in un coordinato percorso di ricerca, per poi culminare nella pubblicazione di una poderosa opera che, è facile prospettare, diventerebbe pietra miliare negli studi della musica sarda. Studi dei quali piace qui (doverosamente) ricordare anche quelli di Giulio Fara e di Giovanni Dore, massimo esperto del patrimonio organologico regionale che divulgò pure in ambito televisivo.
Quando le Istituzioni pubbliche riescono sinergicamente a collaborare, è possibile realizzare eventi di ampio respiro, come dimostrato dalla Rassegna “La Musica nel cinema sardo d’ambiente”, promossa dalla Società Umanitaria – Cineteca Sarda, con il patrocinio della Regione Sardegna. Merito al Curatore e agli Organizzatori. A coloro che non potranno assistere alle proiezioni, suggeriamo di ricercare informazioni nel web o negli archivi visivi, dove è possibile rinvenire numerosi filmati storici (e non) che meritano di essere visti con occhi disincantati e spirito critico, per non dimenticare le solide radici sulle quali si è sviluppata la cultura sarda.
Paolo Mercurio