Daniele Tenca - Love Is The Only Law (Route 61 Music, 2016)

A tre anni di distanza dall’ottimo “Wake Up Nation”, che seguiva l’altrettanto pregevole “Live For The Working Class” del 2011, Daniele Tenca torna con “love Is The Only Law”, album prodotto con il bluesman Guy Davis e Antonio “Cooper” Copertino ed inciso con la sua ormai inseparabile band composta da Heggy Vezzano alla chitarra, Luca Tonani al basso e Pablo Leoni alla batteria. Laddove i precedenti lavori si caratterizzavano per tematiche di carattere sociale, questo nuovo disco vede il cantautore milanese spostare la sua attenzione verso temi di carattere più personale e riflessivo, così come lui stesso ha sottolineato: “Con “Blues For The Working Class” e “Wake Up Nation” ho vestito i panni scomodi del grillo parlante, con temi come la precarietà del lavoro e la crisi economica e sociale ho provato a raccontare qualcosa di tutti noi. Adesso voglio raccontare molto di me, con la consapevolezza che raccontando di me, dirò forse anche molto di voi, o almeno lo spero”. Concepito quasi fosse un vecchio long playing, il disco presenta otto brani, suddivisi tra un ipotetico lato A e lato B, caratterizzati da un sognwriting maturo e di grande spessore lirico nel quale si incrociano la passione per Bruce Springsteen e quelle per il blues, il tutto permeato da una originale cifra stilistica. Dal punto di vista prettamente musicale questo incrocio tra Nebraska e Mississippi, roots rock e blues, si traduce in un sound ricco di sfumature e dalla profonda potenza evocativa. Ad aprire il disco è la prima parte della title-track, un brano dalla trama folk-blues nel quale la chitarra di Tenca e quella di Guy Davis, dialogano in modo superbo, celebrando l’amore che redime da ogni cosa. Si prosegue con la chitarra di Vezzano e la lap steel di Tenca che guidano il crescendo rock-blues di “The Day You Say Sorry” nelle cui trame si nasconde il rimpianto per una storia d’amore finita, mentre la successiva “Along Your Path” ci porta in territori rhythm and blues con i fiati di Riccardo Gibertini e Marco Zaghi in gran spolvero. Se uno dei vertici del disco arriva con la splendida rock ballad “Hunted house”, in cui brillano la chitarra di Vezzano e il pregevole testo del cantautore milanese, la successiva “Hard to let you go” ci offre un’altra profonda riflessione su una storia d’amore difficile, intessuta tra le corde delle due chitarre elettriche. L’oscura “Darker Side” vede nuovamente protagonista Guy Davis, ma a colpire è certamente l’intensità poetica del blues di “Panthom pain” e la trascinante “Colors #1” con la chitarra di Leo Ghiringhelli a tirare la volata alle sei corde di Vezzano e Tenca, per un brano che promette di essere tra i più apprezzati dal vivo. Chiude il disco la seconda parte della title-track, proposta in una rovente versione elettrica full band, commiato perfetto per un disco pregevolissimo che promette di restare a lungo nel nostro lettore. 


Salvatore Esposito
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