Di solida formazione classica, Gianna e Laura Caronni, gemelle argentine nate in Svizzera (dove i genitori si trovavano per via del golpe militare) e cresciute a Rosario, dopo che la nostalgia aveva spinto la famiglia a ritornare in patria, molto attive come concertiste nell’orchestra accademica del Teatro Colòn di Buenos Aires e in altri ensemble, sul finire degli anni ’90 si trasferiscono in Francia e, dopo aver perfezionato gli studi al conservatorio di Lione, si stabiliscono a Bordeaux. Provenendo da un Paese di immigrati come l’Argentina, nel loro pedigree familiare ci sono tracce di Italia, Russia e Irlanda. La vita artistica le ha portate a collaborare, tra l’altro, con connazionali trapiantati in Francia del calibro di Juan Cedron e Juan Carlos Cáceres (il loro mentore scomparso lo scorso anno, una delle due figure alla cui memoria è dedicato l’album; l’altra è la mamma). Dopo “Baguala de la Siesta” (2011) e “Vuela” (2013), il terzo capitolo discografico delle due sorelle, “Navega Mundos”, è opera che strega al primo ascolto. Gianna (voce e clarinetto, clarinetto basso) e Laura (voce, violoncello e violino) presentano un programma in undici brani, misurato su elegante leggerezza e tensione creativa, arrangiamenti asciutti e minimalisti, che tiene sempre saldi i fili con le espressioni musicali tradizionali della madrepatria. Manco a dirlo, le voci delle due gemelle si integrano appieno così come la loro perfetta comunione in scena; mescolano influenze jazz, chanson francese, accenti klezmer e sviluppi cameristici. Il fiume guarda la gente passare in “Agua de rio”, firmato da Laura, l'apertura per sole voci e tocchi percussivi. In “La melodie des choses” le sorelle musicano Rainer M. Rilke muovendosi tra lirismo, archetti sospesi e respiro vitale del clarinetto. Ci trasporta nella tradizione brasiliana del choro “Maria” (con le percussioni di Ceïba) e in quella argentina “La Chica del 47”, illuminata dal fisarmonicista Raúl Barboza, maestro del chamamé nordestino. Ancora riferimenti letterari in “Macondo”, tributo a Gabriel Garcia Marquez, che è lo sviluppo di un’improvvisazione composta il giorno della sua scomparsa. Sorprendente quanto incisiva è la rivisitazione delle visioni andaluse dei Doors di “Spanish Caravan”. Sola voce e percussioni in “Amanece”, brano in cui ritorna la metafora acquatica, che è un tema ricorrente nel disco. “Turchinsky Canzonetta” fa incontrare una dolente melodia ashkenazita con il lirismo italiano in un atto di amore verso i propri nonni. Di nuovo la Spagna, che è stata fonte di ispirazione per Gianna durante un viaggio (“El Español”), mentre il paesaggio del nord-ovest argentino è evocato in “Cansino”. Con “Preludio y Habanera”, invece, prende il sopravvento lo spirito del Sur re-immaginato con nobiltà classica da artisti come Villa-Lobos, la cui lezione le due sorelle non dimenticano. A chiudere questa eccellente prova delle Hermanas Caronni ci pensa “Ya me voy”, in cui ritroviamo i guizzi e le tenerezze del mantice di Barboza.
Ciro De Rosa
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