Orchestra multietnica di base a Stoccolma, la Världens Band nasce nel 2012 dall’idea della folk band svedese Kolonien di creare un ensemble che riunisse nel suo organico musicisti dal diverso background culturale e musicale, per intraprendere un percorso di ricerca e condivisione, partendo dal dialogo tra le diverse tradizioni musicali. Al progetto messo in piedi dalla band scandinava hanno subito aderito con entusiasmo gli inglesi Last Orders già vincitori del BBC Radio 2 Young Folk Award, gli scozzesi Rura, il cantante griot senegalese Abdou Cissokho, e le voci dell’indiana Charu Hariharan e dell’israeliana Navah Elbaz. Questi straordinari musicisti, provenienti da sette nazioni differenti e da tre continenti diversi, hanno unito le forze sotto la guida della leggenda della folk music svedese Ale Möller, ed insieme hanno cominciato a sperimentare il dialogo tra le rispettive radici musicali, dando vita ad un sound tanto originale quanto travolgente che prende le mosse dal Nord Europa, si bagna nelle acque del Mediterraneo, raggiunge il cuore dell’Africa ed approda in India. Il seguito racconta di un percorso artistico entusiasmante, caratterizzato da tre tour in Svezia ed uno in Inghilterra, culminato con la pubblicazione nel 2014 del disco dal vivo “Världens Band Live at Nataraj Records”. Ad un anno e mezzo di distanza ritroviamo l’orchestra multietnica svedese alle prese con il primo album in studio “Transglobal Roots Fusion” che, sin dal titolo, evidenzia in modo chiarissimo l’intento di aprire nuovi sentieri nella world music, non limitandosi semplicemente alla commistione e alla contaminazione sonora, ma puntando piuttosto a ricercare le comune radici melodiche e ritmiche tra le varie tradizioni musicali. La musica come linguaggio universale si sveste della superficialità del luogo comune per diventare qualcosa di tangibile e reale, oltre i confini, i pregiudizi, e le differenze di razza o religione. Composto da sette brani, tutti ben oltre i cinque minuti di durata, il disco si apre con le sonorità mediorientale di “Tamzara” spinta dall’intreccio tra voci, archi e percussioni. Si prosegue con le suggestioni indiane di “Thilana” in cui brilla la voce della straordinaria Charu Hariharan, incorniciata dal dl dialogo tra violino, corde e pipes. Se “Revolution”, costruita intorno alla voce ed alla kora di Abu Cissokho, ci conduce in Africa, la successiva “Krafthalling” vede una melodia scozzese sposare il rap indiano. Il vertice del disco arriva però con la travolgente “Farewell to Govan: Superfly” che si apre con la tenute trama acustica della chitarra per evolversi in un crescendo di grande atmosfera tra cornamuse e percussioni che evoca le Highlands Scozzesi. I due brani finali “Meditaraneo Medleys” e “Leva – Na Balo Giva” racchiudono il senso di tutto il disco, ovvero la ricerca di un sound che diventa linguaggio globale, nel dialogo tra culture e suoni differenti.
Salvatore Esposito
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