Luigi Lai, la musica è vita dedicata alle launeddas

Acclamato nel mondo, Luigi Lai è il più noto suonatore di launeddas, insignito di onorificenze pubbliche e private, esposte presso l’Accademia delle Launeddas, struttura culturale polifunzionale che il maestro di San Vito (CA) ha istituito nei locali sottostanti la sua abitazione, a partire dal 2008. La prima volta che sentii la musica delle launeddas avevo otto anni: fu amore a prima vista. Per imparare a suonare bene questo strumento bisogna dedicargli la vita, non banalizzarlo, come oggi in troppi fanno: questo insegno innanzitutto ai miei allievi.  
Lai è il più anziano suonatore di launeddas in attività, ma è giovane di spirito, costantemente proteso verso la ricerca, l’innovazione e l’integrazione fra i linguaggi musicali. È senza dubbio personaggio chiave per comprendere lo sviluppo dello strumento tricalamo sardo soprattutto dai primi anni Settanta, quando il suonatore tornò a vivere in Sardegna dopo quindici anni di attività lavorativa in Svizzera. 

Una formazione popolare e “accademica”
A differenza di numerosi suonatori popolari della sua generazione, Lai possiede avanzate conoscenze di teoria musicale e di pratica strumentale, che ebbe modo di approfondire presso l'Accademia Musicale di Zurigo. Negli anni Sessanta, oltre alle launeddas e alla fisarmonica (nel dopoguerra ha studiato per un triennio con il maestro Pillolla), iniziò a suonare il sassofono (sotto la guida di Ubaldo Marguti), strumento con il quale, ancora oggi, si esercita intensamente nel tempo libero. 
Nato nel 1932 a San Vito (paese del Sàrrabus nel quale risiede), a otto anni si appassionò alle launeddas a seguito dell’ascolto di un’esecuzione dal vivo di Vincenzo Piroddi, suo compaesano.
Chiese ai genitori di acquistargli lo strumento, ma il padre (lavorava come minatore) e la madre non rimasero particolarmente entusiasti della richiesta, perché a San Vito era diffusa una convinzione popolare secondo la quale si favoleggiava che i suonatori di questo strumento avrebbero avuto vita breve. In altri paesi dell’Isola le launeddas venivano addirittura considerate strumenti “demoniaci” e di conseguenza non sempre erano ben visti i relativi suonatori, ma si tratta di leggende alle quali Lai non diede mai peso se non per evidenziare oggettivi rilievi di tipo folclorico.

L’incontro con Antonio Lara ed Efisio Melis
Il piccolo Luigi la spuntò: dai genitori gli furono donate le launeddas. Iniziò ad apprendere nozioni musicali da Felice Sirigu, suonatore locale di mandolino. Successivamente, visti i buoni risultati, il padre lo mandò a lezione a Villaputzu da Antonio Lara, maestro cui Lai rimase affezionato tutta la vita elogiandone la bravura, il rigore nell’insegnamento e la signorilità del comportamento. 
Furono anni d’intenso studio. La tecnica d’apprendimento era consolidata. Ciò che insegnava Lara, il piccolo Luigi doveva memorizzare e provare di continuo, fino al raggiungimento ottimale dei risultati. L’investimento del padre si rivelò proficuo, perché, dati i rapidi progressi del giovane allievo, a Lai venne presto permesso di affiancare il maestro durante l’accompagnamento delle processioni e dei balli. Il suo esordio musicale avvenne a Barumini, nel 1948, durante la festa di Santa Maria. Gradualmente ebbe poi modo di essere apprezzato come solista e venne scritturato per suonare in diversi paesi dell’Isola. 
Lara, inoltre, gli permise di entrare in contatto con il virtuoso delle launeddas, Efisio Melis (parente di Lara), originario di Villaputzu, trasferitosi a Cagliari, in Via Barcellona, nel popolare quartiere di Marina, vicino al porto.
Dice Lai: "A questi due maestri devo moltissimo, ma artisticamente mi sento assai vicino a Efisio Melis, perché era un eccellente virtuoso e, al contempo, un innovatore. Come suonatore meritava molto più di quello che ottenne in vita. Fu poco compreso; non mi risulta che gli studiosi lo abbiano adeguatamente valorizzato.  Nel periodo trascorso in Svizzera, lo incontrai saltuariamente. Quando decisi di tornare a vivere in Sardegna era da poco deceduto, ma rimasi emozionato per quanto mi riferì la figlia:- Babbo chiedeva sempre di te … ed era solito dire che dopo di lui tra i suonatori c’era solo Luigi Lai". 
Pur avendo negli anni maturato uno stile personale, Lai è il suonatore che più si avvicina alla mentalità innovativa di Efisio Melis. Discutendo con il maestro ho potuto verificare un’apertura verso la musica a 360 gradi, con una propensione verso la ricerca, tesa al confronto-incontro con altri musicisti e stili musicali, grazie ai quali è possibile allargare gli orizzonti esecutivi e rinnovare il potenziale sonoro e compositivo delle launeddas. 
Lai non ha mai rinnegato la sua formazione popolare della quale ha sempre fatto tesoro, tuttavia ritiene impensabile suonare come sessanta, settant’anni or sono. I tempi sono cambiati come pure le richieste, comprese quelle discografiche. Un tempo si suonava prevalentemente in processione o per i balli, oggi quasi sempre in forma di concerto su un palco. Un tempo si suonava per i sardi; i ballerini e il pubblico erano competenti, bisognava conoscere bene il repertorio tradizionale. Oggi il pubblico è eterogeneo e sempre più internazionale, non sempre in grado di distinguere le capacità tecniche ed espressive dei singoli suonatori. Secondo Lai, il contesto originario nel quale si suonavano le launeddas è molto cambiato, di conseguenza può divenire ancora funzionale solo in alcuni ambiti, quali quelli delle sagre tradizionali come, ad esempio, quella di Sant’Efisio a Cagliari alla quale partecipa con continuità da oltre quarant’anni. Come artista, Lai non desidera imposizioni e rivendica la libertà di suonare come meglio crede, tenendo conto delle esigenze del pubblico odierno e di quelle sue di musicista e compositore. 

Le incisioni discografiche e le collaborazioni musicali
La prima incisione discografica, intitolata Luigi Lai e le sue launeddas, risale al 1963, con un 45 giri pubblicato per l’etichetta svizzera “Élite Special”, nel quale sono eseguiti due balli con i cuntzertus  ispinellu (in sol) e mediana a pipia (in do). 
Tornato a vivere in Sardegna nei primi anni Settanta, si diede da fare per valorizzare come solista lo strumento tricalamo che, sempre più, veniva soppiantato a vantaggio dell’organetto o della fisarmonica. In proposito ritengo sia utile leggere quanto scritto a proposito della carriera del suo caro amico e stimato suonatore di organetto e fisarmonica, Totore Chessa, con il quale spesso Lai si esibisce in duo. 
Negli anni Settanta, inizia il solido connubio tra Luigi Lai e i suonatori di varia estrazione musicale. Questa tendenza a fuoriuscire dal repertorio folclorico per aprirsi al nuovo e al moderno verosimilmente iniziò già in precedenza, durante il periodo di permanenza in Svizzera, ma ebbe una forte espansione dopo che venne scritturato da Angelo Branduardi, particolarmente in voga negli anni Settanta a seguito del successo ottenuto con la riproposizione in chiave moderna di "Alla Fiera dell’Est", un’antica nenia popolare.  
Come il maestro ha avuto modo di ricordare, tutto avvenne quando meno se lo aspettava. Al termine di un concerto tenuto con Dionigi Burranca, in un locale romano venne contattato dal fratello di David Zard (impresario musicale) per partecipare come solista al disco "La pulce d’acqua" di Angelo Branduardi. Le launeddas di Lai furono sovra incise nei brani "Poeta di corte" e "Ballo in fa diesis minore". 
Dopo di allora iniziò una tournée con alcune decine di concerti.  Da quel momento Lai è divenuto il suonatore simbolo della tradizione sarda, che farà conoscere tenendo concerti in tutto il mondo, collaborando anche con illustri rappresentanti della musica popolare isolana (Maria Carta, Totore Chessa, il Tenore di Bitti “Remunnu ‘e Locu”, di Neoneli …) o della musica jazz (Paolo Fresu, Enrico Rava, Tullio De Piscopo, Enzo Avitabile, Gavino Murgia, Attilio Zanchi, Enzo Favata…). Intenso è il rapporto intessuto con il ricercatore e suonatore di cornamusa Barnaby Brown, il quale ha di recente dedicato a Lai e alle launeddas un primo cortometraggio.
Per meriti artistici, nel 1985, Lai è stato nominato Maestro del Folklore, e, nel 1988, Cavaliere della Repubblica. Di recente, nel dicembre del 2014, è stato insignito del titolo di Ufficiale della Repubblica. Tra le numerose incisioni discografiche, si ritiene utile citare i due volumi del cd "Is Launeddas" (1985), "Canne in Armonia" (1997) e "S'arreppiccu" (2003). 

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