L'etichetta italiana Route 61 da qualche tempo si è
specializzata nello scoprire talenti e perle nascoste della musica roots, folk
e West Coast, e spesso ci regala gustose proposte musicali come Father And
Sons, disco inciso da Donald & Jen MacNeill con i Lowlands, band pavese
guidata da Edward Abbiati. Questo disco vanta radici lontane nel tempo, perchè
negli anni novanta questi ragazzi si ritrovarono in una sperduta isola
dell'arcipelago delle Ebridi in Scozia, e lì vennero a conoscenza che Donald
MacNeill, che li ospitava, nel tempo libero si divertiva a scrivere canzoni
folk per la gente del luogo, e rimasero molto colpiti dall'ascolto delle sue
storie. Vent'anni dopo quasi per caso, Donald e Edward si sono ritrovati per
rimettere mano a quel repertorio, ricco di storie come quella della nave
Arandora Star, che carica di italiani, fatta affondare nel 1940 al largo
dell'isoal di Colonsay, o quelle che narrano di gente comune e di luoghi dimenticati.
E' nato così Father And Sons, disco prodotto da Edward Abbiati e dal
chitarrista Roberto Diana, ed inciso negli Studi Little Pink di Pavia nel 2010.
Il disco raccoglie dodici brani, che ci svelano un cantautore-artigiano in
grado di confrontarsi con quelli che sono i mostri sacri del folk britannico da
Ralph McTell a Bert Jansch passando per i Fairport Convention e Allan Taylor,
il tutto senza perdere di vista una connessione con la tradizione dei
songwriters americani. Al fianco di Donald MacNeill troviamo la figlia Jen, che
impreziosisce con la sua voce e il suo flatuo i vari brani, ma soprattutto gli
ottimi Lowlands, che grazie al violino di Chiara Giacobbe, le voci e le
chitarre di Roberto Diana e Ed Abbiati e la fisarmonica di Bonfiglio, imprimo
al disco sonorità moderne che mescolano al folk di matrice inglese elementi
roots-rock. Ad aprire il disco è Fair Tides, che rimanda idealmente a Streets
Of London di Ralph McTell, ma è solo una suggestione perchè sin da subito si
scopre come Donald MacNeill riesca ad imprimere ad ogni suo brano un tocco di
originalità ora nella composizione ora nel cantato. Il disco raccoglie il
meglio delle composizioni del cantautore scozzese, il tutto con l'aggiunta di
nuovi arrangiamenti e qualche brano nuovo di zecca. Durante l'ascolto si
percepisce chiaramente come ad essere valorizzare siano le storie raccontate
dai vari brani, che pur raccontando eventi lontani riescono a suscitare grandi
emozioni come nella migliore tradizione musicale inglese. Si spazia così dal
ricordo lontano del primo giorno di scuola di The School Rom alla splendida ode
d'amore alla propria terra di Fair Tides, fino a toccare gli spaccati di vita
di Wear Something Simple. Non mancano due brani strumentali come Farewell To
Govan dove brilla il low whistle di Jean MacNeill e la divagazione nel
bluegrass di Bouncing Babies. Il vertice del disco lo si tocca però con la
splendida What'll We Do che sul finale ci regala un'altra bella dose di
emozione. Father And Sons è un disco di puro artigianato folk, come non se ne
sentivano da tempo, e siamo certi che cercarlo ed ascoltarlo fino in fondo non
sarà un'impresa vana ed avara di emozioni.
Salvatore Esposito
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