Troppo in fretta dimenticato, Gino Negri è senza dubbio una
delle figure più complesse e allo stesso tempo sottovalutate della musica
italiana. La sua carriera eclettica sempre in bilico tra musica, cabaret e
teatro, lo ha reso un personaggio inclassificabile, e dunque troppo difficile
da collocare dal punto di vista commerciale, e questo anche per il suo essere
dissacrante e per la sua capacità di spiazzare il pubblico in ogni occasione.
Negri ha vissuto gli anni migliori di Milano, di quella città che era diventata
il paradigma del nuovo corso dell’Italia, del boom economico, e che con il suo
fermento culturale era diventata una sorta di laboratorio artistico a cielo
aperto dal quale sarebbe sbocciata una nuova generazione di attori, cantautori,
e musicisti. Molto prima dei Gufi, molto prima di Cochi e Renato ma anche di
Dario Fo ed Enzo Jannacci, Gino Negri aveva aperto con le sue canzoni e i suoi
studi, una strada nuova che avrebbe rivoluzionato per sempre non solo il
cantautorato, ma anche il cabaret e più in generale il teatro. A vent’anni
dalla sua morte, SquiLibri gli ha dedicato uno splendido volume monografico
curato da Marco Moiraghi, e contenente due cd ricchi di materiale di archivio. Voglio
un monumento in piazza della Scala - La Milano musicale di Gino Negri, questo
il titolo del libro, rappresenta un primo tassello di un operazione
importantissima di ricostruzione del suo vissuto artistico e di ricostruzione
della sua produzione in ambito musicale e teatrale. Moiraghi, evitando la più
classica delle strutture biografiche (per altro oggetto di un ulteriore libro
di prossima uscita sempre per SquiLibri), dopo aver contestualizzato l’artista
milanese nell’ambito della scena culturale della sua città e aver tracciato un
profilo biografico di tutti quegli artisti che con lui avevano collaborato,
esamina in modo dettagliato e puntuale tre aspetti della sua carriera. Si parte
con una lunga digressione sull’attività di Negri al Teatro Piccolo al fianco di
Giorgio Strehler e Paolo Grassi, si prosegue con l’attività cosiddetta leggera
al Teatro Gerolamo e nei locali notturni e in fine dato ampio spazio alla
sperimentazione alla Piccola Scala e al Salone Pier Lombardo. Presentandosi di
volta in volta come cantautore, compositore dodecafonico, operista semiserio,
intrattenitore radiofonico e cabarettista, Negri si confronta con una scena
artistica di grande spessore artistico che lo vede collaborare ora con Goffredo
Petrassi, Bruno Maderna e Luciano Berio ma anche con Nanni Svampa o ancora con
ricercatori come Fiorenzo Carpi e Roberto Leydi, il tutto senza mai rimanere
ancorato a schemi rigidi, e lasciando libera la sua ispirazione di librarsi in
tutta la sua forza creativa. Viene così ricostruita nel dettaglio la sua attività
artisitca a Milano, partendo da un’attenta e minuziosa ricerca su fonti
musicali e critiche, senza perdere di vista le recensioni giornalistiche
dell'epoca e le testimonianze epistolari inedite. A corredo del volume c’è un
attenta ricognizione cronologica delle tappe della sua vita e della sua
discografia, e uno splendido compendio fotografico. Ad impreziosire l’opera in
allegato sono presenti i due dischi, già citati, il primo contenente una
raccolta di brani del suo repertorio interpretati da grandi voci della musica
italiana come Laura Betti, Maria Monti, Milly, Milva e Ornella Vanoni, di cui
di quest’ultima è presente una splendida versione di Canto dei Carcerati
Calabresi tratto dallo storico disco I Canti della Mala. Il secondo disco è
invece raccoglie materiali sonori vari provenienti da dischi storici come
Costretto dagli Eventi, Le Canzoni di Gino Negri e Craxi Anno Due, non mancano
alcuni melologhi tratti dal disco Abbasso Carmelo Bene, la splendida Il
Funerale Del Melodramma, canzone pubblicata in allegato alla rivista Musica
Viva e l’opera radiofonica inedita Vita di Mozart, in cui rilegge a suo modo e
in dodici minuti, la vita e le opere del musicista viennese. Voglio Un
Monumento In Piazza della Scala apre uno spaccato spazio temporale, che ci
permette di scoprire tutta la modernità insita nel passato della musica
italiana, un passato ingiustamente dimenticato ma di cui è necessaria
recuperare la memoria.
Salvatore Esposito