Attivo dal 2000, il progetto Etnoritmo nasce dall’idea del musicista pugliese Paolo Farina di mescolare la musica popolare con altri generi come il rock, il blues, il jazz, fino a toccare influenze jungle, techno e drum’n’ bass, dando vita ad un interessante meltin’ pot sonoro. I brani tutti composti dallo stesso Farina sono caratterizzati dall’uso del dialetto pugliese relativo alla zona di Castellana Grotte (Bari) sia per contribuire a mantenerne viva la memoria ma anche per la sua plasticità tipica dei dialetti della Puglia settentrionale. In questi anni il musicista pugliese ha pubblicato due dischi, Sitanafri nel 2002 e Todomondo nel 2008, che hanno aperto la strada ad una ricerca sonora che trova la sua completa concretizzazione nel disco più recente Dall’Acustico all’Elettrico, che non a caso raccoglie brani provenienti da entrambi di dischi. Questo nuovo lavoro discografico nasce, infatti, con l’intento di raccogliere in un disco il meglio della produzione precedente, rileggendola alla luce della crescita stilistica degli Etnoritmo, proponendo in parallelo le sue due anime, ovvero quella acustica e quella elettrica. Il disco raccoglie dieci brani di cui quattro inediti più la riproposizione di Mamm ind’a cucein tratta dall’esordio del 2002 proposti in chiave acustica, più cinque brani tratti dal precedente Todomondo, che rappresentano la parte elettrica. A contribuire a questa nuova avventura di Farina, troviamo diversi ospiti, presenti in particolare nella seconda parte, del calibro di Enrico Capuano, Tonino Zurlo, l’ex Stormy Six Pino Martini, Giancarlo Parisi e Alessandro Mancuso, senza contare le voci di Matteo Salvatore ed Enzo De Re, che compaiono campionate in alcuni brani. Mantenendosi distante da banalizzazioni sonore o indirizzate alla contaminazione fine a se stessa, Farina è riuscito a realizzare un disco dal suono maturo, solido, e soprattutto pieno di spunti interessanti come dimostra l’iniziale Ball i Ball tratta da un riddim di A Sud! A Sud! di Teresa De Sio, o l’incrocio tra suoni arabi e melodie irlandesi di Vijn cu mmei con l’intreccio tra darbouka e flauto, o ancora il pop acustico di Mamm ind'a cucein. Un discorso a parte lo merita la parte elettrica, che sebbene penalizzata dalle tante istanze sonore che si mescolano e si rincorrono, offre momenti di buona intensità musicale di cui chiari esempi sono Nan c’ste’ dalla travolgente carica sonora, e Tijmp d c'ros che mescola voci, dialetti e sonorità diverse. Dall’Acustico all’Elettrico è così un lavoro animato da grande passione, che rappresenta un buon punto di arrivo per il progetto Etnoritmo, ma soprattutto una base futura solida su cui costruire le nuove scelte future ovviamente senza perdere le due anime…
Salvatore Esposito
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