A due anni di distanza da Move Along, che aveva segnato il loro debutto artistico con brani originali dopo la lunga parentesi che li aveva visti interpreti di punta in Italia del repertorio di Neil Young, i Rusties tornano con un nuovo album, Wild Dogs. Il disco rappresenta una tappa importante della loro carriera artistica, in quanto rappresenta una più matura espressione della loro cifra artistica, che ora sembra ancor più delineata ed originale. I dieci brani in scaletta più la bonus track, Razor Love di Neil Young, dimostrano come Marco Grompi e soci abbiano fatto tesoro del lungo tour promozionale di Move Along e che non è casuale che i brani di questo disco abbiano un grande impatto live, quasi ogni canzone fosse figlia del palco. Proprio dal punto di vista degli arrangiamenti, è evidente che il gruppo bergamasco abbia puntato tutto su un sound diretto ed immediato, lasciando perdere fronzoli e rifiniture che avrebbero snaturato quell’anima younghiana che benevolmente accompagna diversi brani del disco come nel caso dell’iniziale Hollow, un brano epico e trascinante con un impatto che rimanda a Everybody Know’s This Is Nowhere. Il disco però mostra numerose sorprese e tra queste va senza dubbio segnalata Loose My Love, un brano dal testo romantico e dall’arrangiamento superbo nel quale alla linea melodica elettrica si accompagna il flauto suonato da Marco Piccinelli, o la bella title track nella quale appare come ospite la cantante irlandese Mary Coughlan, o ancora la travolgente The Ungrateful Child. Non manca qualche spaccato folk con le introspettive Not Enough Love e Oh Rory, scritta da Osvaldo Ardenghi in collaborazione con Andy White e dedicata a Rory Gallagher, entrambe impreziosite dalla voce di Veronica Sbergia e dal violino di Jasa Salem. Nel disco trovano inoltre posto una versione alternativa di Adam Raised A Cain, già apparsa sul recente tributo italiano a Bruce Springsteen e Hard Dreamers, una bella ballata in stile west coast che ci rimanda dritto all’epopea di CSN, America e Eagles. Chiude il disco, la splendida versione di Razor Love di Neil Young, inserita come bonus track, ma che a tutti gli effetti è parte integrante del disco, in quanto sembra chiudere un cerchio e segnare l’inizio di un nuovo cammino per i Rusties, che siamo certi ci regaleranno altri momenti di grande rock.
Salvatore Esposito
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