DoroDoc Band - W La Suisse (PDTsa/Venus Distribuzioni)

Cosa può accomunare un odontoiatra affermato, meglio noto come “il dentista dei vip” e un muratore? Senza dubbio una lunga amicizia, ma quando c’è di mezzo anche la musica è chiaro che allora ne nasce un piccolo miracolo. L’odontoiatra, è Lorenzo Vanini, la cui passione per il pianoforte lo ha condotto a studiarne e scoprirne le potenzialità curative del suo suono, il muratore dal passato difficile e controverso è invece Dorino Righetti, chitarrista per passione. Trent’anni fa in uno osteria della Val d’Intelvi, in provincia di Como e a pochi passi dalla Svizzera, avviene l’incontro tra i due, che di fronte ad un bicchiere di vino scoprono di avere in comune una grande passione, quella per la musica. L’uno pianoforte, l’altro chitarra, due voci e stesso linguaggio, stesso dialetto, stessa saggezza popolare da cui attingere, a piene mani per le loro storie. A scrivere le canzoni è Vanini, che con la complicità di Pompeo Peduzzi per i testi, mette insieme un pugno di canzoni da poter affidare alla voce istrionica di Righetti. All’inizio è solo puro divertimento, poi il gioco comincia a farsi serio, e quando a chiamarli sul palco del Forum di Assago per aprire un il suo concerto è Davide Van De Sfroos, il sogno diventa realtà. Gli undicimila del Forum applaudono alle ancora inedite W La Suisse e i divertissment come La Zanzara. Da lì il passo verso un disco tutto loro è breve. Nasce così l’idea di raccogliere i brani in un disco. Nasce così la DoroDoc Band e in poco più di un anno di attività, i loro fans si moltiplicano. Vannini è chiamato a collaborare proprio con Davide Van De Sfroos per Pica! e lentamente prende vita l’idea di fare un disco, anzi un doppio disco. E’ nato così W La Suisse, un doppio album, composto da un cd in dialetto comasco e l’altro con gli stessi dieci brani, ma riproposti in italiano. Una trovata per così dire geniale, che permette al duo di lasciare vivere una doppia vita ai loro brani, che sposano un sound che spazia dal folk locale, al blues del Mississippi, fino a toccare le atmosfere di New Orleans. Ogni brano ha una sua precisa collocazione musicale, quasi fossero un omaggio alle loro radici musicali, ed è per questo che convivono alla perfezione, ballate, brani swing, blues songs e brani dall’impatto rock, il tutto seguendo una personalissima identità musicale, che emerge tanto nei brani cantati in italiano quanto in quelli in dialetto. La particolarità risiede però nei testi, sempre brillanti, coloriti al punto giusto, densi di storie personali, di spaccati di comicità e un pizzico di introspezione, andando a rinverdire i fasti di quelle storie da cabaret milanesi che resero famosi i Gufi. Ad affiancare la DoroDoc Band, troviamo un cast di musicisti di tutto rispetto, nei quali brillano le presenze di Davide Van De Sfroos che partecipa alle due versioni della title track che apre il disco, quella di Alberto Radius che co-produce anche il disco con Vanini, senza contare gli ottimi Francesco D’Auria, Michele Papadia e Anga Galiano Persico. L’ascolto rivela un disco denso di fascino, che funzione egualmente bene tanto in italiano quanto in dialetto laghèe, con una piccola predilezione per quest’ultimo che funge da ulteriore elemento caratterizzante e facendo brillare in tutta la loro esplosività brani come La Marietina, Pien de Nagott, ma soprattutto le due parti de La Zanzara. La goliardia spesso però lascia spazio a riflessioni sulla vita come nel caso di Al Capone, dove Dorino canta il suo passato difficile, o come in Trii Amiis, dove si parla dell’amicizia e del piacere di condividere la musica e le passioni dopo trent’anni. Il vertice del disco, arriva però sul finale prima con la travolgente Al Gal, un brano quasi da big band nel quale brillano tutte le qualità tecniche di questa band e l’ironia del testo che a tratti ricorda la Balilla, e poi con I Paesan, brano che pesca nello stesso immaginario caro a Davide Van De Sfroos. Insomma per essere un opera prima, W La Suisse, è un disco solido, maturo e senza dubbio divertente, tanto dal punto di vista dei testi quando anche da quello prettamente musicale.



Salvatore Esposito

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