Les Troublamours -Tarantella Gitano Guinguette (AnimaMundi)
Attivi dal 1996 Les Troublamours sono una interessantissima quanto poco conosciuta band francese, ma salentina di adozione, dedita ad un interessante lavoro di contaminazione sonora che passa dalla tradizione musicale d’oltralpe di Edith Piaff, Leo Ferrè, Jacques Brel e George Brassens alla tradizione balcanica fino a toccare la musica yiddish e non da ultimo anche la pizzica. Formati da Simon Ferrari (voce, sassofono), Bruno Bernès (tamburelli e voce), Emmanuel Ferrari (fisarmonica e voce), Eric Chafer (bassotuba), Michaele Fernandez (tamburo, nacchere, campane e voce), Les Troublamours nella loro veste allargata vedono la partecipazione anche di artisti salentini come Giorgio Distante (tromba), Manuela Salinero (zarb), e le voci di Maria Mazzotta ed Enza Pagliara. In attesa di ascoltare il loro nuovo album, è da poco stato pubblicata l’antologia Tarantella Gitano Guinguette, che raccoglie nove estratti dai tre loro album sin ora pubblicati ovvero, La Ballade de Ninour del 2002, Air Tadjiguin del 2004 e Ama L’Acqua del 2007 e traccia un percorso abbastanza completo della loro vicenda artistica e di tutte le influenze che percorrono in lungo e in largo la loro proposta musicale. L’ascolto svela tutto l’animo di questo gruppo, un gruppo di musicisti itineranti, di poeti, di moderni trovatori il cui palco preferito è la strada, in mezzo alla gente, pronti a suscitare emozioni a far scatenare il ballo, a commuovere. Il loro sound meticcio, la mixteè travolgente del loro stile ritmico, sono il leit-motiv dei nove brani presenti, dai quali è divertente lasciarsi trascinare ora al ritmo di pizzica, ora a quello delle sonorità yiddish, ora ancora attraverso le atmosfere soffuse della musica francese. Brillano così brani originali come l’iniziale Primo Piano, l’intensa Ellela, lo ska di Nostalgia e Spaghetti, i tradizionali salentini come Pallumella, Tarantella e Sostornelli dove brilla la voce si Enza Pagliara, e il conclusivo e splendido Yiddish Ska, nel quale si apprezza a pieno l’originalità della proposta musicale dei Les Troublamours. In attesa di ascoltare quale nuova via imboccherà questo soprendente gruppo nel nuovo disco non ci resta che goderci questa gradevolissima raccolta, che ci sentiamo di consigliare a tutti gli appassionati del sound gitano e non solo.
Salvatore Esposito
A due anni di distanza da Ama
L’Acqua e ad un anno circa dalla raccolta Tarantella Gitano Guinguette, la band zigana francese trapiantata nel Salento, Les Troublamours torna con un nuovo disco, Hibou Du Monde, che rappresenta un po’ il coronamento di un esperienza artistica cominciata nel 2002 con La Ballade de Ninour. In particolare è la dimostrazione di come la scommessa dell’etichetta salentina, AnimaMundi, si possa considerare ampiamente vinta, infatti la band francese, che rappresentava una novità assoluta rispetto alla loro normale produzione, ha dimostrato di saper crescere artisticamente e soprattutto di riuscire a dare corpo ad una proposta musicale originale e mai scontata. Hibou Du Monde, presenta diciannove tracce che tra canzoni e frammenti registrati sul campo, spaziano in lungo ed in largo lungo tutto il Mediterraneo passando con disinvoltura dalla tradizione musicale francese a quella zigana fino a raggiungere quella salentina, il tutto senza perdere di vista il loro tipico cross-over musicale, ovvero quel meltin’ pot di stili che partono dal folk per arrivare a toccare ora il jazz ora la musica da orchestra balcanica. Ad aprire il disco è L’eclispe che parte dal canto delle cicale della campagna salentina per evolversi in un travolgente strumentale jazz spinto dal tamburello e dai fiati. Segue la bellissima Tarantella del Mare che apre la strada al tango sbilenco di La Valcyclette fino a raggiungere il crescendo di Le bout du Monde. Se Tu bella ca lu tieni lu pettu tundu apre uno spaccato sulla musica tradizionale salentina, riletta e filtrata dalla sensibilità artistica dei Les Troublamours, la successiva Una Satyre au paradis è un omaggio alla chanson francese. Tra i brani migliori vanno senza dubbio segnalate la travolgente Tammuriata, che con la sua ritmica energica e la splendida sezione di fiati, rappresenta tutto l’eclettismo di questa band, l’evocativa Vagabondage e il trascinante strumentale Les sept Tadjiguins. Sul finale arrivano poi altre due perle ovvero il tradizionale griko Oriamu pisulina in una riuscita versione corale ma soprattutto la rilettura di Malarazza di Domenico Modugno, in una versione assolutamente riuscita a metà strada tra canzone d’autore e tradizione zigana. In buona sostanza Hibou Du Monde è il disco che meglio sintetizza l’eclettismo e le potenzialità dei Les Troublamours e siamo certi che questo rappresenti il momento giusto, per chi non li conosce di apprezzare e scoprire questa band.
L’Acqua e ad un anno circa dalla raccolta Tarantella Gitano Guinguette, la band zigana francese trapiantata nel Salento, Les Troublamours torna con un nuovo disco, Hibou Du Monde, che rappresenta un po’ il coronamento di un esperienza artistica cominciata nel 2002 con La Ballade de Ninour. In particolare è la dimostrazione di come la scommessa dell’etichetta salentina, AnimaMundi, si possa considerare ampiamente vinta, infatti la band francese, che rappresentava una novità assoluta rispetto alla loro normale produzione, ha dimostrato di saper crescere artisticamente e soprattutto di riuscire a dare corpo ad una proposta musicale originale e mai scontata. Hibou Du Monde, presenta diciannove tracce che tra canzoni e frammenti registrati sul campo, spaziano in lungo ed in largo lungo tutto il Mediterraneo passando con disinvoltura dalla tradizione musicale francese a quella zigana fino a raggiungere quella salentina, il tutto senza perdere di vista il loro tipico cross-over musicale, ovvero quel meltin’ pot di stili che partono dal folk per arrivare a toccare ora il jazz ora la musica da orchestra balcanica. Ad aprire il disco è L’eclispe che parte dal canto delle cicale della campagna salentina per evolversi in un travolgente strumentale jazz spinto dal tamburello e dai fiati. Segue la bellissima Tarantella del Mare che apre la strada al tango sbilenco di La Valcyclette fino a raggiungere il crescendo di Le bout du Monde. Se Tu bella ca lu tieni lu pettu tundu apre uno spaccato sulla musica tradizionale salentina, riletta e filtrata dalla sensibilità artistica dei Les Troublamours, la successiva Una Satyre au paradis è un omaggio alla chanson francese. Tra i brani migliori vanno senza dubbio segnalate la travolgente Tammuriata, che con la sua ritmica energica e la splendida sezione di fiati, rappresenta tutto l’eclettismo di questa band, l’evocativa Vagabondage e il trascinante strumentale Les sept Tadjiguins. Sul finale arrivano poi altre due perle ovvero il tradizionale griko Oriamu pisulina in una riuscita versione corale ma soprattutto la rilettura di Malarazza di Domenico Modugno, in una versione assolutamente riuscita a metà strada tra canzone d’autore e tradizione zigana. In buona sostanza Hibou Du Monde è il disco che meglio sintetizza l’eclettismo e le potenzialità dei Les Troublamours e siamo certi che questo rappresenti il momento giusto, per chi non li conosce di apprezzare e scoprire questa band.
Salvatore Esposito
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