Claudio Lolli 5 Settembre 2006, San Nicola La Strada (Caserta) - Anfiteatro Comunale

Nell’ambito della rassegna Terraenote, promossa dall’Assessorato Grandi Eventi della Provincia di Caserta, si tenuto presso l’anfiteatro comunale di San Nicola La Strada, il concerto di Claudio Lolli che con l’accompagnamento di una nuova band, guidata dal fedelissimo Paolo Capodacqua, ha rivisitato parte del suo repertorio e ha proposto dal vivo alcuni brani dal suo ultimo disco in studio, La Scoperta Dell’America. Ad aprire il concerto è una intensa versione di Alla Fine Del Cinema Muto, le cui liriche vengono esaltate dalle trame acustiche intessute dalla chitarra “trattata bene” di Capodacqua. La poesia, presto invade il piccolo Anfiteatro Comunale e mentre la gente assiste concentrata, Claudio Lolli introduce La Ballata Del Pinelli presentandolo come “un brano collettivo che racconta una delle tante storie italiane rimaste ancora nell’oscuro”. L’onda emotiva sale, si increspa, si abbatte contro il muro del tempo e della verità nascosta. “Ad un tratto Pinelli cascò” suona a distanza di anni, ancora come un peso insostenibile per coloro che vogliono la verità. Entra in scena poi la band (peccato la mancanza di un batterista perché avrebbe aggiunto maggiore intensità ad alcuni passaggi) e arrivano subito quasi in sequenza i brani nuovi. Majakovskij e La Scoperta Dell’America, è introdotta dalla storia di Esenin e quando arriva il verso “morire oggi non è difficile, è mille volte più difficile vivere, vivere, vivere male” dentro di me si scatena un terremoto.
Bisogno Orizzontale, è tenute, quasi sofferta, una carezza dopo il pugno del brano precedente che mi fa sentire felice di avere con me questa sera la persona a cui voglio bene. La tensione poetica non scema con Le Rose Di Pantani, che su disco non mi aveva colpito più di tanto e cresce ancora con Secondo Sogno, densa del suo sostrato autobiografico. Un peccato però che l’arrangiamento di quest’ultima sia rovinato dal lop elettronico della batteria che impedisce alla band di improvvisare sulla linea melodica. Cosa che diversamente succede nella lunga coda strumentale della una maestosa resa di Adriatico, quasi recitata. Tra un brano e l’altro Lolli, racconta di lui, delle sue canzoni, della gente come noi, dell’Italia. Poi sparisce di tanto in tanto nel buio del retro-palco per bere un sorso di vino, o per fare due tiri ad una sigaretta. Quando ritorna in scena, è di nuovo magia con brani come Analfabetizzazione, FolkStudio condita da aneddoti sulle sue prime apparizioni nella mitica oasi musicale di Giancarlo Cesaroni, ma soprattutto con I Musicisti di Ciampi, che mi riporta con commozione alla vita di Piero e alle sue canzoni. La band accompagna in modo eccellente Claudio adattandosi tanto ai suoi brani cantati tanto ai recitati, con grande versatilità e complice la chitarra del grande Paolo Capodacqua, spesso e volentieri si assiste a spaccati strumentali di ottima fattura. Capodacqua, a tratti sembra leggere nella mente di Claudio, lo guida, lo supporta, lo accompagna, lo insegue senza perdersi mai. L’immancabile e lunghissima Borghesia, riscuote il plauso del pubblico, ma nella voce di Claudio si percepisce una certa commozione quando arriva quel pesante “la spazzerà via” che da qualche anno è diventato quasi un macigno. Ho visto anche gli Zingari Felici, chiude una serata splendida, piena di poesia, di suggestioni e di riflessioni.

Salvatore Esposito

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