I Bottle Rockets sono una delle band più hot della scena alt-country, nella loro storia, come del resto in quella di tante band ci sono stati alcuni cambi di formazione, contratti discografici traballanti, crisi di ispirazione e proprio quando sembrava che stessero per sciogliersi, sono ritornati prima con un incredibile disco dal vivo registrato in Germania e poi con Zoysia, il nuovo disco in studio uscito lo scorso anno. Inciso con la nuova formazione che vede ora alle chitarre John Horton e al basso Keith Voegele, oltre ovviamente a Brian Henneman, Zoysia, ci mostra i Bottle Rockets in grande forma alle prese con undici brani che spaziano dal blue collar rock al southern rock fino a toccare il country, il tutto condito ovviamente da eccellenti parti di chitarre che si ispirano smaccatamente al Neil Young del periodo con i Crazy Horse. Fondamentale a livello sonoro, è la presenza di Jeff Powell alla produzione, ma anche il non trascurabile dato sugli studi usati, ovvero i mitici Ardent Studios di Memphis. All’ascolto il disco appare in perfetta sintonia rispetto a Brooklin Slide e Brand New Day, due dei loro dischi più riusciti, e soprattutto mostra una rinnovata vena compositiva in Henneman, ormai pienamente sicuro dei suoi mezzi. Nelle sue canzoni infatti, ritroviamo gli echi dei giorni trascorsi a fare da rodie per gli Uncle Tupelo, spaccati della provincia americana del Midwest e soprattutto confessioni a cuore aperto come nell’emblematica Middle Man, uno ruvido brano rock in cui racconta di speranze disilluse e desolazione. Tra i brani più riusciti ricordiamo la splendida divagazione nel soul rock di I Quit, il ciondolante country di Blind ma soprattutto la cruda Align Yourself, che in sette minuti, senza dubbio sintetizza alla grande tutta la potenza espressiva dei Bottle Rockets che sembrano aver trovato il loro nume tutelare in Zuma di Neil Young. Non mancano brani più introspettivi dal punto di vista testuale come come Better Than Broken e Happy Anniversary ma ovviamente le chitarre non smettono un attimo di darsi battaglia come tuttavia accade anche nelle meno appariscenti, ma non meno belle, Mountain To Climb e Suffering Servant. Se c’era bisogno di una conferma per i Bottle Rockets, Zoysia è certamente il loro passaporto verso una meritata seconda giovinezza.
Salvatore Esposito
Tags:
Nord America