Cristina Meschia – Camaleonte Gitano (Autoprodotto, 2020)

Cantautrice ed interprete piemontese, Cristina Meschia vanta un articolato percorso formativo, speso tra i conservatori di Cuneo e Parma e quella fucina di talenti che è l’Officina delle Arti “Pier Paolo Pasolini”, nel corso del quale ha avuto modo di mettere a fuoco la sua personale cifra stilistica che la vede coniugare la ricerca nell’ambito della tradizione musicale italiana con le passioni per il canto jazz e la canzone d’autore. Dopo aver debuttato nel 2012 con “iDea”, inciso con il chitarrista Alessio Menconi, ha dato alle stampe “Intra” nel 2017, collaborazione del pianista Riccardo Zegna, e “Inverna” nel 2018 nel quale rileggeva nove brani in dialetto lombardo tra canti di lavoro, canzoni d’amore e brani tradizionali. A distanza di due anni da quest’ultimo la ritroviamo con “Camaleonte Gitano”, album nel quale ha raccolto le sue personali riletture di undici brani tradizionali da tutto il mondo, registrati tra il 25 gennaio e il 25 febbraio 2020 presso il Riverside Studio di Torino con la partecipazione di un trio di eccellenti strumentisti: Julyo Fortunato (fisarmonica, Contrabbasso, mandolino e cucchiai di legno), Alessandro Di Virgilio (chitarra classica, manouche, balalaika, sonagli e cori) e Anais Drago (violino). Rispetto ai precedenti, Cristina Meschia con questo nuovo disco amplia il raggio delle sue ricerche verso la world music esplorando le potenzialità espressive della sua voce come strumento musicale e narrativo. Il risultato è un itinerario sonoro che si dipana dall’Italia ai Balcani per attraversare l’Oceano e toccare l’Argentina, il Cile e il Messico, il tutto unendo universi musicali solo in apparenza diversi. Ad aprire il disco è la bella versione di “Cu ti lu dissi” dal songbook di Rosa Balistreri, a cui segue la trascinante melodia balkan di “Opa Tsupa” in cui la chitarra gipsy swing di Di Virgilio dialoga con il violino della Drego. Se “Fioca” è un canto delle valli del Verbano Cusio Ossola su una poesia di Armando Tami nella quale la Meschia ci regala una eccellente prova vocale, la successiva “Dream Of You” è uno standard jazz dal repertorio di Django Reinhard e Stéphane Grappelli, riletta in una elegante versione dalle atmosfere notturne. La bella versione del tradizionale messicano “La Llorona”, già interpretata da Chavela Vargas e la gustosa greca “La Trata Mas” ci introducono ad uno dei vertici del disco con la toccante melodia yemenita “Ma Navu” della quale la Meschia ne fornisce una versione intensa e raffinata. Dal Medio Oriente ci spostiamo in Argentina con “Milonga de la anunciación” dall’opera tango (tango operita) “Maria de Buenos Aires” di Astor Piazzolla su libretto di Horacio Ferrer, mentre la successiva “Ederlezi” ci riporta nei Balcani e precisamente in Serbia, dove questo canto è eseguito durante la festa di Đurđevdan che celebra l’inizio della Primavera. La versione in italiano di Gabriella Ferri di “Gracias a la vida” della cilena Violeta Parra e la brillante resa della danza rom “Rumelaj” chiudono un disco dall’ascolto coinvolgente in cui la semplicità degli arrangiamenti si sposa con la particolare cura che Cristina Meschia ripone nella vocalità. 


Salvatore Esposito

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