Djambolulù Swing Trio – Djambolulù Swing Trio (Visage Music/Materiali Sonori, 2017)

Chitarrista manouche tra i più apprezzati in Italia nonché ben noto per la sua attività artistica con Banditaliana al fianco di Riccardo Tesi e Claudio Carboni, Maurizio Geri è un musicista in continuo movimento, animato da una continua tensione verso la ricerca, tanto in ambito sonoro quanto in quello delle tecniche esecutive come dimostrano i pregevoli “Tito Tatiero” del 2012 e “Swing a Sud” del 2015, entrambi realizzati con il suo Swinget. A due anni di distanza da quest’ultimo ha preso vita Djambolulù Swing Trio, il suo nuovo progetto, nato dall’incontro con un altro asso della chitarra manouche come Jacopo Martini, primo musicista italiano invitato al campus estivo “Django in June”, e il contrabbassista Nicola Vernuccio, apprezzato didatta e performer in ambito jazz. Incrociando i rispettivi background musicali con la comune passione per Django Reinhardt e il desiderio di esplorare sentieri nuovi dello gispy-swing, questi tre straordinari musicisti hanno dato vita ad un disco pregevolissimo nel quale hanno raccolto dodici brani registrati nel febbraio del 2016 con la complicità in tre episodi del sax di Stefano “Cocco” Cantini. L’ascolto svela una intesa quasi magica tra le chitarre di Geri e Martini che danno vita ad un dialogo raffinato e brillante, guidati dalla impeccabile ritmica del contrabbasso di Vernuccio. In questo contesto anche le anime compositive dei due chitarristi si integrano in modo eccellente con i gustosi brani di impostazione cantautorale firmati da Geri e quelli più sperimentali ed aperti verso l’improvvisazione jazz nati dalla sei corde di Martini. Dal punto di vista prettamente sonoro la tradizione della chitarra manouche diventa la base di partenza per un viaggio musicale a tutto campo nel quale il trio tocca lo swing d’oltreoceano e il jazz fino a toccare la canzone d’autore italiana, il tutto impreziosito da un innovativo approccio alle tecniche esecutive. Ad aprire il disco è la scorribanda chitarristica “Titology” nella quale Maurizio Geri rende omaggio nuovamente al suo inseparabile cane Tito, a cui segue il fascinoso arrangiamento di Martini di “Vals Venezolano n.2” del grande chitarrista e compositore venezuelano Antonio Lauro. Se le atmosfere misteriose di “Bianconiglio” vedono le due chitarre dare vita ad una trama sonora perfetta in cui si inserisce il sax tenore di Cantini, la successiva “Valzer di Maggio” vede Geri regalarci una melodia antica intessuta tra echi di balli appeninici e incursioni nel jazz. Il trittico “La fuga di Swing”, “Mous Mous” e “Natural Killer” firmate da Martini riportano al centro della scena il perfetto interplay tra le due chitarre, aprendo la strada a quel gioiellino che è la divagazione nella canzone d’autore con “Djambolulù” in cui Geri conferma di essere un grande songwriter, oltre che un cantante straordinario. Non manca un omaggio al songbook di Django Reinhardt con l’arrangiamento di “Belleville” del chitarrista toscano, ma il vertice del disco arriva con l’evocativa “Fermina e il Mare”, un brano dalle suggestioni poetiche tutto giocato su una raffinata linea melodica. La solare “Carlotta” di Martini e i vertiginosi arpeggi di “For Bach” suggellano un disco da ascoltare con grande attenzione, per coglierne tutte le sfumature immaginifiche. 


Salvatore Esposito

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