Clannad – Christ Church Cathedral (Arc Music)

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Tre lustri sono trascorsi da “Landmarks”, disco del Grammy Award, che ha rappresentato il massimo riconoscimento d’ambito commerciale per il quintetto del Donegal, ma anche un segno di declino nell’ispirazione per una band che dalle performance nel locale di papà Leo aveva portato all’attenzione della scena folk la fiorente tradizione canora dell’area Gaeltacht, nord-ovest d‘Irlanda, rivisitata con eccelse armonie vocali ed influenze jazz, dominata dalla cristallina voce della primadonna Máire e suonata con uno strumentario che comprendeva arpa, plettri, flauti, piano e percussioni. Dopo un lungo silenzio discografico interrotto da antologie, con Pòl uscito dal gruppo e la sola Màire a mettersi in mostra con dischi solisti e, più recentemente, in coppia con l’ottimo Cormac McBarra, ecco ora un live registrato nella Christ Church Cathedral di Dublino, che fissa un’esibizione del quarantennale dell’ensemble; il CD raccoglie, insieme all‘omonimo DVD (venduto separatamente, ma dal contenuto più succoso con due tracce in più rispetto al disco, 74’ minuti per il CD, contro i 93’ del DVD), quelle serate fatate. 
L’album vede ricostituito il “clan” familiare originario di Gweedore: i tre fratelli Màire (voce, arpa), Pòl (chitarra, flauto, voce) e Ciaran Brennan (chitarra, basso, tastiere, voce, arrangiamenti) – quindi con il rientro in organico di Pòl – e degli zii Duggan, i gemelli Pàdraig (chitarra, mandolino, voce) e Noel (chitarra, voce). Il lavoro, che rinnova la magia vocale dei Clannad, presenta un programma costruito su canzoni storiche ed un solo strumentale, il classico per arpa “Eleanor Plunkett” di O’Carolan. L’accento è posto sul suono delle origini; mai troppo accentuato l’uso dell’elettrificazione dolce – divenuta marchio di fabbrica, a partire da “Fuaim” (dove nella line-up entra la sorellina Eithne, poi diventata la superstar Enya), ma soprattutto con “Magical Ring” e i dischi successivi – e i rivoli pop limitati a un paio di brani. Le canzoni pescano in larga parte, ma non solo, nei dischi storici del gruppo, quelli che precedono la fase patinata e mainstream degli anni Novanta: si tratta di canzoni tradizionali gaeliche della contea dell’antico Ulster (“Thíos Cois na Trá Domh”, “'dTigeas a Damhsa”, “Crann Úll”, “Na Buachaillí Álainn”, “Buachaill Ón Éirne”, "Éirigh 's Cuir Ort do Chuid Éadaigh”, “'Mháire Bhruineall”, “Caisleán Óir”, “Teidhir Abhaile Riú”, “Níl Sé Ina Lá”, “Dulamàn”), ma c’è spazio anche per la ballata in lingua inglese “Down by the Sally Gardens” (versi di W.B. Yeats su musica di Herbert Hughes ripresa da un traditional), e per “'Mhorag 's na Horo Gheallaidh”, splendido canto di lavorazione del tweed della tradizione gaelica di Scozia. Dal disco della svolta sofisticata “Magical Ring”, arrivano “Newgrange” e soprattutto “Theme from Harry’s Game”, invece i due brani “Robin of Sherwood” e “I will find you” provengono dalle colonne sonore che hanno coinvolto il gruppo negli anni Novanta. 
Poi, c’è “In a Lifetime”, in origine cantata in duetto con Bono, e qui interpretata da Máire con al fianco Brian Kennedy. Tra gli altri ospiti, si segnalano soprattutto la violinista e violista Breatnach, e il coro Anúna, che entra in gioco soprattutto nel brano più evocativo della serata: “Harry’s game” . Insomma, se l’album non aggiunge nulla di nuovo sul piano compositivo (ma la band è già in studio per un nuovo disco "Nádúr", che dovrebbe vedere la luce a settembre), questo magnifico concerto, in una cornice suggestiva e tecnicamente impeccabile, riporta sulla scena una delle band più amate, che si dimostra ancora superlativa nell’esecuzione a cappella dei canti. Ora, come quarant’anni fa, sono emozioni! 


Ciro De Rosa
Nuova Vecchia