Cerys Hafana – Angel (tak:til, 2025)

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Cerys Hafana, polistrumentista (arpa tripla e pianoforte) e cantante gallese – di Manchester ma residente, più o meno dall’età di cinque o sei anni, a Machynlleth, nel nord della terra del dragone – pubblica “Angel” (per la tak:til, sussidiaria della label Glitterbeat), quarto album di una carriera iniziata con “Cwmwl” (2020), cui sono seguiti gli EP “The Bitter” (2024), contenente canzoni tradizionali inglesi e scozzesi, e “Difrisg” (2025), con composizioni originali per pianoforte. In “Angel”, Hafana, giovane artista queer, abbandona la veste solista – come nei precedenti lavori e come avevamo avuto modo di apprezzare nell’acclamato showcase del WOMEX mancuniano del 2024 – per presentarsi in quartetto con Ursula Harrison (contrabbasso), Amie Huckstep (sassofono contralto) e Lisa Martin (batteria). In un’intervista rivela che “Angel” è un titolo in una certa misura ironico: “Mi dicono spesso che sono angelica, perché canto con un’arpa… Non mentirò, ha cominciato un po’ a darmi fastidio […] A volte però gli angeli sono piuttosto fighi – ci sono quelli inquietanti, che sono solo un mucchio di bulbi oculari fluttuanti nel cielo.” (“Songlines”, #212, ottobre/novembre 2025). Sebbene Hafana consideri il pianoforte il suo strumento principale, si è affermata come innovativa suonatrice di arpa tripla gallese, lo strumento dalla struttura a tre file parallele di corde, di origine italiana in epoca barocca che prese piede in terra cimrica. Le due file esterne sono accordate secondo la scala diatonica, mentre la fila centrale contiene le note cromatiche. L’arpa di Hafana possiede inoltre un suono particolare, dovuto al fatto che l’artista, utilizzando del Blu Tac (una pasta adesiva) che consente una smorzatura delle corde al fine di ottenere un timbro legnoso e ovattato. È proprio questo tipo di sperimentazione che colloca Cerys nel punto d’incontro tra gli artisti “classici” del revival della tradizione dell’arpa tripla gallese – Llio Rhydderch in primis – e gli strumentisti di nuova ispirazione
come Rhodri Davies. Hafana afferma infatti che “il lavoro di Davies con la telyn rawn (arpa dalle corde di crine di cavallo) e con la bray o witches’ harp (in cui il suono è volutamente ronzante e graffiante, grazie a un sistema di pioli, ndr) è un antidoto importantissimo contro chi vuole rendere noiosa e prescrittiva la storia e la tradizione dell’arpa in Galles”. Spiega: “In questo album volevo spingere i limiti musicali più di quanto abbia fatto in passato, oscillando tra estremi di dinamica e di texture, per quanto possibile, con gli strumenti che avevo a disposizione. Gran parte della scrittura si ispira alla musica folk bretone contemporanea, con i suoi ritmi di danza incalzanti e ripetitivi, a stili di composizione e improvvisazione più essenziali e moderni, con qualche breve momento di arpa e canto tradizionale gallese non accompagnato.” L’album è stato registrato nello StudiOwz di Owain Fleetwood Jenkins, una cappella di Clarbeston (Pembrokeshire, Galles sud-occidentale) riconvertita in sala di registrazione, dal vivo e in solo quattro giorni, con pochi take. Rispetto al nuovo lavoro, Hafana dichiara di aver subito la fascinazione per esperienze soprannaturali libere da un’influenza “prevalentemente cristiana” e non riconducibili alle credenze dell’epoca: “Tutto il materiale sui fantasmi che trovavo all’inizio mi sembrava molto autoconsapevole […]. Non volevo necessariamente trovare qualcosa di reale, ma volevo una storia raccontata dal punto di vista di una persona, su qualcosa che per lei era inspiegabile… forse è un angelo, forse è solo un uccello, o forse è qualcos’altro”. La ricerca dei testi ha portato Cerys a rivolgersi, come già in passato, al database di ballate della Biblioteca Nazionale del Galles, risorsa pubblica che comprende pagine ora digitalizzate di secoli fa,
complete dei testi originali e delle melodie. “Hanes yr Hen Ŵr o’r Coed” (La storia del vecchio uomo del bosco) è una poesia – risalente ai primi decenni del XVIII secolo – che racconta di un anziano il quale, mentre passeggia, resta incantato dal canto di un uccello. Tornato a casa, scopre che sono passati trecentocinquanta anni e che il mondo è completamente cambiato. “Mi piaceva perché sembrava molto stratificata, in un modo tipicamente gallese; sembra una fiaba (un uomo passeggia nel bosco, sente un uccello cantare e scompare per 350 anni), ma vi è stata impressa un’impronta metodista – non era un uccello, era un angelo – e termina con una strofa che dice più o meno: ‘niente di tutto questo è davvero accaduto, ho solo letto la storia e l’ho trasformata in una canzone”. È la storia narrata nel brano d’apertura “Helynt Ryfeddol” (Incredibile esperienza), dallo straniante andamento poliritmico e dalle dissonanze che si estendono accompagnando la linea del canto. Pur non avendo Cerys un retroterra jazz, si avverte una sorta di apertura al linguaggio di natura jazzistica nell’incontro tra parti scritte e spazi di improvvisazione lasciati soprattutto alle tre musiciste accompagnatrici, tra cui Harrison (vincitrice di un premio BBC Young Jazz Musician), sicuramente portatrice di certe nuances jazz. Lontano da canoni folk, lo strumentale successivo “O’r Coed” (Dagli alberi) fluttua sull’iterazione del pianoforte, su cui si intrecciano i ricami del sassofono. Forme iterative ritornano anche in “Drexillius”, dove è l’arpa tripla gallese a condurre la danza, che si mantiene sospesa nella splendida “Carol Mynyddog” (La carola di Mynyddog), che inizia con la voce nuda di Cerys per poi lasciare entrare sassofono, piano e contrabbasso, che assecondano con linee sottili e
in crescendo le linee vocali. La prossimità celtica brittonica ci porta in Bretagna con la magnifica “An Dro”, la danza in cui l’intreccio di timbri imita lo stile di dialogo vocale e ritmico dello stile di canto bretone kan ha diskan, fino al finale in cui il suono cristallino dell’arpa si prende la scena. Interessata alle forme di trance, Hafana si è lasciata affascinare dalla continuità dei cerchi danzanti dei festival bretoni. L’arpa risplende, ma in una veste più pacata, anche nel tradizionale “Ffarwel i f’Ieuenctid” (Addio alla mia giovinezza). Invece “350 Mlynedd” – 350 anni, titolo che riprende il lungo sonno dell’uomo protagonista dell’album – è una formidabile composizione originale costruita sull’intreccio di arpa e contrabbasso, con il sottile apporto della batteria. “Angel”, la poetica title track (testo di David Jones, come per il brano d’apertura), mette in luce il talento vocale di Hafana, che accompagna la propria voce pizzicando le corde dell’arpa. Infine, un’altra composizione originale, “Atsain” (Eco), presenta un tema iterativo condotto dal piano, su cui il sax fraseggia con misura. Un lento crescendo che si dissolve lasciando spazio alla voce solitaria, che chiude il brano. “Angel” è opera avant-folk sublime, profonda e avventurosa con cui Cerys Hafana conferma di essere una delle voci più originali e visionarie. 


Ciro De Rosa

Foto di Abby Poulson

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