Voce del gruppo macedone Baklava e dei turchi Baba Zula, Elena Hristova, cantante di Skopje, intraprende la carriera solista debuttando con un album che in cui prende il nome d’arte Elena Baklava.
Duplice significato nel titolo: “Yörüklük” in turco significa “nomadismo” ma è anche l’etnonimo di una popolazione nomade turcomanna minoritaria della Macedonia del Nord che qui si stanziò nel XIV secolo. Questo album (ispirato dalla ricerca a antropologica e musicologica tra i discendenti degli Yoruk) è il primo capitolo di una trilogia che l’artista intende pubblicare nei prossimi anni. In un’intervista al quotidiano “Sloboden Pechat”, Elena racconta di aver studiato anzitutto letteratura e materiale multimediale disponibile sulla popolazione, perché particolarmente ispirata dalla poesia dello scrittore Ilhami Emin, scomparso da poco, con cui aveva un rapporto d’amicizia. La cantante sottolinea di essere stata affascinata dalla saggezza degli Yoruk, dalla loro filosofia di vita e, soprattutto, dalla loro estetica. “Mi sono innamorata delle loro storie, della lingua turca che parlavano, del dialetto yoruk. Poi ho iniziato a vagare, come una vera nomade, proprio come loro. Ho viaggiato, li ho visitati, li ho conosciuti, ho fatto amicizia, ho cantato con loro. È lì che è cominciata la vera ricerca: mi sono immersa sempre più a fondo e... ho trovato un tesoro”.
“Yörüklük” è stato interamente scritto e composto da lei con la collaborazione degli strumentisti Deni Krstev (programmazione, chitarra, basso e synth), Vlatko Terziski (clarinetto e sax), Sasho Mitev (kaval, gajda e tambura), Timko Chichakovski (qanun) e Trajce Ristov (daf, cajon, darbuka, batteria). La bella immagine di copertina è una foto di Divna Pešić. Pubblicato dalla tedesca CPL-Music, l’album è accompagnato da un booklet con i testi in turco e la traduzione in inglese.
Il lavoro assembla motivi ricostruiti e nuove composizioni che si sviluppano su un assetto elettro-acustico in quello che Elena descrive come un "bacio musicale" che “unisce storia e modernità, supera i generi e le epoche, e avvicina le persone”.
“Bayrak” (Bandiera) è l’energico brano iniziale incentrato sul ritmo percussivo, la voce di Elena e il fraseggio sinuoso del clarinetto. Canto, ney, sax e ritmo incalzante in “Üzüm” (Uva). Quando l’elemento elettronico prende il sopravvento, non sempre il risultato è esaltante, per contro colpisce “Kamber”, imperniata su un ritmo dispari portato dal tamburo davul e incentrato su un trionfo di fiati: cornamusa, kaval e zurna. “Ylan” (Serpente) è un altro punto di forza del disco per equilibrio tra profilo vocale e organico strumentale (con il clarinetto di nuovo in primo piano). Molto diretta anche “Muradiye” con ancora i fiati protagonisti su un ritmo sintetizzato che non affievolisce il tiro. Infine c’è “Mavi” (Blu) in cui la voce è sospesa su un tappetto ritmico-armonico elettronico.
Con “Yörüklük” Elena Baklava incuriosisce nella sua ricerca e sperimentazione elettro-acustica che dà forma a una reinvenzione della tradizione yoruk attraverso composizioni originali dove dialogano voce, strumenti tradizionali e dosi di elettronica.
Ciro De Rosa
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