“Allora risuonarono tamburi, trombe, corni e oboi: finché durò la musica nessuno si mosse o si spostò, e se qualcuno stava camminando si fermò e rimase dov’era, senza andare avanti né tornare indietro. Poi, quando gli strumenti tacquero, gli astanti salutarono con l’indice e si ritirarono. Ogni venerdì si ripete la stessa cerimonia.”(Ibn Baṭṭūṭa, I viaggi, p. 433)
Incontrando la letteratura di viaggio del passato, non si può che restare colpiti dai resoconti di cerimonie ed eventi sonori che raccontano di mondi e tempi lontani. Nella mente sorge spontanea una domanda: che suono aveva il passato?
Questo è un interrogativo tanto affascinante quanto fondamentale che la Storia della musica si è sempre posta. A partire dagli anni ’90, grazie al musicologo Franco Alberto Gallo, in Italia si sono aperte nuove prospettive nella ricerca storico-musicale, che hanno considerato i resoconti dei viaggiatori come ulteriori fonti e documenti per lo studio delle sonorità del passato: l’analisi della letteratura di viaggio (o odeporica) è così divenuta uno strumento prezioso per ricostruire gli ecosistemi sonori di tutto il mondo.
Dal 2021, al Dipartimento dei Beni Culturali dell’Università di Padova, è nato il progetto pionieristico chiamato “Echos. Sound Ecosystems in Travelogues”, una piattaforma web che mappa e analizza le testimonianze sonore contenute nei resoconti di viaggio dal Medioevo alla prima età moderna. Un viaggio tra passato e presente, tra culture e strumenti musicali, che ci invita ad ascoltare la storia con nuove orecchie.
Dai resoconti di viaggio a Echos: una banca dati sonora globale
Echos. Sound Ecosystems in Travelogues è una web-app georeferenziata realizzata, grazie ai finanziamenti del MIUR, dal team di ricerca composto dalla professoressa Paola Dessì (PI), dalla ricercatrice Camilla Cavicchi e dalla dottoressa di ricerca Elena Murarotto. Si tratta di uno strumento unico nel suo genere, progettato per raccogliere, catalogare e analizzare le testimonianze relative a suoni, musiche, danze e pratiche performative incontrate dai viaggiatori nei secoli passati.
Ad oggi, la piattaforma ospita:
- 48 itinerari di viaggio accuratamente indicizzati;
- oltre 1.100 resoconti scritti che descrivono eventi sonori;
- circa 2.000 schede analitiche su fenomeni acustici, musicali o coreutici.
Echos è una piattaforma multimediale versatile e flessibile, capace di accogliere testi (in lingua originale – compresi l’arabo e il cinese – e tradotti in inglese), immagini, spartiti, file audio, video e collegamenti a risorse esterne alla piattaforma stessa. La sua struttura è concepita per offrire a storici, musicologi, antropologi – ma anche a chiunque sia curioso – uno strumento facile e immediato con il quale esplorare il passato attraverso le sue tracce sonore custodite nei resoconti di viaggio.
Dietro le quinte di Echos: dall’infrastruttura informatica all’analisi dei dati
Lo sviluppo informatico della piattaforma è stato seguito dal programmatore Marco Tognon, che ha costruito l’infrastruttura fondante utilizzando il framework Laravel, basato su architettura Model-View-Controller (MVC), e il sistema di gestione di database relazionali MariaDB. Il risultato è una piattaforma solida, intuitiva e interconnessa, pensata per durare e crescere nel tempo.
Ciò che conferisce ad Echos un grande potenziale per la ricerca è la sua natura analitica. La piattaforma non si limita a conservare i documenti, ma li rende consultabili, interrogabili, comparabili e organizzabili in modo da poter individuare ricorrenze, mettere in relazione contesti geografici e periodi storici, e soprattutto seguire l’evoluzione di forme sonore attraverso secoli e geografie differenti.
Oggi il team di ricerca sta lavorando per potenziare ulteriormente Echos, integrando strumenti di intelligenza artificiale che semplificheranno l’inserimento dei dati e amplieranno le possibilità di analisi, con l’obiettivo di costruire una mappa sonora storica in continua espansione.
Musica e antropologia: l’approccio integrato di Echos
Il cuore del progetto risiede in una metodologia fortemente interdisciplinare, che intreccia Storia della musica, Etnomusicologia, Storia della danza, Storia e Antropologia per analizzare le fonti con uno sguardo più ampio, approfondito e articolato. Questo approccio, che unisce competenze e prospettive di settori disciplinari diversi, coinvolgendo studiosi specializzati in vari ambiti del sapere, diviene necessario perché chi scrive un diario di viaggio non è un osservatore neutrale di ciò che vede e ascolta, ma una persona con un proprio bagaglio culturale, credenze, esperienze e obiettivi che influenzano la narrazione. Per questo ogni testimonianza va interpretata considerando vari fattori:
- La soggettività del viaggiatore, filtrata da cultura, religione, classe sociale, motivazioni e finalità del viaggio;
- Il contesto performativo, ovvero l’ambiente sonoro in cui l’esperienza si è svolta;
- Le coordinate spazio-temporali, che collocano l’evento sonoro in un momento e in un luogo precisi;
- La prospettiva dello studioso, che interpreta la fonte, riconoscendo anche limiti, possibili bias e ambiguità, tanto degli autori quanto propri.
In Echos, ogni testimonianza rilevata dallo studioso è classificata come “sound event”: una categoria che comprende non solo esibizioni musicali, ma anche danze e suoni caratteristici di ambienti naturali o cerimoniali. Ogni evento è analizzato nel proprio contesto, con l’obiettivo di restituire la complessità e la ricchezza dell’ecosistema sonoro del passato. L’impostazione metodologica si richiama agli studi di Raymond Murray Schafer e Franco Alberto Gallo: il primo ha definito “evento sonoro” qualsiasi manifestazione sonora situata in un determinato tempo e luogo, mentre il secondo ha ristretto la categoria a quei fenomeni che, per gli uomini dell’epoca da lui indagata, il Medioevo, possedevano un reale significato culturale e sociale. L’approccio adottato in Echos integra queste due prospettive: da un lato, riconosce che non tutte le occorrenze registrate dai viaggiatori abbiano avuto un valore simbolico; dall’altro, le colloca entro un quadro più ampio, dove il contesto ambientale e storico diventa parte integrante dell’analisi. In questo modo, le testimonianze vengono trattate come frammenti di un paesaggio sonoro che intreccia percezione individuale e valore culturale, offrendo allo studioso uno strumento critico per leggere gli aspetti sonori del passato.
A questa cornice metodologica si aggiunge la scelta di classificare i termini impiegati per indicare gli strumenti musicali secondo il sistema Hornbostel-Sachs, elaborato nel 1914, che distingue quattro categorie fondamentali in base alla modalità di produzione del suono: 1) Idiofoni, 2) Membranofoni, 3) Cordofoni, 4) Aerofoni. Questo metodo, ampiamente utilizzato in etnomusicologia e organologia, permette di confrontare strumenti musicali provenienti da culture diverse e contribuisce alla costruzione di una filologia sonora trasversale alle tradizioni. La piattaforma, però, non si limita agli strumenti propriamente musicali, ma estende la sua attenzione anche ai suoni dell’ambiente, rispondendo all’attuale necessità di comprendere meglio il nostro rapporto con il paesaggio sonoro e le sue relazioni con l’ambiente stesso. Avvicinarci a comprendere i contesti sonori del passato ci porta a comprendere le trasformazioni in atto e i rischi derivati dalla disconnessione tra esseri umani ed ecosistemi.
Prendiamo dalla web-app un esempio emblematico, quello del viaggiatore medievale che ha percorso le maggiori distanze in assoluto, Ibn Baṭṭūṭa (1304-1369). Esattamente 700 anni fa, nel 1325, egli partì dal Marocco alla volta dell’India. Percorse oltre 120.000 km, visitando circa 44 paesi moderni. Il suo diario di viaggio, scritto in arabo, è una preziosa miniera di informazioni su usi, costumi e suoni, censiti in Echos.
Il primo vantaggio offerto dall’inserimento nella piattaforma è la possibilità di analizzare in profondità i suoi resoconti sonori, mettendo in luce il ruolo e la funzione della musica nelle corti sultaniali da lui visitate. Ibn Baṭṭūṭa descrive con grande attenzione le cerimonie regali, dove decine di musicisti si esibivano con timpani, tube e corni, strumenti strettamente legati al cerimoniale, al potere e all’autorità. La sua prospettiva, centrata sulle manifestazioni musicali come espressione di autorità politica, restituisce un quadro ricco di rituali di viaggio, festeggiamenti di corte e passatempi dei sovrani.
Un secondo contributo offerto dalla piattaforma riguarda l’analisi del lessico musicale arabo. I termini utilizzati da Ibn Baṭṭūṭa – come ṭarab (estasi sonora, incanto), ġināʾ (canto “profano”), mūsīqā (musica, ma non religiosa) – vengono interpretati nel loro contesto culturale, evitando semplificazioni e anacronismi. In tal modo si mostra come anche parole apparentemente ovvie ed assodate, come mūsīqā ad esempio, possano aprire a nuove interpretazioni.
Echos: un nuovo ponte tra passato e presente, dalla ricerca alla divulgazione
L’analisi del diario di Ibn Baṭṭūṭa è solo uno dei molti esempi di come Echos sappia dare nuova vita alle fonti storiche. La capacità della piattaforma di mappare, classificare e contestualizzare eventi sonori dimostra quanto le digital humanities possano aprire strade innovative nello studio del passato. Ciò che un tempo era affidato a pagine di memorie individuali diventa oggi patrimonio condiviso e interrogabile, capace di rivelare connessioni tra culture, epoche e paesaggi sonori.
Echos non è soltanto un progetto di ricerca: è un ponte tra il mondo accademico, la didattica e la divulgazione culturale. Già utilizzata nei corsi universitari, la piattaforma si presta a laboratori scolastici, esposizioni museali, documentari e iniziative culturali di più ampio respiro. Offre a studenti, ricercatori e pubblico un’occasione per esplorare la storia non solo attraverso testi e immagini, ma anche tramite le sue dimensioni sonore e performative.
Grazie al lavoro di raccolta e analisi, Echos consente di capire come la musica e i suoni abbiano anch’essi viaggiato, si siano trasformati e abbiano unito mondi diversi. Al tempo stesso, mettendo in evidenza i paesaggi sonori del passato, il progetto invita a riflettere sul nostro rapporto con l’ambiente e con gli ecosistemi sonori che ci circondano oggi. In questo modo, studiare le voci, i suoni e i rumori di ieri diventa anche un modo per sviluppare una maggiore consapevolezza e responsabilità verso quelli del domani e promuove il rispetto dell’altro, riconoscendo sempre più il valore delle differenze culturali e favorendo un approccio più inclusivo alle diversità che compongono il nostro presente.
Per scoprire Echos. Sound Ecosystems in Travelogues, visita il sito al link: https://echos.beniculturali.unipd.it/home
Per saperne di più su Echos, ecco di seguito alcuni articoli:
- Paola Dessì e Andrea Pintimalli, Echos. Una web-app per lo studio di suoni, musiche e strumenti del passato e il caso della riḥla di Ibn Baṭṭūṭa, Itineraria, XXIV, 2025, pp. 257-285.
- Elena Murarotto e Marco Tognon, Echos. Sound Ecosystems in Travelogues. A georeferenced web application for the description of musical events, Astrolabe, 2025, cds.
Elena Murarotto, PhD – Università di Padova
Andrea Pintimalli, PhD – Università di Padova
Tags:
Idee





