The Good Ones – Rwanda Sings with Strings (Glitterbeat, 2025)

Se non lo aveste ancora ascoltato, il “Tiny Desk Concert” offerto dal duo The Good Ones all’emittente NPR merita attenzione, presentando una sintesi dei temi affrontati nei loro primi quattro album attraverso altrettanti brani (“The Farmer”, “Mon Cheri”, “Seraphinne, You are the Prettiest Woman in the World”, “Young People Are the Future”). In quell’occasione, il produttore Ian Brennan, il giorno prima della sessione “Tiny Desk, ha invitato per tre ore in una stanza d'albergo a Washington, DC, il duo ruandese formato da Adrien Kazigira e Janvier Havugimana a registrare le loro canzoni insieme al violoncello di Gordon Withers e al violino di Matvei Sigalov. Ne sono uscite diciannove canzoni (di cui dieci sono state incluse in “Rwanda Sings with Strings”) che hanno realizzato il vecchio sogno di Adrien Kazigira: ascoltare le proprie composizioni eseguite da strumenti ad arco. Al termine delle tre ore era così felice dell'esperienza appena trascorsa che, esausto, ha abbracciato contento il violoncello, sdraiato sul divano. “Doveva essere un esperimento”, racconta Brennan, “ma nel momento in cui gli archi sono entrati, nell'introduzione di “Agnes Dreams of Being an Artist”, è stato come se la stanza avesse iniziato a levitare e non c'era alcun dubbio che stesse accadendo qualcosa di magico e profondamente bello. L'album è straordinariamente etereo, anche per i loro standard elevati”. Come sempre, la voce di Janvier Havugimana si amalgama fraternamente con quella di Adrien Kazigira e le sue percussioni aggiungono le spezie che contraddistinguono The Good Ones, utilizzando oggetti di recupero, da un bicchiere di carta vuoto, a una pellicola trasparente accartocciata, da un secchio, a un cuscino del divano, a un vecchio paio di stivali. Come di consueto, le canzoni sono cantate in kinyarwanda, la lingua nazionale del Ruanda e spaziano fra una varietà di temi, anche se quello prediletto è l'amore nel contesto rurale ruandese, catturato nelle foto e in video da Marilena Umuhoza Delli. Come per i quattro lavori precedenti, quattro canzoni del nuovo album dedicano il brano e il titolo a una donna. Kazigira, nei suoi versi, osserva il mondo dalla collina dove si trova la sua fattoria, preoccupato riguardo ai rischi morali che riguardano il contesto rurale ruandese, strattonato fra tradizione agricola, modernità e urbanizzazione della popolazione e dei processi e prodotti culturali e artistici. C’è anche spazio per i ricordi di viaggio, come nel caso di “In the Valley of the Turkeys (The Things I've Seen)”, ambientato nella costa nord-occidentale degli Stati Uniti, nel 2019, quando il duo apriva i concerti dell’irlandese Glen Hansard. A metà dell’album, la canzone “I Love You So Much, But You Refused to Marry Me (Your Beauty I Cannot Unsee)” evoca emozioni intense, l l’inquietudine e lo strazio che colpiscono chi, nelle zone rurali del Ruanda, vive l’abbandono quando i fidanzamenti vengono improvvisamente rotti: fenomeno relativamente frequente a causa quando le famiglie degli agricoltori temono che il partner scelto possa non sia in grado di poter provvedere adeguatamente al sostentamento della prole. 
Nota a margine: la foto di copertina dell'album è stata scattata (quando Adrien e Janvier esploravano per la prima volta Manhattan) nelle strade del Greenwich Village dove venne scattata quella scelta nel 1963 per la copertina di “The Freewheelin’” di Bob Dylan. Una involontaria sincronicità, dal momento che Adrien e Janvier non conoscono la musica di Dylan. 


Alessio Surian

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