Martin Carthy – Transform Me Then Into a Fish (Hem Hem, 2025)

È il tragico racconto di un matrimonio combinato in cui una giovane donna è costretta dal padre a sposare un ragazzino, un matrimonio che dura poco, perché il ragazzo muore appena sopraggiunta la maggiore età. Qui Eliza è Eliza, che accompagna papà anche in “Ye Mariner ye”, la cui fonte per i ricercatori era stata la cantante del Dorset Marina Russell. Nella versione originale del 1965, era eseguita a cappella. È una versione, essenziale e diretta quella proposta con la chitarra e il violino a dialogare. Va detto che, a parte quella del disco d’esordio, non si può non pensare anche alla mirabile interpretazione fissata in “Waterson:Carthy” (1994). Segue “Lovely Joan”, altro classico carthiano che ha segnato anche lo sviluppo delle sue innovazioni chitarristiche, perché a dirla tutta, quando la suonò nel primo disco fu Swarbrick a insistere perché la includesse, pur non conoscendo gli accordi (“Non importa. Suona quello che vuoi. Nessuno se ne accorgerà!’, chiosò il violinista. “Così chiusi gli occhi e lo feci — fu scandaloso. Mi sembrava di barare”, ricorda Carthy). “Dream of Napoleon”, all’epoca appresa dal cantore Sam Lerner, vede Mukjerijee accompagnare Martin. La sitarista è protagonista e titolare anche dell’arrangiamento dell’altra ballata del ciclo napoleonico, “The Eighteenth of June”, lamento per i caduti di Waterloo ambientata nella fase della definitiva caduta dell’imperatore francese; una ballata introdotta nella scena folk da Mike Waterston che l’ha riproposta con alcuni adattamenti. L’archetto della figliola ritorna in “The Handsome Cabin Boy”, ballata che riprende il topos della giovane che si veste da uomo, qui da mozzo di cabina, per andar per mare, cui segue “A-Begging I Will Go”. Un altro classico, “High Germany”, scandita dal ritmo della chitarra, risalente con ogni probabilità all’epoca della Guerra dei sette anni, canzone antimilitarista in cui è narrato il tema ricorrente del giovane che va in guerra e della donna che lo aspetta a casa. In “The Famous Flower of
Serving Men,” rielaborata da diverse fonti con aggiunte personali e registrata più volte, nel 1972 e nel 2004, Carthy decide di recitare i versi di questa avvincente e devastante ballata. È storia nota quella di “Scarborough Fair”, presente nel disco d’esordio, appresa dalla versione contenuta in “The Singing Island” di Ewan MacColl e Peggy Seeger. Bob Dylan, che aveva fatto profitto anche di “Lord Franklin” appresa da Martin e diventata ossatura (se non calco) nella sua Dylan’s Dream”, supplicò Carthy di insegnargliela. Poi sappiamo come è finita con Paul Simon che non lo accreditò per il suo arrangiamento nella versione epocale di Simon & Garfunkel, Ma di tempo ne è trascorso tanto e dalle beghe legali si è passati al “perdono”. Carthy ha dichiarato: “Fu molto ingiusto da parte mia, perché non c’è stato nessun furto… era un tributo, lui è abbastanza intelligente per farlo”. I due si riconciliarono cantando la canzone insieme sul palco all’Hammersmith Apollo nell’ottobre 2000. Si tratta di una versione completamente diversa da quella del debutto, proposta per la prima volta grazie a Ruth Barrett, che invitò Carthy a cantarla per” Remember Me”, miniserie tv britannica del 2014 con Michael Palin. Il sitar di Mukherjee si unisce alla voce e alla chitarra di Carthy. Eliza è fi nuovo protagonista nella conclusiva “Springhill Mine Disaster” di Ewan MacColl e Peggy Seeger, che racconta un disastro minerario nel 1958 producendo ancora emozioni. Ci si chiede se questa sarà l’ultima registrazione di Martin Carthy. È possibile. Di certo, come chiarisce Eliza nelle note di presentazione: “Vuole nuotare nella sua musica, e lavorare fino alla fine”. Tuttavia non si è di fronte a un malinconico commiato, piuttosto è un benevolo atto che conferma la sua statura immensa, il suo ruolo favoloso di cantore folk e che si tramuta in un atto di consegna alle nuove generazioni: un patrimonio da non dissipare, ma anche far proprio e rinnovare, proprio come ha fatto Martin Carthy. 

Martin Carthy esegue 'Scarborough Fair' a The Broadside Hacks Folk Club, 31 ottobre 2023 


Ciro De Rosa 

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