Voce e pianoforte per una essenzialità sonora messa in campo dalla vocalist catalana Eva Verde, apprezzata artista della scena di Barcellona, e dal pianista tarantino Danilo Tarso, che nel 2019 ha vinto il premio Lelio Luttazzi come miglior giovane talento del suo strumento.
Volete parlarci del vostro progetto musicale e della più recente uscita discografica?
Danilo Tarso & Eva Verde – Abbiamo iniziato a suonare insieme tre anni fa, per caso, come due perfetti sconosciuti. Era una jam session, nella quale abbiamo suonato brani che entrambi conoscevamo e ci siamo divertiti tanto a tal punto che ne abbiamo organizzate altre. Nelle successive abbiamo iniziato a proporci brani di nostra composizione con l’idea di sperimentare e di giocare. Il gioco si è fatto serio perché è nato naturalmente un repertorio e l’esigenza di condividerlo con il mondo esterno. Così nasce “Chrysalis”, il primo disco del progetto Eva Verde & Danilo Tarso. Come suggerisce il nome, l’album è il risultato della metamorfosi dei nostri universi musicali. Molti brani del disco sono stati scritti prima che ci incontrassimo e in “Chrysalis” hanno trovato la loro casa. La nostra ultima uscita è “Two for the road” di Henry Mancini, pubblicato come singolo in occasione del centenario della sua nascita nell’Aprile 2024.
Ci presentate il brano in concorso al Premio Parodi?
Eva Verde – “Estimada”, che in catalano significa “amata”, è un manifesto poetico che dà voce alla repressione vissuta dalle donne nell’ambito dell’amore non convenzionale. Qui la parola si fa resistenza, e la vulnerabilità si trasforma in resilienza. È il racconto di una storia d’amore fallita tra due donne, un sentimento che, ancora oggi, fatica a esprimersi senza timore e senza giudizio.
Pensate sia possibile rinnovare la tradizione con modi vocali e stilistici che non conducono necessariamente verso forme mainstream?
Danilo Tarso – Più che rinnovare, preferiamo immaginare di costruire un ponte, un dialogo vivo tra tradizione e contemporaneità. La vera sfida sta nel trovare un equilibrio: ogni scelta, che si tratti di una tecnica vocale, di una struttura, di un accordo o di un cambio di tempo, ha un peso molto forte sul risultato finale. Oggi, in un’epoca in cui sembra che tutto sia già stato fatto, è ancora più difficile fare in modo che l’innovazione e l’espressione creativa restino al servizio della tradizione. Quindi è possibile secondo noi, ma non è un percorso semplice.
Il Premio Parodi è un concorso dedicato alla "world music"? Come definite questa etichetta? In che misura vi identificate con essa?
Eva Verde & Danilo Tarso – È un’etichetta che potrebbe funzionare, perché è in sintonia con l’universo musicale di Andrea Parodi che ha fatto convivere diversi linguaggi e tradizioni in armonia. Ci piace e ci identifichiamo con essa perché, dal punto di vista dell’artista, rappresenta un’etichetta davvero inclusiva; una sorta di “casa” per tutte quelle musiche che non cercano di rientrare in un genere specifico ma che mettono in dialogo tradizioni e linguaggi diversi. Dal punto di vista di chi ascolta, invece, offre un orientamento su ciò che ci si può aspettare senza condizionare troppo ne imporre confini rigidi, e lasciando così spazio alla curiosità e al piacere della scoperta.
Ciro De Rosa
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