I prossimi interlocutori sono Limen Collective, un network di musicisti creato nell’autunno 2023 da un’idea di Alessandra Soro e Fabrizio Leoni, entrambi musicisti di origini sarde ma con sede a Torino. Nasce dal desiderio di creare un laboratorio in cui, a partire dalla musica tradizionale sarda, potessimo dare vita a nuove composizioni all’interno del contesto della musica mediterranea. Il Limen Collective ha debuttato il 29 aprile 2024 al Torino Jazz Festival con la sua formazione più ampia, la Limen Orchestra, con la quale ha registrato Perda e Bentu, il primo disco del collettivo pubblicato e distribuito da Raighes Factory.
Cosa è Limen Collective?
Alessandra Soro – Limen Collective nasce come un incontro di voci, di storie e di suoni, un filo invisibile che intreccia la tradizione sarda con le sonorità del Mediterraneo; un viaggio senza confini, un dialogo aperto tra la Sardegna e le coste del Sud Europa, del Medio Oriente e del Nord Africa, in cui antiche melodie si trasformano e si mescolano con nuovi linguaggi. La ricerca è guidata da Alessandra Soro e Fabrizio Leoni, musicisti di origini sarde, e trova casa a Torino. L’album che abbiamo pubblicato, “Perda e
Che brano presenterete al Parodi?
Alessandra Soro e Fabrizio Leoni – “Fola di ‘Entu” è la storia non scritta, sospesa, della traversata di una nave in balia del vento. Il porto (Abbentu), la terraferma (Scirocco) e l’approdo lontano (Maestrale) segnano le tappe verso la meta sperata, forse irraggiungibile. Sa Perda De S’Arregordu rappresenta, come vuole la tradizione campidanese, un sassolino da tenere in tasca per ricordare qualcosa di importante. Il viaggio più difficile di tutti, che si districa in momenti cardinali: l’umana necessità di cura e pietà nel momento della morte (Accabadora), il lamento per gli assenti (Attittadora), l’ignoto dell’ultraterreno (Jana). La narrazione inizia, prosegue e mai conclude nella nostra terra, la Sardegna, come raccontato dalle parole di nonna Anna e Alessandra (Sa Terra Mia): mai conclude, perché la nostra terra - con tutte le sue storie e i suoi insegnamenti – vive in noi.
Cosa significa per voi cantare in sardo?
Alessandra Soro – Il ritorno alla musica popolare italiana è stato - e continua a essere - un passo fondamentale della mia ricerca, come anche per Fabrizio. Entrambi abbiamo studiato e approfondito i
linguaggi jazzistici, per poi ritrovarci in momenti e modalità diverse a interrogarci sulle nostre origini, culturali e musicali. Ha avuto quindi inizio per entrambi una profonda ricerca che per una serie di avvenimenti si è intrecciata, e da qui è nato il nostro collettivo e il disco d’esordio. Cantare in sardo, e iniziare parallelamente a studiarlo, per me significa questo: dare voce a parte delle mie radici ma anche raccontare il presente. Queste necessità, a mio avviso, passano in egual modo attraverso musiche e testi popolari che originali e contemporanei: per questo ho iniziato a studiare il sardo e chiedo aiuto ad autrici e autori per la corretta scrittura e traduzione dei testi.”
Si può rinnovare la tradizione conservando modalità stilistiche che non conducano per forza nella forma canzone o con proiezione mainstream?
Alessandra Soro – Assolutamente, si può fare se ci si avvicina al materiale tradizionale con rispetto e cura. Il desiderio creativo, poi, dev’essere guidato da una spinta onesta e sincera, con l’obiettivo di arrivare senza filtri a chi ci ascolta. Bisogna sicuramente fare attenzione a non cedere al paradigma musica
mainstream = easy listening: si può raggiungere il cuore del pubblico - che è molto più ricettivo di quello che si pensa - senza per forza scrivere musica “facile”, con forme e modalità esecutive che rientrano nelle logiche del mercato, altrimenti il rischio è di banalizzare sia la tradizione che la propria musica.
Il Premio Parodi è un contest intestato alla “world music”? Come definite questa categoria? In che misura vi ci rispecchiate?
Alessandra Soro e Fabrizio Leoni – È una definizione nella quale ci sentiamo decisamente a casa: la musica che scriviamo e suoniamo è aperta alle influenze del mondo ed il progetto stesso è nato come laboratorio in costante fermento, un luogo dove tutti gli artisti che lo attraversano possono raccontare qualcosa di sé - da dove arrivano e cosa desiderano per il futuro – e plasmare artisticamente e culturalmente la direzione del nostro viaggio insieme.
Ciro De Rosa
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