Il sodalizio artistico tra la cantante Elsa Martin e il pianista Stefano Battaglia è nato oltre dieci anni fa, attorno a un percorso condiviso di ricerca che li ha condotti a rileggere in musica liriche di poeti friulani del Novecento e a sperimentare l’incontro tra musica popolare, jazz e avanguardia. Nel corso degli anni il duo ha messo in fila numerosi concerti e dato alle stampe due album di grande pregio “Sfueâi” nel 2019 e “Al centro delle cose” nel 2020, quest’ultimo dedicato alle poesie di Pierluigi Cappello. A cinque anni di distanza li ritroviamo con “Lyra”, disco che raccoglie dodici brani per voce e pianoforte in cui prendono forma canzone le poesie in friulano di Pier Paolo Pasolini, tratte dalle raccolte “Poesie a Casarsa” del 1942, “Poesia in forma di rosa” del 1961-64 e “Poesie dimenticate” del 1965 nelle quali affronta temi come la sua infanzia, la bellezza della natura e la religiosità. La figura di Pasolini è stata centrale sin dall’inizio nel percorso dei due musicisti. Entrambi, infatti, avevano già incontrato la sua opera: Battaglia con lo splendido doppio album dedicato alle colonne sonore dei film del friulano “Re: Pasolini” per ECM del 2005, mentre la Martin con “Linguamadre: Il Canzoniere di Pasolini” del 2020 inciso con Duo Bottasso e Davide Ambrogio e lo spettacolo teatrale “Rosada!”. Questo nuovo progetto ha cominciato a prendere forma nel 2022, in occasione del centenario della nascita di Pasolini, ed è stato finalizzato quest’anno in occasione del cinquantenario della morte. Si tratta di un disco in cui improvvisazione e creazione estemporanea esaltano il significato profondo delle liriche pasoliniane, mettendo in luce la sensibilità interpretativa del duo e la loro costante tensione verso l’esplorazione di nuovi territori sonori. Nel celebrare l’arte multiforme del poeta, scrittore e regista, l’album restituisce alle sue poesie una risonanza attuale, trasformandole in materia musicale viva ed esaltandone la musicalità e le vibrazioni. Non è casuale è la scelta del titolo, che richiama la lira, simbolo della poesia, ma anche l’omonima costellazione: la sua stella più luminosa, Vega, diventa metafora della forza dei versi pasoliniani, capaci di illuminare una società oscurantista come quella dell’Italia degli anni Sessanta e Settanta. “Lyra” non è solo un progetto musicale, ma è piuttosto un atto di resistenza culturale, un viaggio musicale e linguistico attraverso il pensiero, la visione e l’opera di una delle voci critiche più acute della cultura italiana, una voce ancora attuale che continua a parlare alle nostre coscienze attraverso la sua arte. A riguardo Stefano Battaglia, nel presentare il disco, sottolinea: “Ricordare Pier Paolo Pasolini significa celebrare la memoria di un paese intero, l’Italia, il cui dibattito sociopolitico del dopoguerra è stato attraversato furiosamente dalla sua etica umanistica: il suo impatto di artista intellettuale sui mutevoli tessuti sociali dell’epoca fu durissimo e ancor oggi inestimabile. Grazie alla sua capacità di essere poeta nel pieno senso del termine, oggi Pasolini diviene il simbolo della sopravvivenza della poesia stessa, in una civiltà degradata il cui ulteriore e progressivo degrado egli aveva coraggiosamente profetizzato”. Nei dodici brani emerge soprattutto il Friuli di Pasolini, un Friuli che non esiste più, quello del mondo rurale dei contadini e quello aveva vissuto da giovane e che ha raccontato nella sua lingua materna. Sotto il profilo prettamente musicale, il disco alterna brani in forma di canzone, improvvisazioni e interludi pianistici, incrociando jazz, musica popolare e contemporanea con echi della tradizione liederistica. In equilibrio tra memoria e reinvenzione, la libertà improvvisativa trasforma la parola in puro suono. La voce di Martin si muove tra timbri e registri differenti con sobrietà e consapevolezza, evitando virtuosismi e scegliendo piuttosto l’essenzialità, fino a spingersi in territori più sperimentali in un serrato dialogo con il pianoforte. Battaglia alterna pagine liriche e cantabili a momenti rarefatti e sospesi, dove il silenzio diventa parte integrante del discorso musicale. L’ascolto è scandito dalle quattro sezioni di “Lyra (p.p.p.)”, interludi che aprono, intervallano e chiudono il disco, donandogli intensità e coesione. La prima parte vede la voce di Martin sdoppiarsi e sovrapporsi in un’atmosfera eterea, che introduce “Donzel” resa in forma di romanza e che si sviluppa in un climax vibrante con il pianoforte e la voce che sviluppano un dialogo serrato. Si prosegue con “Casarsa” nella quale Battaglia riprende un tema lasciato fuori dal suo “Re: Pasolini” e che sposa perfettamente con le introspettive liriche pasoliniane. Il secondo interludio vede la tessitura tenue del pianoforte di Battaglia introdurci a “La canzone di Laura Betti”, un brano dall’atmosfera malinconica e sofferta nel quale viene evocata l ’attrice-musa che fu tra figure le più vicine a Pasolini. Il vertice del disco arriva con “Soreli”, tredici minuti di sperimentazione a tutto campo in cui nella prima parte ascoltiamo la voce di Elsa Martin prodursi, con la complicità del pianoforte di Battaglia, in una serie di giochi vocali che vanno dall’ironico grammelot infantile della prima parte, per poi trasformarsi in una sorta di recitar cantando nella seconda e giungere al finale giocoso tra risate e singhiozzi che richiama tanto Robert Wyatt di “The end of an ear”, quanto Luciano Berio di “Folk Songs”. Se “Pari Nustri” colpisce per le suggestioni poetiche, la successiva “A na fruta” si apre con la dolce introduzione del pianoforte per poi farsi sempre più drammatica nella struttura ritmica. Nel terzo interludio il cantato della Martin sembra rimandare ai madrigali cinquecenteschi, mentre l’architettura melodica del piano di Battaglia imprime al brano una tensione drammatica e suggestiva. I quattordici minuti di “In forma di rosa” sono un avvincente immersione nell’improvvisazione dove si intersecano atonalità e dissonanze conducendoci verso il finale con la sofferta “Ciampanis” e la quarta parte di “Lyra (p.p.p.)” per sola voce che suggella un disco da ascoltare con grande attenzione. “Lyra” è, infatti, un’opera che richiede tempo e ascolti attenti per restituire tutta la sua forza emotiva. Un lavoro prezioso che dimostra come la voce di Pasolini sia ancora necessaria oggi, in questo tempo in cui nel mondo si sta facendo sempre più largo la barbarie.
Salvatore Esposito
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Suoni Jazz