Benedicte Maurseth – Mirra (Hubro, 2025)

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Mirra è un antico termine dialettale della regione norvegese di Hardanger: descrive il comportamento delle renne quando corrono insieme formando un cerchio, sia per riscaldarsi, sia per allontanare i predatori. Era divenuto sinonimo di un “brulichio” di renne. "Solo due volte nella mia vita ho visto renne selvatiche. La prima volta era un branco composto da diverse centinaia di animali. Correvano vicine tra loro, con grande concentrazione, confondendosi quasi completamente con il paesaggio grigio-marrone intorno a Dyranut, sull'altopiano di Hardangervidda. Avevo sette anni. Molti anni dopo, per caso, le ho viste di nuovo mentre si dirigevano verso est in un giorno di primavera”. Proprio le sonorità di un branco di renne sono intrecciate insieme in “Mirra”, della violinista hardanger Benedicte Maurseth e dei suoi nove compagni di viaggio, fin dal concerto tenuto a Praga a novembre 2023. Nel nuovo album, prodotto da Jørgen Træen, “Mirra” è il primo degli otto brani e la formazione è stata condensata in un quartetto, con Morten Qvenild (Marxofon, autoharp, tastiere, elettronica e ingegnere del suono), Mats Eilertsen (basso, elettronica), Håkon Mørch Stene (percussioni): prima ancora che i loro strumenti, veicolano il profondo ascolto con cui si accostano alla fauna, alla flora, alle rocce, alle acque della regione del hardanger. “Nysnø Over Reinlav” (Neve fresca sul muschio di renna) include registrazioni sul campo di 13 animali, tra cui falchi girfalchi, chiurli e ghiottoni, insieme al
pianoforte di Morten Qvenild, che è anche produttore dell’album. “Creare musica e fare escursioni sono la stessa cosa, almeno per me: evocano la consapevolezza della bellezza, l'ascolto profondo e la presenza quando il nostro spirito è aperto. Si possono vivere da soli o condividerli con gli altri, in silenzio o conversando. Entrambi richiedono tempo, impegno, pazienza e continuità ripetitiva. Entrambi sono anche un promemoria di qualcos'altro, qualcosa di più grande del sé individuale, che fa sentire per sempre umili come esseri umani". In questo modo Benedicte Maurseth condivideva parte del suo approccio alla musica in occasione dell’uscita del suo precedente album, “Hárr” (2022), premiato con il prestigioso Nordic Music Prize. Entrambi i lavori testimoniano il suo legame con l’ecologia profonda di Arne Næss, ideatore di un'ecosofia volta ad evidenziare quanto gli umani siano parte di un sistema ecologico interdipendente con la natura. Coerentemente, Benedicte Maurseth attinge, in chiave di musique concrète, dai suoni ambientali e animali locali per poi combinare queste sonorità con temi e melodie composte sul violino Hardanger e
quindi arrangiate e improvvisate insieme ai musicisti coinvolti nei due album. È il suo modo di attualizzare gli insegnamenti di Knut Hamre, maestro di hardanger, violino che si distingue per le corde simpatiche, poste sotto la tastiera, che vibrano le proprie risposte alle note fatte risuonare sopra la tastiera. Ogni quadro sonoro rimanda a una specifica narrazione, dai passi pesanti che caratterizzano la “Jaktmarsj” (Marcia di caccia) alla breve e luccicante “Kvitkrull” (Lichene di renna) che rimanda al film canadese “Sámi Herders” (1978). La conclusiva “Simleflokk under månen” rimanda al momento i cui, dopo la stagione autunnale degli amori, i branchi si dividono; i maschi se ne vanno, mentre le femmine (simler) e i loro piccoli formano nuovi gruppi. È in questo periodo le femmine crescono le corna per garantire il miglior pascolo ai piccoli che portano in grembo durante l'inverno. Nella scena dipinta da Maurseth il branco di femmine viaggia insieme, illuminata dal chiaro di luna, attraverso il vasto e bianco altipiano Hardangervidda. 


Alessio Surian

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