Benvenuti alla fest-noz officiata dagli Spontus con “Ar Lagad-Bleiz” (“L’Arcobaleno”, in bretone), nono album del quartetto del Pays Vannetais, attivo da quasi trent’anni.
Era il 1997 quando quattro liceali di Auray, che avevano scelto di affiancare alla loro attività di studenti un’appassionata ricerca sulla musica bretone formando una band, vinsero un concorso interliceale di musica tradizionale grazie alla promettente padronanza strumentale e all’ottima conoscenza dei repertori locali. Da allora di tempo ne è trascorso e il gruppo si è affermato come una delle più vivaci formazioni da ballo della scena festiva bretone.
Dopo due album iniziali, fedeli in una certa misura agli stilemi tradizionali, gli Spontus hanno intrapreso un percorso di rielaborazione, accogliendo influenze del folk americano e delle musiche francofone d’oltreoceano (cajun e québécoise), introducendo elementi d’improvvisazione, nuove strutture melodiche e pure composizioni originali. Questo slancio creativo ha portato a collaborazioni significative, come quella con il musicista catalano Manu Sabaté, e a progetti interdisciplinari, tra cui “LAB”, uno spettacolo che intreccia musica e danza contemporanea.
Oggi, gli Spontus sono composti dai fratelli Alan (violino e canto) e Youen Paranthoën (fisarmonica e voce), Erwan Bérenguer (chitarra, voce, arrangiamenti e tecnico del suono) e Thomas Hurtel (contrabbasso e voce), che dal 2024 ha preso il posto di Yann Le Bozec. L’ensemble, dalla strumentazione rigorosamente acustica, ritrova il gusto del cantar melodie e storie, mirando a ricreare l’energia del canto nei repertori di danza. Per raggiungere questo obiettivo, i membri del gruppo si sono confrontati con fonti d’archivio, hanno rielaborato testi di cantori tradizionali e ne hanno accostati di nuovi, innestandoli su musiche originali ispirate a moduli coreutici tradizionali.
I testi in francese sono firmati da Gigi Bourdin, Bèrtran Ôbrée e Sylvain Girault, mentre quelli in bretone da Patrick Dréan, Marthe Vassallo, Elouan Le Sauze e Nolùen Le Buhé. Non essendo madrelingua bretoni, i quattro Spontus — pur avendo affrontato lo studio accademico dell’idioma — hanno dovuto affidarsi a Le Buhé non solo per l’adattamento dei testi ma soprattutto per la loro corretta pronuncia.
Il programma dell’album, pubblicato dal collettivo Klam, propone dieci composizioni da ballo dell’Alta e Bassa Bretagna. Solo tre sono interamente strumentali: due gavotte e una riqueniée. Le restanti sette tracce sono danze cantate: ridée, kas a barzh, polka piquée, rond de Loudéac, gavotte pourlet, trikot e baleu.
Il quartetto si distingue per i vivaci ed efficaci intrecci tra fisarmonica e archetto, mentre chitarra e contrabbasso offrono una solida propulsione armonica e ritmica. Qua e là emergono sfumature jazzate e world, mentre le voci — in assetto da kan ha diskan — sperimentano impasti vocali che si emancipano dalla configurazione canonica del canto call&response bretone.
Tra gli episodi salienti dell’album segnaliamo la gavotte d’apertura “Le menuisier aux mians d’or”, il ridée “Petit René / Les yeux ridés de Balthazar”, le vivaci armonizzazioni vocali del brano guida (un kas a barzh) e di “An Dale”, una polka piquée con echi manouche, il gwerz “Palez Ar C’hi”, qui rivisitato in forma di gavotte, e un’altra danza in chiusura, lo strumentale “La Gavotte des Copains”.
Tra continuità e innovazione, gli Spontus propongono una musica fresca e di impatto, pensata per essere danzata ma anche per il solo ascolto, che allieta: “Ar Lagad-Bleiz” è un album gioioso e festoso.
Ciro De Rosa
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