Raffaello Simeoni – Mirabilia. Oltre il tempo (Finisterre, 2025)

“La musica, la pittura e la poesia ci accompagnano da sempre, affondano radici in tempi lontani, si danno la mano come sorelle che scendono nel mondo per avvolgerlo di bellezza, per cantarlo, per inventarlo, per consolarlo”
. Con queste parole Raffaello Simeoni sigilla il suo ultimo lavoro artistico intitolato “Mirabilia. Oltre il tempo”, pubblicato dall’etichetta discografica Finisterre. È un lavoro editoriale complesso che coniuga un libro con all’interno dei disegni dello stesso Raffaello Simeoni, una serie di poesie di differenti autori tra cui Annalisa Frontalini, Davide Rondoni, Elisabetta Ricci, e alcune partiture delle canzoni presenti nell’album. Se si dovesse sintetizzare questo ampio lavoro artistico, l’immagine che viene in mente è proprio la voce di Raffaello, poliedrica, dai mille accenti, sferzante di ironia, colma di pathos, che può cantare un salmo raggiungendo la mistica dei canti bizantini per poi impennarsi in un fraseggio rock, e spaziando tra melodie folk celtiche e gitane… “Mirabilia” ha la radice del verbo ammirare, meravigliare, ma anche, per lunghi tragitti geografici, lo specchiarsi di mirror… è una musica che riflette il senso della vita dell’essere umano, le sue capacità, i suoi talenti, le sue fatiche, ma anche i suoi errori, le sue miserie. Nell’ascoltare i brani si dimenticano, almeno per un momento, le atrocità e le guerre che tuttavia l’uomo continua a compiere, come dice Leonardo Carocci “Baroppi” nella lirica presente nel book: "musica di mare, musica da amare / musica di terra / da rinnovare / musica dal mondo / profondo / sangue / dolore / dolce / sogno…"  La musica attraverso il book si rispecchia nei delicati ritratti di suonatori, con uno stile calligrafico, preciso, fine, dai colori caldi e vividi; sono forse musicisti incontrati nei tanti anni di viaggi e di musica, dall’Oriente all’Occidente, quasi a mostrare i punti cardinali della musica, la mappa sonora di un mondo che spesso dimentica la vocazione all’incontro delle culture. E infiniti sono gli strumenti suonati che compongono questo acquerello musicale: liuti, chitarre, cornamuse, flauti ad ance, ghironde, tamburelli, daf, oud… che compongono sonorità che portano lontano nello spazio e nel tempo e, tuttavia, parlano ad un presente e, speriamo, ad un futuro di speranza e di bellezza. Il brano che apre le danze si intitola “Mosaic” e come scrive lo stesso Raffaello: “Nel mosaico convivono una accanto all’altra tessere fatte di frammenti di colore e materia diversi. Pietre dure e preziose e pietre meno preziose ma bellissime, vetro o conchiglie, che insieme compongono un disegno variopinto, armonioso e che ha sempre qualcosa di magico”. Sono le note solitarie dell’arghoul, strumento a fiato caratteristico della musica popolare dell’Egitto che introducono il brano dal ritmo costante e incalzante. Esso si ispira a Santa Maria Egiziaca, figura venerata dalla Chiesa Cattolica, Ortodossa e Copta, vissuta attorno al 344 ad Alessandria d’Egitto. 
L’antico si contamina di modernità con la seconda canzone “Triball”, che si lascia ispirare liberamente a “Stairway To Heaven” nel testo: “Vorria una scala che luccica d’oro / che te porta in alto verso il Paradiso / un segno sul muro ti invita a cercare / icinu a un ruscello ti metti a pensare”; da un punto di vista musicale il brano, che ricorda atmosfere celtiche grazie alle sonorità create dall’organetto, dalla zampogna e dal friscaletto – il flauto di canna siciliano e che per il suo suono acuto ricorda tin whistle tipico delle terre d’Irlanda – si trasforma, nel finale, nel celebre brano dei Led Zeppelin. “Maree” contiene atmosfere bretoni e scandinave e parla di migrazione, di attese, di nostalgia: il suono percussivo del bendir echeggia incessante per tutto il brano e fa da cornice ad uno stupendo inciso di oud. Il brano, nell’alzarsi di tonalità lascia spazio a suoni psichedelici che permettono alla voce di Raffaello Simeoni di mostrare la profondità e la precisione della sua voce che porta lontano il canto. L’aforisma “Quello che cerco non è né la realtà né l'irrealtà, ma l’inconscio, il mistero dell’istinto della razza umana” del pittore Modigliani è la fonte del brano che prende il nome dallo stesso pittore. Un testo suggestivo – “un uomo cerca pensa e promette / trova e bacia una rosa dentro un libro la rimette … Cambia il mio tempo, lasciami uscire dal blu / profondo di questo mare” – porta alla riflessione intima ed esistenziale, favorita da un accompagnamento sonoro fatto dai suoni degli strumenti a pizzico come la chitarra battente, il saz, la chitarra classica. Nell’armonia finale del brano s’inserisce un inciso tratto da “Aqualung” dei Jethro Tull, che riporta nell’immaginario della fantasia il vecchio barbone che guarda il mondo dalla sua fragilità. “Zephiro”, che conclude l’album, si apre al dolce suono dei diversi flauti ad imitare il “vento gentile simile alla brezza e messaggero della primavera”; è musica che porta con sé le tante storie narrate e il desiderio di pace e di armonia all’interno dell’universo. Il brano, unico interamente strumentale, è come il sigillo di ceralacca posto su una lettera che contiene un messaggio di rispetto universale, di accoglienza, e di speranza che solo la musica sembra essere capace, attualmente, di raccontare e di consegnare. Questi alcuni dei brani di “Mirabilia” di Raffaello Simeoni, polistrumentista, cantante, ricercatore e raccoglitore di sonorità e di musiche capaci di valicare i tempi e i confini geografici. L’intero progetto risulta come un libro acustico di mondi che si intrecciano, dialogano, si perdono e si riprendono, creando un incantesimo capace di far respirare in maniera profonda e armonica l’ascoltatore. 


Claudio Zonta

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