Poeta rivoluzionario beatnik anglo-italiano, Peyoti, è cresciuto a Birmingham e, dopo aver trascorso un periodo a Cuba, si è trasferito a Barcellona nel 2011 e, dopo aver viaggiato in lungo e in largo in Messico, si è attualmente stabilito in Portogallo, dove ha dato vita alla nuova incarnazione del suo collettivo Peyoti For President. Nato inizialmente come trio nel 2008 dall’incontro con Ulisses, figlio del leggendario Bezerra Da Silva, questo ensemble a geometrie variabili, ha debuttato nel 2008 con il singolo “We The People”, seguito a ruota dall’album “Rising Tide of Conformity”del 2009, acclamato dalla critica per la travolgente commistione tra ska, reggae, punk e sonorità latin. Dopo aver aperto i concerti de “La Radiolina Tour” con Manu Chao, nel 2010 hanno preso parte a festival prestigiosi come Glastonbury, Rockwave e Przystanek Woodstock, dove la band ha calcato il palco principale; tuttavia, l’anno seguente Peyoti lascia Londra e si trasferisce a Barcellona, dove riforma la band con nuovi elementi e seguono nuove produzioni tra cui il singolo “Who Am I?” del 2014, Ep “Suffragette City” del 2021, un omaggio a David Bowie e la canzone “Yo No Quiero Trabajar” per la serie Netflix “Gentefied”. A tra lustri dal debutto discografico, il collettivo Peyoti For President torna “Your Comfort Zone”, nel quale ha raccolto dodici brani, nati in larga parte sulle spiagge di Oaxaca in Messico in uno “stato alterato di coscienza” e finalizzati due anni fa sulle montagne del Portogallo meridionale, tra registrazioni in solitaria e session con la produzione di Marc Mennigmann. Si tratta di un disco che, da un lato, incarna perfettamente l’essenza di un musicista eclettico e in continuo movimento e, dall’altro, è fortemente radicato nei nostri tempi, sospesi tra conflitti e sogni traditi, illusioni e necessità di cambiamento. Peyoti presta la sua voce ad un mondo che vede il tempo della storia tornare all’autoritarismo, dai crimini contro l’umanità e all’inversione della verità con coloro che manifestano contro la guerra che sono messi a tacere e spesso etichettati come “terroristi”. Il titolo, ispirato ad un graffito scoperto sulla spiaggia di Oaxaca, è una danza ribelle contro l’indifferenza, una chiamata all’azione contro quel torpore collettivo che anestetizza la coscienza e disinnesca ogni slancio di cambiamento. Musicalmente, il disco è un caleidoscopio incendiario: cumbia, dub, electro-latin e beat urbani si fondono in un linguaggio globale che guarda a Manu Chao, ai Gorillaz e persino alle raffinatezze di Nitin Sawhney, ma con quella originale attitudine punk e nomade diventata la cifra stilistica del collettivo Peyoti For President. Ad accompagnare
Peyoti (voce e chitarre) e il produttore Marc Mennigmann (pianoforte, synth, tastiere) in questa nuova avventura sono Tijs Groen (chitarra), Luis (Mighty Loops, Colombia)(effetti e loops), Joao Palma (acordina), Larry Gott (ukulele), Maxi Llanos (batteria), la potente sezione di fiati composta da Raffa Alves (armonica blues), Pedro Barosso (tromba), Diedo Groove (tromba) e Roger Clarke (trombone) e le voci di Coro Da Gente, Josephine Nightingale e Ceci Meza (voce recitante). Ad aprire il disco è il travolgente ritmo latin ska di “You Are the Revolution, manifesto programmatico che non lascia spazio a mezze misure: “Tu sei la rivoluzione”, canta Peyoti, ed è chiaro che non sta scherzando. C’è spazio per l’ironia anarchica (“Soy un Bohemio”), per la tenerezza cosmopolita (“Together”), ma anche per brani di denuncia diretta e lacerante come “Palestinian Children” e “Freedom Preacher”, che guardano all’attualità con una lucidità tagliente. In “My Body My Choice”, Peyoti presta la sua voce a una battaglia femminista globale, mentre “Vamos A Nadar” – impreziosita dalla risata contagiosa di Ceci Meza, incontrata per caso in Messico – è un piccolo gioiello lisergico e spensierato. La torrida title-track ci conduce verso il finale con i ritmi latin in levare “Ya Sobreviví” e la potente “Resist, Push Back”, un grido collettivo contro la normalizzazione della guerra, del controllo e della censura. Una traccia che suona come epilogo ma anche come nuovo inizio: l’invito a rompere il guscio protettivo della “zona di comfort” e a danzare, amare, resistere. “Your Comfort Zone” è un disco che si muove attraverso mille geografie sonore, una liberatoria festa psichedelica, ma anche un manifesto politico di denuncia, un invito alla consapevolezza sui nostri tempi. Un invito scomodo, ma necessario. peyotiforpresident.bandcamp.com/album/your-comfort-zone-album
Salvatore Esposito
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