Michel Balatti - Tom Stearn - Tola Custy – The North Wind (Visage, 2025)

Tre musicisti di differente nazionalità: l’italiano Michel Balatti, lo scozzese Tom Stearn, l’irlandese Tola Custy; una grande comune passione: la musica folk di area celtica. Questo, in estrema sintesi, spiega il motivo e il carattere del progetto musicale “The North Wind”. Progetto in cui si condensano molte delle esperienze musicali -alcune delle quali in comune- che i tre hanno avuto nel corso delle rispettive carriere. Michel Balatti è dal 1999 il flautista dei Birkin Tree, e più recentemente ha co-fondato I Liguriani; Tom Stearn (voce, bouzouki e chitarra) si è formato nell’ambito della vivace scena musicale della natia Glasgow ed ha all’attivo importanti collaborazioni con altri artisti scozzesi. Dal 2012 risiede in Italia, dove ha fondato il gruppo alternative/folk/rock dei Kettle of Kites, e dal 2022 è anch’egli membro dei Birkin Tree. Il violinista Tola Custy, appartenente a una famiglia di musicisti della contea di Clare, fondatore di Calico, The Bowhouse Quintet e Guidewires, ha assorbito nel suo particolare stile musicale influenze bretoni, scandinave, asturiane e galiziane. Con tali premesse l’album non poteva che risultare ricco nelle idee e nel repertorio, con pezzi composti dai tre titolari, una serie di danze di matrice perlopiù irlandese, ballate e strumentali di autori di diversa origine: l’inglese Mike Waterson, l’australiano/scozzese Harry (McLeod) Robertson, lo svedese Roger Tallroth, gli irlandesi Brendan Tonra e Liz Kane, la statunitense Anaïs Mitchell, il bretone Gilles Le Bigot e, infine Stefano Valla. L’album si apre al ritmo sostenuto di “Balatti’s downfall”, piacevole tris di danze (autori Brendan Tonra, Stearn e Balatti) in cui il trio, senza inutili virtuosismi d’effetto, dimostra un alto livello di qualità esecutiva ed interpretativa. A seguire ecco l’elegante “A few Bob”, un dittico strumentale che al brano del titolo unisce l’irlandese “Repeal the Union”. Il primo brano cantato dell’album è la successiva “The scarecrow” (di Mike Waterson): un’intensa interpretazione vocale di Tom Stearn sostenuta da un’emozionante trama sonora, da lui tessuta insieme a Custy e Balatti. Le successive “Coleman’s cross” e “Pride of rockchapel” sono due convincenti coppie di gighe e reels. Si tratta per tre quarti di tradizionali, a cui si aggiunge “An pangur bán”, di Liz Kane, ispirata al poemetto che un monaco irlandese del nono secolo dedicò al suo gatto bianco. Si ritorna poi alla canzone con “The Ballina whalers”, pezzo scritto da quel Harry Roberston che, oltre che folk singer, fu marinaio baleniere. “The humours of Ballyconnel” è un set di quattro tradizionali da danza, tutti eseguiti a grande velocità dal trio, ma sempre con un perfetto controllo del suono. A seguire ecco “Future tents”, di Tola Custy, un doppio strumentale nella cui prima parte sono avvertibili echi delle tante esperienze musicali extra irlandesi del violinista, mentre la seconda assume un tono più nordico, con “30-Års jiggen” di Roger Tallroth. Di più lontana origine “Shenandoah”, canzone intima ed emozionante di Anaïs Mitchell, con la voce e la chitarra di Tom Stearn ancora da dialogare con il violino di Tola Custy e il flauto di Michel Balatti. In chiusura il bellissimo, invernale e notturno “Valzer di gennaio”, le cui emozionanti sonorità nostrane, venate d’echi d’oltralpe, introducono “An damez kohz” e “Son ar soner”, brani di Gilles Le Bigot che ci portano sino in Bretagna e sull’Atlantico. Vario, raffinato e divertente, “The North Wind” dimostra che la tradizione non è qualcosa di fisso e immutabile, ma a patto di coniugare il rispetto per essa al desiderio di reinterpretarla, come fatto da Balatti, Stearn e Custy, essa diventa un linguaggio vivo e in evoluzione, che porta l’ascoltatore a muoversi in quegli spazi concettuali e fisici in cui, come è scritto nel libretto dell’album: “aria e luce si muovono in comunione, e dove terra, cielo e acqua cantano all’unisono e a voce piena”


Marco G. La Viola

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