Magarie Sonore 2025. Seminari e Feste di Danze dell’Alto Marchesato in Calabria, Serrisi di San Giovanni in Fiore (Cs), 6 - 11 agosto 2025

L’undici agosto si è concluso il IX incontro residenziale di “Magarie Sonore” 2025, organizzato dall’omonima associazione culturale e iniziato il sei dello stesso mese. Si tratta di una rassegna di danza e musica tradizionale del Marchesato di Crotone. Anche quest’anno sono arrivate un centinaio di persone da molte regioni e città del Nord e del Sud d’Italia e di ogni età, con la voglia di ritrovarsi per ballare, cantare, suonare e stare insieme perché, come diceva Ezio Bosso: “È solo così che si può fare la vita come la musica”. La location è stata l’incantevole complesso di Santa Maria della Consolazione a Serrisi, una frazione di San Giovanni in Fiore (Cs), dove il blu del cielo, filtrato dal verde della vegetazione, si rispecchia nei corsi d’acqua e che per l’occasione si è trasformata in un luogo e della musica e del suono della natura. In realtà è stato proprio quest’ultimo che ci ha accolti, quella dei campanacci delle greggi delle capre e delle mandrie delle mucche, del vento che incontrava le fronde e degli uccelli che lo contrappuntano. L’obiettivo della nostra passeggiata d’ascolto
era il fiumiciattolo che a valle diventa il prodigioso fiume Neto, quella che Murray-Schafer definisce una ‘tonica’, in quanto suono perenne e continuo. Nel percorso è capitato di ascoltare (non solo udire) diverse ‘impronte sonore’ come l’acceso dialogo tra due oche, incomprensibile eppure comunicativo, e dell'incontro con una volpe che si è aggiunta al nostro gruppo di soundwalkers, sia pure mantenendo una giusta. certa distanza antropofuga, come è giusto che sia. Accanto a questa musica primordiale, ecofonica e biofonica, primordiale si è aggiunta quella che le è più prossima, ovvero quella antropofonica, fatta con strumenti musicali costruiti con materiali come il legno e le membrane di un tamburello, di una zampogna, di una chitarra battente o di una lira o un organetto. Di questi strumenti durante i laboratori di “sonu a ballu” tenuti da Simone Bonasso, Andrea Bressi, Tonino Cavallo e Francesco Rosa si sono potuti apprendere i principi basilari del canto del marchesato e del suo accompagnamento e di quella che è stata la vera protagonista del campus vissuto h 24: la danza del Marchesato, appassionatamente comunicata con competenza da Marisa Angotti e Davide Ancora (anche ideatori e organizzatori storici dell’evento). Naturale è stato un confronto con la danza di un’altra zona della Calabria: quella dell’Aspromonte con un laboratorio tenuto da Agata Scopelliti. La danza è stata l’elemento centrale dei laboratori didattici animati dal vivo dai musicisti presenti e che ha raggiunto momenti parossistici di libera espressione durante le serali “feste all’abballu” davanti a un falò. È qui che
la tarantella del marchesato incontrava il saltarello marchigiano, la quadriglia piemontese, le danze irlandesi o le tammurriate di area napoletana, la tarantella montemaranese e la pizzica salentina. Un valore aggiunto quest’anno lo hanno dato l’apprezzatissima performance di danza flamenca, che ha visto protagonista l’artista russo-spagnola Anita Sinel e l’intensa dimostrazione di tango argentino con Paola Palaia e Luca Caruso. Si è trattato di un momento di grande spessore antropologico e storico, in quanto queste danze si sono confrontate con la tarantella nostrana nel nome della comune origine spagnola. Una testimonianza particolare di questo è stata quando la danzatrice di flamenco ha dato prova della sua maestria ballando una tammurriata campana. L’atmosfera latino americana è continuata poi con l’esibizione della giovane cantautrice sangiovannese Maria Claudia Leone, che ha proposto dei brani dal repertorio di Violeta Parra e Mercedes Sosa, accompagnandosi alla chitarra. A parte i laboratori dedicati, ci sono state moltissime altre occasioni culturali ed ecologiche come la conferenza sul ruolo dell'arte e della musica nei riti religiosi della Calabria a cura di Gianfrancesco Solferino, le passeggiate di ascolto a cura di sci scrive. Il tutto ovviamente per invitare alla riflessione sul dato che l'uomo non è l'unico essere vivente ma uno tra i tanti. Due le uscite "dentro le porte”, è il caso di dire, una nel centro storico di San Giovanni in Fiore per proporre una visita al laboratorio di Domenico Caruso dell'antica arte della tessitura a telaio a cui è seguita una festa all’abballu
che ha coinvolto gli astanti, L’altra uscita è stata nel frequentatissimo villaggio turistico di Trepidò con il suo impareggiabilmente meraviglioso Lago Ampollino. È inutile parlare dei gustosi momenti gastronomici durante pranzi e cene, tutti a base di prodotti autoctoni e cucinati alla maniera tradizionale e la scelta ecologica di utilizzare posate di metallo e piatti di ceramica. Anche durante il pranzo è capitato di creare degli intermezzi musicali suonati o cantati come quello di Francesca Loria con un’aria dalle “Zite ‘ngalera” di Leonardo Vinci o di un brano del cantautore Alessandro Sessa. Interessantissima è stata la retrospettiva fotografica di Mario Iaquinta che ha immortalato quarant'anni di un paese fantasma come Fantino dove i gli abitanti sono ormai delle unità e i defunti sono ricordati da una sola lapide ma tumulati nel vicino cimitero di San Giovanni in Fiore. Il racconto del ruolo sociale, simbolico e apotropaico della figura delle “magara” in Calabria è stato trattato nell’incontro “La Magara: tra tradizione, superstizione e identità” con Ilaria Dapino e il laboratorio sul mondo delle api tenuto da Patrizio Catalano, a ricordare il pericolo della scomparsa del fondamentale insetto per il suo ruolo di regolazione nell'ecosistema attraverso l’impollinazione. Arrivederci, dunque, al prossimo anno con altre magarie sonore e non solo. 


 

Francesco Stumpo

Foto e video di Francesco Stumpo

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