Azúcar pa' ti: Eddie Palmieri (1936 – 2025)

Di origine portoricana, Eduardo Palmieri era nato il 15 dicembre 1936 a New York e nella stessa città è morto mercoledì 6 agosto all'età di 88 anni. Ottimo pianista, compositore e arrangiatore, ha fondato le orchestre La Perfecta, La Perfecta II e Harlem River Drive e lungo la sua prolifica carriera artistica gli sono stati riconosciuti nove Grammy Award. I suoi primi passi nella musica furono segnati dal sodalizio con il fratello maggiore Charlie, nove anni più anziano di lui e ben noto nel mondo della musica afrocaraibica come formidabile pianista e direttore d'orchestra. 


Eddie si formò anche accompagnando Tito Rodríguez, un ottimo lasciapassare per il mondo della musica latina. Formò il suo Conjunto La Perfecta, insieme al trombonista Barry Rogers e al cantante portoricano Ismael Quintana, pubblicando il suo primo disco nel 1962, con il nome della band. Le sue composizioni attingevano dal jazz americano e dalla musica cubana. Negli arrangiamenti, ai violini della charanga preferiva una sezione con due tromboni, capaci di mandare in ebollizione i club newyorkesi come il Palladium. Nel 1965 registra “Azúcar pa' ti”, un brano di nove minuti in cui suona al piano un ostinato ritmico, tumbao, con la mano sinistra, mentre improvvisa linee e assoli melodici con la destra. Sarà uno dei segni distintivi della musica cui presto sarebbe stato dato il nome di “salsa”. Il brano è stato riconosciuto per la sua importanza culturale e inserito nel 2009 fra quelli documentati e custoditi nella Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.


L’anno successivo registra due importanti LP con il vibrafonista Cal Tjader, gettando le basi per il genere Latin jazz. Ma fu durante gli anni '70, in pieno sviluppo della salsa a New York, che Palmieri ampliò i confini della musica latina. Nel 1971 registrò a Porto Rico l'album “Eddie Palmieri & Friends in Concert, Live at the University of Puerto Rico”, considerato da molti appassionati di musica afrocaraibica un gioiello della discografia salsa.


Tre anni dopo, nel 1974, insieme al cantante Lalo Rodríguez realizzò “The Sun Of Latin Music”, che divenne la prima produzione latina a vincere un Grammy. Come anche nel successivo “Unfinished Masterpiece” (1975), Palmieri mostra di saper andare oltre le strutture tipiche della musica afrocubana per sperimentare maggiormente con dissonanze, tastiere elettroniche e i generi rock e funk, ma anche con citazioni melodiche da “Abbey Road” dei Beatles, come fa in “Una rosa española”, intercettando gli interessi delle giovani generazioni latine, un orecchio teso verso la salsa e l’altro verso il rock.


Ottiene contratti importanti, come quello con la Columbia che gli permettono di comporre e registrare con ensemble di ogni formato e produrre gioielli come “Lucumi Macumba Voodoo” (1978), dritto al cuore dei tamburi bata e delle radici della santeria con suono più denso e articolato rispetto al passato, capace di rinnovare i ritmi creativi e il lavoro al pianoforte dei suoi primi album, producendo i groove che raccolgono l’energia rivoluzionaria delle nuove generazioni nuyoricane: consapevolezza della tradizione, ma anche capacità di attingere alle sonorità “locali” newyorkesi che si rivolgono a un pubblico sempre più globale. Lo stile è latin jazz, con venature soul, con spazio per i numeri percussivi ma anche per arrangiamenti vorticosi che pemettono di far decollare a assoli di musicisti come Ronnie Cuber e Afredo “Chocolate” Armenteros, sospinti da sezioni ritmiche con Franceso Aguabella, Dom Um Romao e il fratello Charlie (al pianoforte e all'organo) oltre al top dei bassisti della Mela, come Francisco Centeno.


Negli anni ‘80, Eddie Palmieri vinse altri due Grammy per gli album “Palo Pa’ Rumba” e “Solito”, continuando a sviluppare il dialogo fra la salsa e il jazz.


Era noto per il modo in cui spesso iniziava i concerti: con lunghe improvvisazioni al piano, condite di grugniti ed esclamazioni. 


Negli anni '90 ha continuato ad innovare a modo suo salsa e latin jazz, sempre attivo sul palco e in sala di registrazione. Ha collaborato con il primo album della cantante portoricana India e ha registrato Masterpiece (2000) insieme al gigante della salsa Tito Puente. 


Col nuovo millennio riportato in vita il repertorio de La Perfecta rendendone protagonista la voce di Hermán Olivera. Ha continuato a registrare e a tenere concerti fino alla fine della sua vita, anche se la morte della moglie Iraida nel 2014, dopo quasi sessant’anni di matrimonio lo aveva colpito profondamente. Era la sua “Luz Mayor” con cui aveva cresciuto quattro figlie, Gabriela, Renee, Eydie e Ileana e il figlio Edward Palmieri II. Lle classifiche Billboard l’hanno visto protagonista sette volte nella sezione Jazz Albums (da “Palmas” del 1994 a “Listen Here!” del 2005) e otto volte fra i Top Tropical Albums, tre volte nella top 10: con “Obra Maestra: Masterpiece” (2000), “Ritmo Caliente” (2003), entrambi n. 5, e con “Eddie Palmieri Is Doin’ It In The Park: The EP (Soundtrack)” che ha raggiunto la settima posizione. Ma è stato in classifica anche fra i Traditional Jazz Albums (nove volte, due delle quali nella top 10), Top Latin Albums (una volta al settimo posto) e nella Tropical Airplay.


Insignito del NEA Jazz Masters Award, Eddie Palmieri ha ricevuto nel 2013 il Premio all'Eccellenza Musicale dalla Latin Recording Academy che l’ha ricordato così: “Con profondo cordoglio piangiamo la scomparsa del maestro Eddie Palmieri, pioniere della salsa, visionario del jazz latino e rivoluzionario eterno del ritmo. Il suo talento ha abbattuto le barriere, fondendo tradizione e innovazione e lasciando un segno indelebile in generazioni di musicisti e amanti della musica. [...] Ha sempre avuto un grande impegno nei confronti della cultura e i suoi contributi inestimabili lo hanno consolidato come uno dei grandi pilastri del sound latino a livello mondiale”.
Fra i tanti messaggi di cordoglio si distingue quello di Willie Colón: “Cara famiglia Palmieri, sono profondamente rattristato dalla scomparsa di Eddie. Vi prego di accettare le mie più sincere condoglianze in questo momento difficile. Eddie non era solo un musicista straordinario, ma anche una fonte di ispirazione per molti, me compreso. Il suo notevole talento come pianista e il suo spirito pionieristico nella musica latina e nel jazz latino hanno lasciato un segno indelebile nel mondo. La capacità unica di Eddie di mescolare ritmi e melodie ha trasformato il panorama musicale e ha presentato a innumerevoli ascoltatori il ricco mosaico culturale dei suoni latini. La sua passione e dedizione alla sua arte hanno risuonato profondamente in tutti noi che abbiamo avuto il privilegio di ascoltarlo suonare. Nella mia vita, Eddie è stato più di un'icona musicale; è stato un amico e un collega la cui cordialità e generosità brillavano sia sul palco che fuori. La sua eredità continuerà a ispirare le future generazioni di musicisti e amanti della musica. Grazie, Eddie, per la gioia che hai portato nelle nostre vite. Ci mancherai profondamente non ti dimenticheremo mai”


Alessio Surian

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