Era ora! Il tempo dei festeggiamenti della storia cinquantennale di Arianova ha condotto alla pubblicazione di “Fuoritempo – trenta canti popolari di Pignataro Maggiore e di Terra di Lavoro”, due cd allegati a un corposo volume (pp. 135, pubblicato da Edizioni Caserta Musica Arte al costo di 25 Euro), prefato da Eugenio Bennato, Fausta Vetere e Gianni Lamagna, che non è solo una guida all’ascolto dei brani contenuti nei dischetti, di cui sono proposti anche i testi, perché è corredato da un’ampia raccolta di immagini: una sezione tratta dalla mostra “Mnemòsyne”, allestita nel 2023 presso il Museo della Civiltà Contadina e Artigiana di Pignataro Maggiore, e una serie di scatti di Maria Pia Di Cecio che ritraggono il gruppo in scena.
Con i naturali cambi di organico che hanno attraversato cinque decenni, la formazione di Arianova che suona nell’album si presenta con Emilio Di Donato (chitarre, plettri, dal 2008 al coordinamento del gruppo),
Giacomo D’Angiò (voce e ciaramella), Lucio Palumbo (voce e zampogna), Peppe Rotolo (voce e percussioni), Gianni Giordano (voce e percussioni), Pina Valentino (tamburi a cornice), Marino Sorrentino (fiati, ottone, zampogna), Giovanni Parillo (fisarmonica) e Roberto Celentano (basso e voce), con in più altre occasionali collaborazioni.
È la testimonianza di una vicenda umana, politica e artistica iniziata a metà degli anni Settanta quando, sulla scia di quanto stava avvenendo in altre parti d’Italia e, segnatamente, a Napoli sotto il magistero memorabile di Roberto De Simone, quattro giovani di Pignataro Maggiore, iniziano a raccogliere sul campo materiali del mondo contadino di quest’area del casertano. Come sottolinea Gianni Lamagna nel suo intervento, gli Arianova “ci consegnano un patrimonio vocale e musicale insolito, poco conosciuto”, perfino inedito a fronte di una visione napoletano-centrica che ha spesso dominato e ancora si afferma non soltanto sul fronte mediatico ma anche in molte pubblicazioni editoriali e in forme di riproposta del canto di tradizione orale.
Come sottolinea Emilio Di Donato (dal 2008 entrato nel gruppo e suo coordinatore), con “Fuoritempo”, lavoro che ha avuto una lunga gestazione, nel suo intervento, gli Arianova sono andati a riaprire il loro archivio, selezionando brani significativi (e magari molto altro ancora giace fissato su nastri magnetici) che rispettino l’integrità di melodie e testi che i componenti storici di Arianova (Giacomo D’Angiò, Lucio Palumbo, Gianni Giordano – venuto a mancare nel 2024 – e Peppe Rotolo) hanno cantato in anni di passionale e militante divulgazione. Le registrazioni sono state effettuate tra il 2021 e il 2023. Il gruppo ha privilegiato un’estetica della discrezione nel trattare i documenti sonori, senza quello che Fausta Vetere – voce storica della Nuova Compagnia di Canto Popolare – chiama “stravolgimento” nel suo scritto. Qualcuno vi potrà riconoscere un assetto timbrico e una posa che si richiama proprio a quegli anni formidabili, non trovando “modalità” accattivanti o innovative della contemporaneità. Così è e deve essere. D’altra parte, ci siamo mai stancati di ascoltare i capi d’opera proprio della NCCP?
La finalità, come sottolinea Lucio Palumbo nella prima delle postfazioni firmate da tre membri del gruppo, è duplice: sottrarre questi repertori all’oblio e restituire dignità storica alle persone che li hanno trasmessi, ex braccianti di Pignataro, testimoni di un mondo contadino ormai scomparso. In effetti, la maggior parte dei canti proposti è stata raccolta proprio nel territorio di Pignataro Maggiore e in quello prossimo di Valdassano nell’ambito dell’azione di ricerca del gruppo teatrale-musicale “Collettivo TG” (Collettivo Teatro Giovane). E qui si aprirebbe la possibilità di operare un confronto sul piano regionale con quanto all’incirca negli stessi anni si andava facendo a Salerno (penso al Teatro Gruppo), nel Sannio beneventano e in altre aree “periferiche” campane.
ll risultato conserva la fisionomia timbrica e l’impostazione interpretativa degli anni formativi, senza rincorrere artifici contemporanei. Orchestrazioni essenziali lasciano emergere la struttura modale e le specificità timbriche dei repertori, un rivestimento minimale e rispettoso delle fonti; molti brani risentono negli arrangiamenti del tocco dell’allora giovane chitarrista Pasquale Cilento, forte degli ascolti folk e blues dell’epoca.
Pur senza entrare nel dettaglio di tutte le trenta tracce, si possono evidenziare alcuni momenti di particolare rilievo. L’apertura è affidata al canto monodico di “Je cca m’assett’”. Si segnalano anche il canto di lavoro “Cala lu sole”, i canti dei carrettieri, tra cui spicca “Alla carrettiera”, per zampogna e voce. Il programma include ballate narrative, come “Le tre sorelle”, diffusa in tutta la Penisola, il canto lirico “Ddoj ore ’e notte” eseguito con sola voce e chitarra, oltre alla “Serenata di Valdassano”. Completano la raccolta danze, novene natalizie, strumentali su zampogna molisana, canti augurali come “E vecco ch’è venuto capuranno”, interpretato dall’Orchestra Popolare Campana, big band diretta da Di Donato, e canti religiosi, tra cui una esecuzione del “Miserere” di Sessa Aurunca. Nell’ambito del repertorio devozionale si distingue la storia sacra “Parte Maria”, mentre, per il canto polifonico sul modello di terze parallele, merita menzione “’Ntonio”.
Non un’operazione nostalgica, “Fuoritempo” si configura come un documento capace di offrire strumenti di conoscenza e modelli interpretativi ai cultori delle musiche di tradizione orale. Un’antologia che restituisce al presente voci, suoni e storie di una comunità. Costruito con eleganza, è una festa per le orecchie. Chapeau, Arianova.
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Ciro De Rosa
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