Non una colonna sonora nel senso classico del termine, bensì l’elaborazione di una partitura di immagini sonore che accompagnano i diversi passaggi di una sceneggiatura, generando una tessitura musicale complessiva coesa. Non nuovo ad affrontare sfide ispirate a una visione sinestetica, Max Fuschetto ha accolto la proposta dei registi Cristina Lucia Grilli e Francesco Toscano di comporre le musiche per il loro lungometraggio , intitolato proprio “Sniper Alley – To My Brother” , incentrato sulla vicenda di Džemil Hodžić e sulla sua volontà di preservare la memoria dell’assedio di Sarajevo (1992-1996), facendo i conti con la tragedia personale di aver perso il fratello sedicenne Amel, ucciso da un cecchino cetnico. Il film esplora l’infanzia e l’adolescenza negate dalla guerra, ma anche la necessità di mutare il dolore in memoria e in una forma valoriale di resistenza. Si racconta della necessità di Hodžić di raccogliere le testimonianze fotografiche sull’assedio della capitale bosniaca, durante il quale suo fratello maggiore fu assassinato nel “vicolo del cecchino”. Sulle modalità di affrontare la composizione di questo “soundscape”, così racconta Fuschetto, in una conversazione con il giornalista e saggista Donato Zoppo: “Quando mi sono messo al pianoforte non avevo nulla in mano. Poi, un suono dopo l'altro, un'idea dopo l'altra, ho costruito un sentiero parallelo alla storia di Džemil e alla trasposizione visiva di Cristiana e Francesco, desiderando che avesse dentro, da un punto di vista sonico, la novità della scoperta e, andando ancora più a fondo, l'aderenza a un impegno: quello di essere al servizio di una causa, quella della memoria. Mi sono messo al lavoro. Dopo qualche mese di totale immersione è nata la partitura di 'Sniper Alley'.”
Il compositore sannita ha scritto musiche in seguito utilizzate come commento sonoro in lavori documentaristici e cinematografici, ma Fuschetto non si era mai cimentato con una richiesta di questa natura. Da questa commissione nasce “Sniper Alley - To My Brother”, quinta incisione del compositore e dirigente scolastico, secondo album per l’etichetta modern-classical NovAntiqua, che riprende il titolo del docufilm di Grilli e Toscano.
Già in passato, con “Ritmico non Ritmico”, Fuschetto ha operato una riflessione sulle suggestioni pittoriche e letterarie, dando luogo a vere e proprie “trasmigrazioni concettuali”, ispirate dalle impressioni provenienti da altri ambiti artistici. In “Sniper Alley – To My Brother” le influenze visive si ampliano e si rinnovano le consonanza tra pittura e musica. “In 'L’église d'Auvers-sur-Oise, vue du chevet' di Van Gogh, attraverso la tensione delle linee data da veloci pennellate che spingono verso l'esterno o creano vortici interni, l’edificio e il contesto circostante risultano stranamente deformati: questo insieme produce una visione ipnotica, psichedelica, surreale, modernissima. Oppure la pittura di Francis Bacon, che ha indagato nuovi rapporti tra le figure e il resto del quadro: isolamento, inglobamento quasi mimetico, in cui il confine tra figura e sfondo diventa effimero; nessuna relazione esplicita tra le figure in primo piano, alle quali spesso mancano persino i connotati, come il viso – rendendo così ambiguo anche il concetto stesso di figura. 'Sniper Alley' è anche questo: un continuo deformare e frammentare, far perdere i connotati alla materia sonora. 'Sniper Alley' consegna alla mia scrittura la rinascita attraverso l’esperienza del dolore, insieme al colore della speranza.”
Le nove composizioni, essenziali, brevi, à la Beatles – come sottolinea Fuschetto – raggiungono una durata complessiva di 27 minuti e mezzo. Max suona oboe, sax soprano, chitarra elettrica, basso elettrico e piano Yamaha. Il progetto coinvolge numerosi musicisti: le voci di Cosimo Morleo e Silvia Munguia Martinez (Silvia Phoe) – tra cui anche quella di Amel Hodžić – il pianoforte di Enzo Oliva, il violino di Eleonora Amato, il violoncello di Silvano Maria Fusco e il contrabbasso di Valerio Mola. Figurano ancora l’arpa di Carmela Cardone, il bandoneon di Daniele Ingiosi, i tromboni di Salvatore Cuccaro, i clarinetti di Franco Mauriello, il corno inglese di Giovanni Borriello e le percussioni di Roberto Di Marzo e Giulio Costanzo. Un organico ampio, come lo è lo spettro tecnico-compositivo di Fuschetto: artista dalla solida formazione accademica ma dalla mente aperta e capace di spaziare in maniera eterodossa, di intrecciare note e pittura, letteratura e cultura musicale classica, avanguardia secondo novecentesca e linguaggi popular senza mai scadere nell’ovvio.
Non sorprende che la chiave d’accesso all’album, “No Man Is An Island”, si configuri come simbolo delle connessioni e delle relazioni che attraversano la storia dell’umanità. Il brano riprende una celebre lirica del poeta inglese John Donne, cantata da Morleo – che ne aveva interpretato una versione a cappella in una pièce teatrale e di danza – in una raffinata versione da camera. Anche la terza traccia, “The Good Morrow”, si fonda su un testo del poeta metafisico seicentesco, intessuto al corale di un altro brano della sequenza della partitura, “Opalescent Pendulum”. Spiega Fuschetto: “Nella sceneggiatura si chiedeva un movimento ipnotico, simile a quello di un carillon, un tempo fermo. In ‘The Good Morrow’, la texture degli archi di ‘Opalescent Pendulum’ si trasforma in una polifonia vocale che diventa simulacro di un’umanità totalmente vinta dalle sue contraddizioni.”
Impronta immaginifica in “Come Rain Come”, dove si percepiscono echi visivi e sonori provenienti da un altro film emblematico sui conflitti fratricidi nei Balcani: “Prima della pioggia” di Milcho Manchevski (1994). Il pianoforte impone l’elemento ritmico, in combinazione con le percussioni, sullo sfondo alimentato dalle tastiere. Segue l’ingresso del trombone e del bandoneon, che dischiudono nuovi squarci; le articolazioni del piano fungono da intermezzo e, cambiando l’atmosfera, allentano per poco la tensione, per poi, in un crescendo, disporre il pieno dell’ensemble fino all’ingresso dei fiati, che spingono il brano alla sua conclusione. Archi e pianoforte dominano la splendida title track, altro episodio marcatamente cinematico, che si presenta come il momento più scuro e dolente dell’album, senza mancare di lirismo e in cui chitarra elettrica e percussioni contribuiscono a comporre il senso di tensione, disorientamento e tragicità. “Bosnian Nursery Rhyme”, una filastrocca in cui le voci si fondono con effetti e field recordings che rievocano la tragicità del conflitto, e “Durme Durme”, ninna nanna di tradizione sefardita cantata in lingua ladino, danno forma emotiva all’angoscia di una madre. Qui si apre un ulteriore ambito d’ispirazione che caratterizza la cifra compositiva di Fuschetto: l’attenzione per le musiche di tradizione orale, riplasmate in forme nuove e funzionali alla narrazione. Intima, introspettiva e inquieta, “L’escalier de Drake” rappresenta nella sua fisionomia minimale il potere creativo della “memoria imperfetta” proustiana, a partire dal ricordo di una esecuzione di “Cello Song” di Nick Drake. Si tratta di una trasfigurazione del mondo compositivo del chitarrista inglese, il cui spirito – dice Fuschetto – è presente “in quelle note, in quei suoni, nella semplice scala pentatonica con cui è costruita quella seconda parte, ripetuta, con una sottile variazione; un'eco di eternità che attraversa le cose, il mondo e ogni tanto arriva a toccarci”. “Opalescent Pendulum” viene qui riproposto in un arrangiamento per archi e glockenspiel. L’album si chiude con “Oboe Sommerso”, in cui la melodia affidata all’oboe – strumento elettivo di Fuschetto – si immerge nell’insieme di percussioni e sequenze dissonanti.
Parlare di compositore di frontiera non si riduce a proporre una semplice etichetta, piuttosto significa confermare le procedure di un artista impegnato in un’instancabile ricerca sonora, vissuta con dedizione ed emozione. Fuschetto è uno sperimentatore capace di assimilare molteplici elementi nella propria sintassi musicale: esplorazione melodica, costruzioni armoniche inedite, scelte timbriche originali, uso di field recordings, convergenze e coesistenze tra stilemi popular, strutture classiche colte e forme di avanguardia del secondo novecento, fino a generare una sintesi personale ed originale che lo rende una personalità di punta del.
Con “Sniper Alley – To My Brother” Fuschetto ci consegna un album dalla forte intensità spirituale non una mera soundtrack, ma una nuova manifestazione del suo afflato creativo, capace di narrare la drammaticità della vicenda filmica senza mai rinunciare all’autonomia estetica.
Ciro De Rosa
Tags:
Contemporanea