Abbiamo seguito con attenzione il percorso artistico compiuto da Mauro Carrero in questi anni, apprezzandolo con il pregevole debutto “Jose e Davide”, liberamente ispirato alla sceneggiatura cinematografica del grande scrittore albese Beppe Fenoglio, e ancor di più lasciandoci affascinare da “Marelanga” che metteva in fila undici brani ispirati all’identità culturale delle Langhe, quel “mare di colline”, situate tra le province di Cuneo ed Asti. Il suo quarto album “Brindisi alla gioventù” giunge a due anni di distanza da “Nagìra” e raccoglie dodici brani incisi al Borderline Studio di Costigliole d’Asti con la partecipazione di un ristretto gruppo di strumentisti composto da Francesco Bordino (chitarre elettriche, mix e master); Beppe Rosso (arrangiamenti); Simone Barbiero (contrabbasso) e Alberto Parone (batteria). Rispetto ai dischi precedenti in cui protagonista era la memoria collettiva, questo nuovo album ha un taglio più riflessivo e personale mettendo al centro i ricordi, illusioni, i sogni infranti e schegge di un passato che ritorna, offrendoci una riflessione più ampia sull’ultima generazione cresciuta senza internet e cellulari. Aperto dal rock della title-track che suona come un omaggio ad un tempo e ad una generazione che “non c’è più”, il disco spazia dalla canzone d’autore al rock, passando per lo swing e la bossa nova, il tutto permeato da una sottile ironia che pervade i vari brani. Durante l’ascolto a spiccare sono certamente brani come “Debora (in memoria di D. Ballesio”) struggente dedica a una ex compagna di scuola vittima di femminicidio, da cui ha preso vita tutto il progetto, la splendida "Aria di Marzo" e “Generazione” una disincantata riflessione sulla generazione cresciuta negli anni Novanta che ha visto sfumare ogni sogno ed ideale, senza il conforto di una rivoluzione sociale. Non manca un richiamo alla Resistenza con “Un giorno d’inverno” riscrittura del traditional “Streets of Laredo” e giocata in un ideale parallelo tra i partigiani e il Far West. “Brindisi alla gioventù” non è, però, solo un disco attraversato dalla malinconia, ma regala anche momenti imperdibili di leggerezza come ne “L’app-Untamento” e “O caffettinho” che ci lasciano intravedere un altro lato del songwriting del cantautore piemontese. Chiude il disco una gemma preziosa “El bosch d'Vignole”, rilettura per chitarra e voce di un’antica canzone piemontese di Angelo Brofferio (1838), che diventa omaggio alla lingua madre e suggello poetico di un percorso circolare che parte dalla gioventù per tornare, infine, alle radici. Con “Brindisi alla gioventù”, Carrero si conferma, dunque, eccellente storyteller in grado di unire introspezione e impegno, leggerezza e profondità
Salvatore Esposito
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Storie di Cantautori