Elana Sasson | Santiago Bertel | Manos Stratis | Victor Goldsmidt – In Between (PKMusic, 2025)

Elana Sasson è una cantante, compositrice, e strumentista laureata presso il Berklee College of Music di Valencia. Americana di retaggio curdo persiano, la sua storia musicale ha navigato sin dagli albori le implicazioni stratificate della propria identità. Trovandosi limitata da aspettative binarie che contrappongono tradizione e modernità, ovest ed est, nostalgia e appartenenza, Sasson preferisce gli interstizi e le loro sfumature, che le consentono di esprimere la propria voce e complessità con autenticità. Abbracia così la liminalità, quello stato catturato nel titolo del disco “In Between”, e la approfondisce come terreno fertile per la ricerca espressiva, guidata da curiosità, rispetto, e meticolosità. Lasciandosi guidare dai brani si è quindi trasportati in un viaggio tematico e stilistico, che non risulta tuttavia in un grappolo sconnesso di elementi individuali, ma un lavoro organico e coerente, rilegato nella cornice del jazz fusion mediterraneo e mediorientale. Se il paesaggio sonoro e armonico è quello del jazz, la storia è vissuta attraverso figure quali la musica classica persiana, la poesia femminista iraniana, ninna nanne e melodie curde, e il folklore mediterraneo. Alle influenze musicali si aggiungono quelle linguistiche, con canzoni in persiano, curdo sorani, curdo kurmanci, curdo gorani, e ladino. Ricamate in un arazzo polimorfo e variopinto, si incontrano nel trasformativo in-mezzo mediate dall’artista, catturandone la complessa sensibilità artistica. Fondamentali nella creazione di questo organismo musicale sono i colleghi della Sasson, che con lei condividono – oltre ad un’innegabile raffinatezza musicale, acquisita nelle le aule del Berklee – una propensione all’apertura culturale sul palco e in studio, dimostrata dal loro ruolo di co-arrangiatori nei vari brani. Santiago Bertel (Colombia) siede dietro i tasti del piano da cui gestisce la verticalità armonica dell’ensemble, approcciata con consonanza e sottigliezza evitando iperboli ed eccessi concentrandosi sul gusto generale del disco. Manos Stratis (Cipro) abbraccia invece il contrabbasso, che padroneggia con maestria trasformandolo ora in un dispositivo ritmico, ora in uno melodico, echeggiando con l’archetto il suono del kamancheh e dello Yaylı tambur. Victor Goldschmidt (Belgio) presidia infine la batteria, da cui definisce con perizia il passo dei brani e l’andamento dinamico emotivo della narrazione musicale. A loro si aggiungono tre ospiti che portano spessore e ulteriore ricchezza al sound del quartetto: Matthieu Saglio (Francia) al violoncello, Kaveh Sarvarian (Iran) al nay persiano, e Miron Rafajlovic (Bosnia) alla tromba. Con Saglio come ospite al cello, “Akh Leil” introduce il disco con piano e corde pizzicate. Incalzato da un ritmo in sette, il brano reimmagina una canzone d’amore curda in curdo sorani. Un susseguirsi di strofe delicate lasciano spazio al solo di piano che gioca con la melodia, per poi sfociare in un crescendo finale, che si ritrae in un mezzo piano a chiudere il brano. Segue “Bahari Digar”, pezzo che si immerge nell’estetica persiana. Guidato dal nay di Sarvarian, il brano si basa sulla poesia femminista di Forough Farrokhzad, cantata da Sasson in dastgah Nava. L’ariosa improvvisazione del nay che definisce l’estetica soave del pezzo continua nella coppia “Prelude to Nerges” e “Nerges”, anch’esse di forte matrice persiana. Il preludio è introdotto da una sezione di improvvisazione non metrica sulla scia dell’avaz persiana, dove nay e voce si alternano nell’intonare una melodia melismatica, decorata dall’iconica tecnica vocale del tahrir. Il brano principale, in lingua curda gorani, gioca invece sull’interplay jazz, sia nella struttura e nello scambio solistico, che nella presentazione melodica, spesso rimarcata da passaggi eterofonici dove gli strumenti rinforzano la voce. Il brano matrimoniale sefardita “Ay Ke Buena” separa le due parentesi persiane con un clima più gioviale e un’attitudine danzereccia. Tra i brani del disco la title track si colloca invece più spiccatamente in una vena del jazz europeo che gioca modalmente con la melodia, ma proponendo un cantato morbido, quasi ambient. Un duetto tra il piano e la voce, il cantato sboccia pian piano, sfoggiando altre sfumature con l’aggiunta di armonie vocali che cambiano quasi radicalmente il profilo della melodia, vestendola di nuovi colori. Tra i brani più iconici del disco troviamo infine “Laye laye”, una ninna nanna curda in lingua sorani intonata col supporto di violoncello e contrabbasso pizzicato, che le donano un particolare colore mediorientale echeggiando gli archi del vicino oriente e – quando pizzicati – i liuti. A sottolineare la funzione onirica del brano, il trio accoglie in chiusura il fender rhodes prima di vedere gli strumenti ritirarsi, e la voce farsi più tenera per ridursi a un respiro sulle ultime sillabe. “In Between” è un disco costruito con minuzia e gusto, bilanciando con precisione estetiche affettive, espressione personale, estro creativo, e dedicata attenzione all’architettura collettiva del lavoro e del quartetto che l’ha progettato. La squisita voce di Elana spicca sorretta dai musicisti ma senza oscurarli. Impegnati in un diligente lavoro di collaborazione, gli strumentisti comunicano efficacemente creando un gioco di risposte e reazioni che non cade mai nell’eccentricità individuale. Anche i momenti di spicco solistico sono guidati da un’attenzione consapevole al progetto intero, dando priorità alla sua coerenza complessiva. Ciò è ancor più sorprendente quando si considera la varietà linguistica, strumentale, culturale e musicale che il disco sfoggia. Forse è proprio l’intenzionale abbracciarsi nel mezzo che permette a queste sfumature di coesistere armoniosamente, legate da un filo estetico e identitario che riflette l’esperienza, il retaggio, e la sensibilità dell’artista. Con due date annunciate in Italia a settembre, ci auguriamo di poter assistere presto a questo dialogo – culturale e musicale – mentre si reinventa e trasforma sul palco. elana-sasson.bandcamp.com/album/in-between


Edoardo Marcarini

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