Dopo il valido “Ombre” del 2022, la cantautrice siciliana Beatrice Campisi pubblica “L’ultima lucciola”, una raccolta di testi, in versi, accompagnati da illustrazioni di Elisabetta Campisi e arricchiti dalla registrazione di un album omonimo, ispirato alle poesie stesse e prodotto da Alosi. La suggestione per il titolo nasce dalla lettura di un articolo di Pier Paolo Pasolini, noto come “L’articolo delle lucciole”, uscito sul “Corriere della Sera” nel 1975. Pasolini paragona metaforicamente “il vuoto del potere” di quegli anni di violenza sociale in Italia alla progressiva scomparsa delle lucciole causata dall’inquinamento.
Otto tracce scritte dalla Campisi (voce solista, cori e tamburo) e accompagnate da Riccardo Maccabruni (pianoforte, chitarra classica, chitarra acustica, organo, fisarmonica e cori), Elisabetta Campisi (basso e cori), Andrea Pisati (batteria e percussioni), Rosario Lo Monaco (chitarre elettriche), Alosi (chitarra acustica), Laura Bagnis (ghironda). Apre il disco “Elanbeco” in dialetto siciliano, dal sapore popolare, quasi una tarantella, che racconta alcune vicende storiche italiane, seguita dalla delicata “Lassimi accussì”, che ricorda le cose migliori di Teresa De Sio, tra arpeggi di chitarra classica e fraseggi di pianoforte. “Tripoli” (“Io sono la tua barca e la tua speranza, se ti trovi a Tripoli, sono l'onda lunga, mare che ti culla, ma ti lascia i lividi”) è più serrata con basso, batteria, ricami orientali di chitarra elettrica e l'organo; “Mappe stellari” (“Siamo pezzi di un mondo sbagliato, dimmi solo se posso sfiorarti la mano, disegneremo mappe stellari contro la tristezza, contro la tristezza e manderemo messaggi criptati per oltrepassare lo spazio-tempo”) ha sonorità pop molto gradevoli. Si prosegue con le affascinanti tinte scure di “Sogno blu” (“La pioggia a Santiago ha impresso nel cielo, la toppa sgualcita di un arcobaleno, gli amici lasciati un passo più indietro, ti spingono oltre paure sepolte”) e il travolgente folk-balcanico di “Zingarò” (“Zingarò, una vita senza fuso orario, zingarò, una storia inventata lontano e zingarò, al collo un filo ormai spezzato, zingarò, nelle pupille , le scintille di tutte le famiglie, zingarò, tutta notte sotto la pelle delle stelle, libero”).”Europa” ha una ritmica serrata di chitarra, la ghironda e l’esplosione dell’hammond, alla fine del viaggio troviamo “Vanniata”, dove l’intreccio delle voci riecheggiano quelle dei venditori ambulanti durante la festa di San Giuseppe.
Un disco che respira sonorità diverse che dialogano tra loro, sostenute dalla bella e intensa voce di Beatrice Campisi che racconta le sue storie, ma anche quelle del mondo attuale con uno sguardo lucido e consapevole. Una piccola fiammella che illumina questi tempi bui, proprio come una lucciola in un giardino d’estate.
Marco Sonaglia